Gio. Nov 21st, 2024

Tu si’ ‘na cosa grande pe’ mmé,
‘na cosa ca mme fà ‘nnamurà,
‘na cosa che si tu guard’a mme,
me ne moro accussì guardanno a te
.

Questi versi, come tutti sanno, appartengono alla famosissima canzone di Gigli-Modugno, vincitrice del festival di Napoli del 1964. Canzone che peraltro ha avuto interpreti di grande spessore artistico, come la Vanoni, Mina, Murolo, Massimo Ranieri, Renato Zero, Sergio Cammariere, fino ad Elodie con la sua versione di un moderno contemporaneo da brivido.

Oggi, proprio per il suo rimando ad antichi, ma sempre attualissimi splendori, il primo verso

Tu si’ ‘na cosa grande” è diventato il titolo di un’opera artistica di Gaetano Pesce.

Un’istallazione che ha preso il posto della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, posizionata nel giugno del 2023, incendiata dopo poche settimane e poi ricostruita.

La Venere simboleggia la venerazione che si deve alla natura, ma anche la disgregazione della stessa. Sarà ricollocata nella chiesa di San Severo al Pendino.

Ambedue le opere rientrano nel coraggioso progetto di Napoli Contemporanea curata da Vincenzo Trione.

L’opera di Gaetano Pesce, dalla forma indubbiamente fallica, con due cuori rossi trafitti,  si erge per 12 metri e, come da leitmotiv iniziale, vorrebbe rappresentare il grande amore dell’artista per Napoli.

E come esprimerlo se non attraverso la figura di Pulcinella, che con la sua vitalità, fantasia, voglia di vivere, furbizia, immaginazione e un pizzico di tragica follia, meglio rappresenta il cuore della città più unica al mondo.

La genialità dell’artista ha colto nel segno, vestendo e rivestendo il corpo fallico di colori che variano dal bianco al policromatico. Un maschile e un femminile illuminati, fusi e accesi nella notte partenopea: un faro immaginifico che attrae generando stupore.

Gaetano Pesce è noto in tutto il mondo per le sue opere a metà strada tra design, arte e architettura con l’utilizzo di materiali quali resina, gommapiuma, plastica.

Ricordiamo alcuni dei suoi lavori che restano più rappresentativi del suo stile, quali il divano “Tramonto a New York” del 1980, la serie di poltrone Up del 1969, la lampada Moloch del 1971. E poi l’Organic Building di Osaka del 1993, un giardino verticale di 9 piani, di colore rosso, con balconiere fiorite. Una meraviglia diventata monumento della città.

E allora perché scandalizzarci del pulcinella di piazza Municipio?

Come diceva Salvatore Dalì:

L’Arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare

E allora lasciamoci disturbare!

Del resto i napoletani prendono tutto con ironia e si lasciano trasportare allegramente da ciò che li circonda. Può piacere o non piacere, ma l’Arte lascia sempre un segno. Una specie di istallazione mentale che perdura nel tempo.

Anche quando sarà rimossa, il 19 dicembre, l’opera di Pesce lascerà  traccia di un visionario che voleva omaggiare la città che più di tutte ha amato.

Del resto il rimando a figure falliche è davvero facile in un luogo così  “carne e mistero” come Napoli.

Basta fare una passeggiata per le strade de Pompei dove i falli esposti indicavano luoghi di piacere. Dove la vita sempre apre crepe tra le pietre ad onorare l’eterno in gloria.

E allora finché dura, godiamoci questo colorato pulcinella di un Artista, vanto del nostro Paese.

Peccato che non abbia potuto vedere la realizzazione della sua opera essendo scomparso a New York lo scorso aprile. Forse lo avrebbe voluto diverso…chissà.

A noi resterà, a breve, traccia fragile e caduca, di un’opera artistica, ma di certo non del suo genio.

Ogni singola opera d’Arte è l’adempimento di una profezia” , diceva Oscar Wilde.

Quale migliore profezia che il perdurare di qualcosa oltre…

Anna Bruna Gigliotti

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