Si sa che le parole sono evocative e così, sarà il momento di grande confusione che stiamo vivendo, che la memoria è andata ad una ricetta che tanto tempo fa ho scritto sul mio libro “ Le ricette raccontano” e che oggi ripropongo considerandola una metafora non proprio subliminale.
Insalata russa
Tutto era cominciato quel giorno al mare. Ricordo ancora il caldo insopportabile, la difficoltà di respirare a pieni polmoni, il bruciare della sabbia al contatto con la pelle.
Ci eravamo radunati in tanti, sotto due ombrelloni adiacenti, per cercare attraverso i ricordi di un tempo lontano, di far arrivare la sera, che solitamente regalava una leggera brezza.
Chi aveva detto per primo: -Ricordate quando la nonna, la vigilia di natale, preparava l’insalata russa?
Chi aveva detto ancora? – “ La nonna la preparava così:
Faceva bollire le patate intere, una o due carote, una barbabietola, in altra acqua, altrimenti avrebbe colorato tutto di rosso, un gambo di sedano bianco, qualche fagiolino. Univa poi, alla verdura tagliata a piccoli dadini, una scatola di piselli finissimi, una o due scatole di tonno, sale, olio, aceto e un paio di cucchiai di maionese. Guarniva infine il piatto di portata, con una copertina di maionese, olive, un arcobaleno di sottaceti e una pioggia di capperi piccolissimi.
L’idea di quel piatto così raccontato, creava un numero imprecisato di gole in acquolina, ma il passo che dalla insalata russa porta al bisticcio che arriva ai dinosauri è brevissimo. Alle volte, uno stupido puntiglio può rovinare le migliori aspettative.
La ragione del contendere, era che l’insalata russa, sosteneva non ricordo più chi, spalleggiato anche dal resto della compagnia, fosse un piatto importato dalla Russia. Invece e sfido a dire il contrario, io ricordavo che la nonna, quando vedeva confusione, diceva in milanese, – “ te fe’ la Russia “, intendendo con questo, lamentarsi del massimo disordine. Una consuetudine, un modo di dire, che si era ben presto diffuso dopo la rivoluzione russa dell’ottobre del 1917.
“Fare Russia”, quindi, era un modo per definire il caos.
E poiché l’insalata è composta da una miscellanea di diversi ingredienti che alla fine si confondono l’uno nell’altro, noi italiani che siamo anime allegre, abbiamo trasferito, la Russia nell’insalata!
Forse ero riuscita a convincere i cugini e gli amici, o forse no, decisi comunque, che senza aspettare Natale, avrei preparato una freschissima e pacificante Insalata Russa.
Che fosse nata in Russia o meno, la cosa non aveva più nessuna importanza. Alla fine, compresi il mio accanimento, non difendevo l’origine dell’insalata, ma la verità dei miei ricordi. E se quelli erano la verità, sarebbe stata la mia e nessuno mai avrebbe potuto togliermela!
Nadia Farina