Una roccia, un fiume, un albero
Ospitanti di specie scomparse da tempo,
segnavano il mastodonte,
il dinosauro, che ha lasciato ricordi rinsecchiti
del suo soggiorno qui
sul suolo del pianeta,
ogni chiaro allarme del suo fato che rapido incombeva
è perso nelle tenebre del tempo e della polvere.
[…]
Ognuno di voi è un paese rinchiuso fra confini
delicato e stranamente inorgoglito
eppure costantemente sotto assedio.
Le vostre lotte armate per il profitto
hanno lasciato colletti di rifiuti sul mio lido,
correnti di detriti sul mio petto.
Ma oggi vi chiamo alla mia riva
se smetterete di studiare la guerra.
Venite, vestiti di pace e io canterò i canti
che il Creatore mi ha dato quando io
e l’albero e la pietra eravamo un’unica cosa.
Prima che il cinismo vi marchiasse a fuoco la fronte
e quando ancora sapevate di non sapere nulla.
Il fiume canta e seguita a cantare.
Questi versi sono tratti dalla poesia “On the pulse of the morning”, di Maya Angelou, letta alla cerimonia d’insediamento di Bill Clinton nel 1993. Il neo Presidente volle la Angelou come inaugural poet. La tradizione di invitare poeti, che declamassero i loro versi nel giorno del giuramento, l’aveva inaugurata John Kennedy nel 1961. Fu Robert Frost, allora ottantasettenne, che scrisse per quell’occasione “Dedication”, i cui versi preannunciavano un’età dell’oro, di poesia e gloria, che cominciava a mezzogiorno, l’ora in cui avveniva, e tuttora avviene, il passaggio dei poteri tra presidenti americani.
Purtroppo, destino volle, le condizioni avverse come una luce accecante e l’aria gelida impedirono al vecchio poeta di leggere la sua opera. Frost non si perse d’animo e recitò a memoria un’altra sua poesia “The Gift Outright”, cambiandone qualche parola:
“La terra era già nostra prima che noi fossimo della terra. / (…) Tali come eravamo ad essa ci donammo/ (atto di dono dopo molti atti di guerra)/ alla terra, che verso ovest si andava realizzando, / ma ancora senza storia, senz’arte, senza ricchezze, / proprio come essa era, come sarebbe diventata”.
We were withholding from our land of living,
And forthwith found salvation in surrender.
Such as we were we gave ourselves outright
(The deed of gift was many deeds of war)
To the land vaguely realizing westward,
But still unstoried, artless, unenhanced,
Era il giorno dell’insediamento di John F. Kennedy e il nuovo Presidente aveva scelto un poeta per cingerlo di gloria. Proprio così.
Come i re, nella Bibbia, erano unti dal profeta, con le mani e le parole.
Nella Roma imperiale grandi poeti come Virgilio e Orazio, cantavano la gloria dei cesari e preannunciavano un’età dell’oro.
Il tempo passa inesorabilmente, ma molte cose restano immutate, come il potere che cambia forma ma aspira sempre ad avere un riconoscimento sacro attraverso la parola.
E quale voce è più alta, aulica e suggestiva della Poesia per perpetrarne il rito?
Dopo Kennedy, in verità, la tradizione dell’inaugural poet si fermò per trent’anni per poi riprendere con Clinton e la nostra meravigliosa Maya Angelou.
Una donna afroamericana che ha incarnato il sogno americano.
La Angelou è stata una grande poetessa e scrittrice ed è famosa soprattutto per essersi impegnata a sostenere le lotte dei movimenti per i diritti civili dei neri insieme a Malcom X prima, e poi con Martin Luther King.
La sua vita e il suo impegno politico sono narrati nei sette libri autobiografici pubblicati con successo, nell’arco di cinquant’anni. Nel primo “ I know when the caged bird sings”( Io so perché canta l’uccello in gabbia), racconta la sua vita fino ai diciassette anni.
Toccante e crudo il suo racconto dello stupro subito da bambina dal compagno della madre, per cui smise di parlare, finchè riuscì a superare il trauma e ad avere giustizia: l’uomo fu condannato e quando uscì di prigione fu picchiato a morte. Ha inoltre scritto drammi, poesie e sceneggiature.
La sua vita non è stata semplice. Veniva da una famiglia molto povera e cominciò a lavorare a 15 anni. Divenne ragazza madre a 17 e fece molti mestieri, tra cui cuoca, attrice, ballerina, ma riuscì col suo impegno sociale e politico, i suoi continui viaggi, le sue lotte per i diritti degli afroamericani, a diventare una protagonista del suo tempo. Forte e combattiva, ha ottenuto fama e rispetto internazionali, ricevendo decine di premi e lauree honoris causa.
Nata il 4 aprile del 1928, a Saint Lous nel Missouri, negli Stati Uniti, è morta nel 2014 a 86 anni, nella sua casa nel North Carolina.
Di un’altra inaugural poet, Amanda Gorman, giovane ma grande poetessa, che ha letto il suo poemetto il giorno dell’insediamento di Joe Biden, ho parlato in un mio precedente articolo del 1 novembre del 2022, dal titolo “-An Ode We Owe – www.lintelligente.it “. La poetessa parla di speranza in un futuro migliore e incita al cambiamento per salvare il nostro pianeta. Interessante e coraggioso il suo intervento durante la 77a Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si è svolta a New York dal 19 al 23 settembre del 2022, quando questa giovane poetessa di soli 24 anni- una smilza ragazza nera, discendente da schiavi e cresciuta da una ragazza madre- ha esordito con queste parole:
“ Gentili segretario generale delle Nazioni Unite, ospiti illustri e umanità intera, come posso chiedervi di fare del bene quando riusciamo a mala pena a rispondere alle minacce più grandi […] “Possiamo dividerci ed essere conquistati da pochi oppure possiamo decidere di conquistare il futuro e dire che oggi abbiamo scritto una nuova alba”
Anna Bruna Gigliotti