This is the place where she lay her head
when she went to bed at night
And this is the place our children were conceived
candles lit the room at night
[…]
This is the place where we used to live
I paid for it with love and blood
And these are the boxes that she kept on the shelf
Filled with her poetry and stuff
Questo è il posto dove poggiava la testa
quando andava a dormire la notte
e questo è il posto dove sono stati concepiti i nostri figli
di notte le candele illuminavano la stanza
[…]
Questo è il posto dove vivevamo
l’ho pagato con l’amore e il sangue
e queste sono le scatole che teneva sullo scaffale
piene di poesie e cianfrusaglie
Queste due strofe appartengono ad una rielaborazione in chiave moderna della celebre poesia di Edgar Allan Poe, “The Raven”, fatta da Lou Reed. Il testo fu composto dal celebre musicista rock statunitense, ma anche cantautore e poeta, nel 2003, anno in cui uscì l’album omonimo.
Un omaggio a Poe, uno dei suoi padri spirituali, capace di penetrare impulsi e tentazioni primordiali, follia e magia, sogni e spettri. Da queste suggestioni Lou Reed ha tratto una serie di canzoni. Ne è nata così un’opera rock su suggerimento di Robert Wilson, il regista teatrale più visionario al mondo, con accompagnamento musicale dello stesso Reed, e con la collaborazione di David Bowie, Ornette Coleman ed altri artisti eccelsi. E poi l’intuizione di Reed di farne un’opera letteraria illustrata. Da qui, qualche anno più tardi, la proposta a Lorenzo Mattotti di crearne le immagini con la massima libertà stilistica.
A tal proposito, così si è espresso il Mattoti in una recente intervista:
“Non ci credevo neanche. Lou Reed aveva visto il mio Jekill e Hyde, con colori molto forti, e dopo una telefonata abbastanza divertente mi ha chiesto se volevo collaborare con lui.
Ci teneva molto a fare un libro illustrato, non lo aveva mai fatto in vita sua e l’idea di crearne uno con le citazioni di Edgar Allan Poe lo eccitava moltissimo. Dopo un incontro ho capito quello che voleva. Mi ha detto di non essere uno specialista letterario di Edgar Allan Poe, ma di averne preso i testi per reinterpretarli alla sua maniera. Mi ha incitato a fare lo stesso con le atmosfere del disco. Ed è nato “The Raven”.
Accettata la proposta, l’artista bresciano ha creato tavole a colori alternandole ad altrettante in bianco e nero. I colori accecanti, i tratti inquietanti, tra pennino e carboncino, hanno dato forma alle allucinazioni e corpo alle fantasie sessuali più colorite.
Questo mondo gotico ma moderno ho avuto il piacere di assaporare personalmente, visitando la bellissima mostra dedicata al grande artista Lorenzo Mattotti, allestita al Museo di Santa Giulia, e curata da Melania Gazzotti. Ma non finisce qui.
Nelle sale a lui dedicate, vengono esplorati i tre mondi che l’hanno influenzato: Musica, Cinema, Danza. Una sfida continua a infrangere i confini, sperimentando quell’oltre visionario che lo ha reso artista poliedrico e originalissimo.
Tutta la sua opera è intrisa di musicalità.
Un viaggio che parte dagli anni ‘70 fino ai nostri giorni, e che ripercorre tutte le tappe della sua carriera artistica, dal fumetto, alle illustrazioni di manifesti per eventi importanti, quali Il Festival di Cannes e La Mostra internazionale d’arte cinematografica a Venezia. Fino alla regia de
“La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, un film d’animazione del 2019. La storia è basata sull’omonimo romanzo di Dino Buzzati e narra le avventure di Leonzio, re degli orsi che abitano le montagne della Sicilia. Per difendere il suo popolo dal freddo e per ritrovare suo figlio Tonio, Leonzio decide di scendere a valle. Tonio viene ritrovato, mentre si esibisce forzatamente come equilibrista, e viene liberato. Le cose si complicano in un susseguirsi di vendette incalzanti. Alla fine si arriva ad una pacificazione tra orsi e uomini. Ma presto le cose si complicano perché gli orsi assumono gli atteggiamenti degli uomini. Il film verà proiettato in concomitanza con la mostra.
Lorenzo Mattotti è nato a Brescia nel 1954 e risiede a Parigi. Oggi è considerato uno dei maggiori illustratori del mondo e collabora da anni con il New Yorker e Le Monde.
Memorabili le sue illustrazioni per Pinocchio (Rizzoli 1992), “Jekyll & Hyde “ (2002), The Raven (2012) e tanti altri.
Termino questo mio articolo dedicato al grande artista visionario Mattotti con alcuni versi di un altrettanto visionario Dino Buzzati.
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.
Anna Bruna Gigliotti