Mi sono chiesta perché tanta violenza, perché tutti i giorni notizie sempre più sconvolgenti, riempiono le pagine di cronaca? Sono arrivata ad una mia personale considerazione. Il tutto e il niente sono gli elementi di un paradosso che conducono allo stesso risultato: La violenza giovanile. Senza generalizzare, cercherò di spiegarmi meglio. Recentemente un professore universitario ha chiesto ai suoi studenti quale fosse il sogno della loro vita. Sconvolgente è stata la risposta: Il silenzio. Gli studenti non avevano un sogno futuribile da raccontare. A dei bambini, in occasione dell’avvicinarsi del Natale, è stata posta la fatidica domanda: Cosa volete che vi porti Babbo Natale?- La risposta: Non lo so! Sogni e desideri che non esistono più, certamente non per tutti ma per tanti e non bisogna essere professori di psicologia o di sociologia per rendersi conto che qualcosa non va. Nei ceti cosiddetti borghesi, dove i genitori non fanno mancare nulla ai figli, nemmeno come diceva mia madre, il latte della mosca, se non il loro tempo, dove le richieste di ogni genere vengono prontamente esaudite senza che ci sia la fatica della conquista, si arriva ad un nichilismo in cui tanti si rifugiano e che diventa indifferenza, depressione, noia. Ricordate la canzone di Angelina Mango: La cumbia della noia? Ma poiché l’uomo per sua natura è un animale che necessita di emozioni, va a cercarle nei luoghi immaginari, quelli dei videogiochi o sulla strada, dove incontra chi invece non possiede nulla se non la rabbia e un forte legame con un vissuto di prepotenza. Si incontrano e si scontrano gli indifferenti, gli annoiati e i nullafacenti che hanno vissuto in una atmosfera degradata e fuorviante. Chi non ha nulla non desidera neanche il benessere, ma vive spinto da un unico desiderio, questo sì un desiderio pericoloso, quello di schiacciare l’altro. La violenza per la violenza, la noia per la rabbia, l’indifferenza ad ogni lacrima, ad ogni dolore dell’altro. Il tutto e il niente si scontrano su un terreno pericoloso e non ci sono arbitri che possano creare soluzioni pacifiche. La colpa è quindi dei genitori? Di una società di periferia abbandonata? Non credo sia del tutto vero. Ciò che i nostri ragazzi stanno vivendo è l’abitudine al racconto della violenza, alle immagini di guerre e devastazioni, interrotte però dalla pubblicità. Si piangono i morti, ma un attimo “Diamo la pubblicità”. Dove le devastazioni diventano lo sponsor dei più svariati prodotti. Dicevano i vecchi “Ci si abitua a tutto!” ed avevano ragione, ma quell’abituarsi era invitare al superamento delle difficoltà non già condurre all’indifferenza che genera noia, quell’ozio mentale, che dicevano sempre vecchi proverbi, è il padre di tutti i vizi. Soluzioni? Forse, donare più tempo e meno cose, a chi ha tanto. Forse, creare nuovi agglomerati nei luoghi infestati dal malaffare, dove trasmettere non solo parole, ma una attenzione che crea fatti.
E allora, tutto è perduto? Ascoltiamo la voce di Gianluca, un giovane che ha deciso di intraprendere la strada che conduce alla realizzazione di un sogno. “Perché – mi dice- tra il tutto e il niente c’è il sogno, chi ancora sogna nonostante gli ostacoli, le difficoltà di ogni genere, una società complessa in cui tanti valori sembrano essere andati perduti, chi ancora il sogno lo cerca, ben sapendo che tutto sembra remare contro, dicendo a se stesso, devo, dobbiamo proseguire a sognare, credere che le cose cambieranno finché ci sarà l’amore per la propria terra, per il proprio paese, No, non tutto è perduto, la speranza deve regnare nella mente e nel cuore, la speranza di una luce che buchi il buio.
Nadia Farina
(Nella foto : “Forze contrapposte” opera di Nadia Farina)