Gio. Nov 21st, 2024

Prima di scrivere mi faccio una domanda: Cosa è la televisione per me? Dipende. Dipende dalle trasmissioni, dipende dai conduttori di questo o quel programma, dipende se mi arrivano afflati di verità o malcelate menzogne. La reiterazione di brutte notizie, accompagnate da una dovizia immorale di particolari, di inutili dettagli, inutili al grande pubblico intendo, incattiviscono gli animi, li esasperano, creano diffidenze e sospetti, caso mai non ne avessimo abbastanza. Il retro pensiero, il retrogusto la fanno da padroni. Sta diventando difficile credere anche in se stessi.  Quando poi, come nel caso di alcuni gialli irrisolti, si dà la parola per cercare la verità a persone di spettacolo, che diventano analisti di questa o quella situazione, che portano solo delle mere opinioni come verità, parola che dovrebbe essere solo data agli investigatori, alle forze di polizia, si tocca davvero il fondo. Il giudizio lasciato ai social, alla gente senza competenze, diventa pericoloso ed altro non fa che creare un clima che ricorda il terrore della rivoluzione francese. La ghigliottina solo come arma di offesa. Parliamo e parliamo, tutti hanno facoltà di parlare, anche io, mossa da risentimento verso una atmosfera, che esiste e si amplifica attraverso emblemi della retorica, odiatori di professione e incompetenti di turno che servono solo a fare audience …

Mi piace la televisione? Ritorno alla domanda. Mi piace come sottofondo, come compagnia, non come maestra, a parte rari e preziosi programmi, ma mi piacerebbe di più, se si desse più importanza alle punizioni, alle pene inflitte per i reati, invece che ai reati stessi.  Chissà, potrebbe essere un deterrente, anche se confesso la sfiducia nella volontà di cambiamento.

Nadia Farina

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