Dom. Dic 1st, 2024

Il Male non è il contrario del Bene

Ma il suo veleno, il suo miele al cianuro,

circola nelle vene

Questi versi sono tratti dal terzo componimento della raccolta  “La lotta tra il Bene e il Male, tra il dolore e la luce” di Tahar Ben Jelloun,  il più famoso scrittore francofono contemporaneo, di origine marocchina. Vincitore di numerosi premi internazionali, è stato candidato più volte al Premio Nobel per la Letteratura.

Per il suo libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, scritto nel 1998, gli è stato conferito il Global Tolerance Award dal Segretario delle Nazioni Unite, per il profondo messaggio di uguaglianza.

Sul bene e il male ci interroghiamo tutti i giorni, soprattutto sulla presenza di ambedue nell’animo umano. Filosofi, poeti, pensatori, si sono espressi su questa tematica fin dall’antichità.

Il bene e il male sono i due principi fondamentali che governano la vita umana.

Freud parlava di pulsioni originarie : Eros e Thanatos, amore e odio, vita e morte.

Molti psicanalisti contemporanei si sono espressi in merito a questo dilemma e l’idea prevalente è che geni, innatismo e selezione siano all’origine del nostro comportamento.

Riusciamo a distinguere il bene dal male solo perché siamo capaci di essere sia buoni che cattivi.

Una prospettiva interessante è quella di Simon Baron Cohen, psicologo britannico. 

Nel suo libro “La scienza del male”( Raffaello Cortina editore 2012) afferma che il male è un deficit di empatia. Cioè alcuni soggetti sono incapaci di percepire l’altro come umano: una privazione di empatia appunto.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è posta Hanna Arendt che nel 1963 ha seguito in qualità di inviata speciale del New Yorker, il processo, che si tenne in Israle, contro il criminale nazista Adolf Eichmann, arrestato in Argentina ne 1960.

Nel suo interessantissimo libro “La banalità del Male” si pone la domanda:

Può una persona fare del male senza essere malvagia?

La Arrendt arrivò alla conclusione che Eichmann fosse un banalissimo burocrate ordinario, votato alla carriera, e spaventosamente normale. Un uomo che compì atrocità per incoscienza. Per un distacco  dalla realtà malvagia del suo stesso agire. Per una inabilità a pensare dal punto di vista di qualcun altro.

Nelle registrazioni del suo interrogatorio, Eichmann mostrava  un dualismo alla Dottor Jekyll e signor Hyde: un “cauto burocrate” che si trasformava in un “guerriero fanatico” del regime nazista.

In Letteratura il dualismo Bene-Male trova la sua più alta espressione nel libro “ Lo strano caso del Dottor Jekill e Mr Hyde” dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson ( 1850-1894), pubblicato nel 1886. Qui l’autore affronta il problema dello sdoppiamento della personalità.

Quarant’anni prima di Freud, Stevenson aveva intuito il conflitto interiore e la dualità della psiche.

Il protagonista del romanzo è il dottor Jekyll, uno stimato medico di Londra.

Hyde invece era un essera abietto, capace di uccidere senza provare rimorso.

Trasformandosi, dopo aver bevuto un farmaco di sua invenzione, in questo essere privo di qualsiasi inibizione, il dottor Jekyll sperimenta la libertà di agire solo e unicamente seguendo un istinto privo di coscienza etica e finalizzato unicamente al soddisfacimento dei propri bisogni. Seguono delitti efferati, violenze di tutti i tipi.

La storia ha un epilogo tragico. Col passare dei mesi il dottore non riesce più a controllare l’altro se stesso . La sua trasformazione in Hyde diventa sempre più frequente nel tempo.

Per un breve periodo, sembra che tutto ritorni alla normalità e il dottore Jekyll riprende la vita di società, finchè una sera tutto precipita. Il domestico sente delle urla strazianti provenire dal laboratorio, e insieme all’avvocato Utterson sfonda la porta. La visione è terribile: sul pavimento è riverso Hyde morto con indosso gli abiti del dottor Jekyll.

Il Male e il Bene finalmente ricomposti in unità.

Voglio terminare questo articolo con alcuni versi tratti dal libro “Il Profeta” di Khalil Gibran”. Parole che suonano consolatorie e altamente profetiche.

E uno degli anziani della città disse: Parlaci del bene e del Male.

“ Del bene che è in voi, posso parlare, ma non del male.

 Perché cos’è il male se non il bene tormentato dalla fame e dalla sete?

Quando il bene è affamato cerca cibo nella più nera caverna

e  quando è assetato beve anche acqua morta.

[…]

La vostra bontà è nel desiderio del gigante che è in voi;

e quel desiderio è in ciascuno di voi.

Ma in alcuni è un torrente che scorre impetuoso verso il mare,

trasportando i segreti dei pendii, delle colline e i canti della foresta.

In altri è un’acqua piatta che si perde in angoli e curve e indugia a lungo

prima di raggiungere la spiaggia.

Anna Bruna Gigliotti 

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