Henri Matisse (1869-1954), avviato alla carriera di avvocato, scopre la sua vocazione artistica a ventuno anni dopo un periodo di malattia, ha la sua “esperienza” con il colore e comincia a dipingere; eppure aveva sempre vissuto nel colore. La madre era una commerciante di colori, e fu proprio lei a regalargli la sua prima scatola di colori ad olio, un regalo frutto dell’affetto che dà gioia a chi vive un momento difficile come la convalescenza ospedaliera; il giovane Henri dovette amare molto quel regalo, nella sua arte, infatti, si può trovare tutta questa tenerezza, espressa con colori chiari e linee morbide proprio come l’abbraccio di una madre.
Matisse è il rappresentante più noto del fauvismo. Il movimento dei Fauves è il contributo francese alla nascita dell’espressionismo. Ma, rispetto agli analoghi movimenti tedeschi, connotati da atmosfere fosche e contenuti drammatici, il fauvismo rappresenta una variante «mediterranea» e solare dell’espressionismo. La vivezza coloristica, che è il vero tratto caratteristico di questo movimento, esprime un’autentica «gioia di vivere» che resterà costante in tutta la produzione di Matisse. Il gruppo dei Fauves, pur non essendo un movimento organico, si riconosceva in alcune comuni convinzioni: soprattutto, il dipinto deve comporsi unicamente di colore.
Senza ricercare la verosimiglianza con la natura, il colore deve nascere dal proprio sentire interiore. Il colore viene quindi svincolato dalla realtà che rappresenta ma esprime le sensazioni che l’artista prova di fronte all’oggetto che riproduce. Il fauvismo rappresenta la prima vera rottura con l’impressionismo ed è la prima esperienza moderna che svincola il rapporto tra colore reale delle cose e colore impiegato per la loro rappresentazione pittorica. I presupposti per queste scelte derivarono dalla conoscenza della pittura di Cezanne, Van Gogh e Gauguin. Da Cezanne presero l’idea della scomposizione e ricomposizione non prospettica delle forme, e da Van Gogh e Gauguin l’uso del colore come autonoma espressione interiore.
Dall’amicizia con Albert Marquet, André Derain e Maurice de Vlaminck nacque il gruppo dei Fauves. La loro prima comparsa pubblica avvenne nel 1905 al Salon d’Automne.
Lo stile di Matisse già si definisce in questa fase della sua attività. I suoi quadri sono tutti risolti sul piano della bidimensionalità, sacrificando al colore sia la tridimensionalità, sia la definizione dei dettagli. L’uso del colore in Matisse è quanto di più intenso è vivace si sia mai visto in pittura. Usa colori primari stesi con forza e senza alcuna stemperatura tonale. Ad essi accosta i colori complementari con l’evidente intento di rafforzarne il contrasto timbrico. Ne risulta un insieme molto vivace con un evidente gusto per la decoratività.
Nel suo quadro “La danza” dominano il blu e il verde: il primo ha un effetto rilassante perché trasmette pace, serenità, onestà, nobiltà di sentimenti e alti ideali, il verde invece dà benessere fisico e mentale, speranza, stabilità e dona amore agli altri. La danza e la musica sono per Matisse l’allegoria della vita umana, vista come ricerca di un accordo e di una superiore armonia, con se stessi e con gli altri uomini. Il suono non è altro che colore intensificato, alle note alte (SOL-LA-SI) sono associati colori chiari, mentre a quelle basse (DO-RE-MI) i scuri; i ritmi veloci sono associati al rosso, quelli lenti, come nel caso dell’opera di Matisse, sono associati al blu.
La sua è una vita che scorre su bassi ritmi, costruita apposta su colori lenti per cogliere tutti gli aspetti e le sfumature del mondo, ma nel mondo moderno fatto di ritmi incalzanti, orari e scadenze da rispettare tutto ciò è impensabile, forse ci può aiutare il colore, dalla lezione di Matisse dobbiamo imparare a circondarci in colori rilassanti e magari fermarci a cogliere quella sfumatura.
Antonio Iaccio