se me ne sono andata non è perché
avevo smesso di amarti
me ne sono andata perché più
restavo meno
amavo me
Questa poesia è stata scritta da Rupi Kaur, poetessa, scrittrice e illustratrice, di origine indiana, diventata famosa in tutto il mondo dopo la pubblicazione del suo primo libro “Milk and honey”, a cui sono seguiti molti altri, tra cui The sun and her flowers , Home body, Guarire con le parole.
La Kaur, nata il 4 ottobre del 1992 nella regione del Punjab, si è trasferita con la famiglia a Toronto, quando aveva solo 4 anni.
La Poesia inizia a far parte della sua vita già dall’adolescenza, ma sa che è difficile entrare nel mondo dei letterati, soprattutto in Canada. Il desiderio di essere ascoltata la porta ad usare sempre di più i social network, Tumblr e poi Instagram, perché, come dice in una intervista,
“ è la voce di una giovane immigrata dalla pelle marrone e quindi passerebbe sotto silenzio”.
Entra quindi nella schiera degli Instapoets, autori emergenti, con decine di migliaia di follower.
I componimenti brevi sono una forma di espressione perfetta per i social. Un’istapoesia è quasi sempre una composizione di lettere, grafica e disegni. Pertanto la reazione emotiva è istantanea: su Istagram raggiungi in un attimo milioni di persone e hai un feedback diretto.
Prova ne è che la Giornata mondiale della poesia, che si festeggia il 21 marzo, negli ultimi anni ha visto una folla sempre più vasta di instapoets partecipanti, e questa cosa è linfa vitale per la Poesia. La Kaur però sa che nella comunità di chi fa letteratura si parla di Instapoets con un tono un po’ dispregiativo per cui ha cercato di muoversi per centrare due obiettivi: far accettare la sua poesia dalla comunità degli addetti ai lavori e degli scrittori e al tempo stesso diffonderla tra il grande pubblico attraverso i nuovi media.
Oggi è una delle giovani poetesse contemporanee più conosciute.
Rupi Kaur infatti è famosa in tutto il mondo non solo per la sua rivoluzione poetica, ma anche per l’attivismo in diversi ambiti, fra cui spicca senz’ombra di dubbio la tematica femminista.
Lei stessa si considera una intersectional femminist, che è un termine che si usa nelle società multiculturali come gli Usa per indicare quelle donne che nella loro vita devono affrontare diversi problemi, dal razzismo al sessismo. A coniare il termine ‘intersezionalità’ è stata l’attivista e giurista statunitense Kimberlé Crenshaw nel 1989.
La genesi del femminismo intersezionale sta proprio qui: nella consapevolezza di gruppi di femministe nere e/o lesbiche che, alla fine degli anni Settanta, si resero conto di essere vittime di una doppia oppressione, e di essere escluse e discriminate dalle stesse compagne di lotta bianche ed eterosessuali.
A tal proposito la Kaur:
i corpi delle donne
non sono il nostro campo di battaglia
e ancora:
il mio cuore brama sorelle più che ogni altra cosa
brama donne che aiutano donne
come fiori bramano primavera
e:
progrediamo tutti noi quando
riconosciamo quanto siano resilienti
e straordinarie le donne
intorno a noi
E come ci ha ricordato Michela Murgia, è fondamentale riappropriarsi della propria identità, partendo però dall’idea che il nostro vissuto è valido tanto quanto quello altrui.
Il femminismo intersezionale diventa quindi la prospettiva politica che abbraccia molteplici lotte, contro tutte le oppressioni possibili, senza imporre una gerarchia fra di esse ma rivendicando le specificità di ciascuna.
Il libro Milk and honey della Kaur è un viaggio. Come dice la stessa poetessa:
“Un viaggio di guarigione, un viaggio attraverso cui venire a patti con il mio dolore ‒ che è mio ma anche di tante altre donne intorno a me.”
Parla di violenza sessuale, di difficili rapporti con gli uomini, di traumi e sofferenze. Con frasi brevi, che sono come un pugno allo stomaco, e in cui molte donne si riconoscono.
avevi tanta paura
della mia voce
che ho deciso di averne
paura anch’io
E ancora:
mi inchiodavi
le gambe
al suolo
con i tuoi piedi
e pretendevi
che mi alzassi
Ma anche di riscatto, di guarigione. Di amore e rispetto per se stessa.
sto imparando
ad amarlo
amandomi
E ancora:
non voglio averti
per riempire i vuoti in me
voglio essere così completa
da poter illuminare una città intera
e dopo
voglio averti
perché noi due messi insieme
potremmo incendiarla
Voglio terminare questo mio articolo riportando un’altra sua famosa poesia che è anche la sua
“ ricetta della vita”:
questa è la ricetta della vita
disse mia madre
tenendomi fra le braccia mentre piangevo
pensa a quei fiori che pianti
in giardino ogni anno
t’insegneranno
che anche le persone
devono appassire
cadere
radicare
crescere
per poter fiorire
Anna Bruna Gigliotti