Ogni volta che il racconto di un evento inaspettato, di cui non capiamo l’origine e la ragione, a cui non siamo preparati ci colpisce, siamo portati a dare la colpa al Destino, al Fato. E’ questo, un modo per esorcizzare lo sconvolgimento, lo sconcerto, il dolore… Parlare di ineluttabilità diventa una strenua difesa. Muore un giovane che salva un bambino che sta annegando, trascinato da un gorgo improvviso nelle calme acque di un lago? Era il suo destino…Cade un uomo dal quinto piano senza conseguenza per se stesso, ma travolge un passante togliendogli la vita? Era destino…Un’auto cammina veloce sull’autostrada e l’ala di un aereo che precipita, la colpisce uccidendo una bambina. Era Destino?…Un ponte cade e un pulmino si ferma sul ciglio del precipizio salvandone l’autista. Era destino?… Un pullman precipita nel vuoto, muoiono in tanti e qualcuno sopravvive. Destino?… Anche quello era destino? Forse…Ma, c’è un ma… Abbiamo dimenticato la grande lezione che deriva dalla storia dell’uomo che fin da sempre ha cercato chi presiedeva alla vita degli uomini.
A questo scopo, nacquero le divinità: Nel mondo celtico, sono le Norne a decidere la sorte degli uomini, e non solo, ma anche degli animali, delle piante, perfino degli esseri soprannaturali, tessono il telaio della vita intorno al frassino Yggdrasil, l’albero cosmico, che ha le radici negli inferi e i rami nel cielo, lo nutrono con acqua e lo proteggono con argilla.
Tra le leggende degli indiani d’America, una particolarmente significativa, è quella del Corvo, che tentò di creare gli uomini da una foglia che poi mostrò loro come esempio. Al pari di una foglia che nasce cresce e muore, così gli uomini erano destinati a morire. La morte si diffuse nel mondo come fatto naturale che non doveva quindi sconvolgerli.
Le Moire della mitologia greca, divenute poi le Parche tra i romani: Cloto– colei che filava la vita degli uomini, Lachesi– colei che la tesseva, Atropo– colei che tagliava il filo. Venivano chiamate anche Fatae, quindi il Fato, che comandano il destino, con una differenza non solo letterale.
Il fato è inesorabile, è di origine divina e nessun dio può cambiare o interrompere Atropo quando questa decide di usare le forbici. Il destino invece è nelle mani degli uomini. Sarà il loro comportamento, derivato dal carattere, dalla società, dall’ambiente in cui vivono, dalla più o meno grande sensibilità, dall’intuito, dalla percezione e quant’altro, a decidere la sorte degli uomini. Perché il Fato è personale, Atropo decide da quando uno nasce, la lunghezza della vita di volta in volta, persona per persona. Ecco perché alcuni si salvano in modo imprevedibile anche nelle circostanze più assurde. Atropo, non aveva ancora tagliato il filo.
Tutto questo preambolo per non aggiungere parole al grande mare delle parole inutili che commentano le guerre che, come dice papa Francesco, a macchia di leopardo si diffondono sul nostro pianeta, seminando morte atrocità massacri orrendi. E’ il fato? Si è il Fato a salvare chi si salva, ma è il Destino che nasce dalla smania di conquista, di potere, dalla ingordigia, dalla arroganza, dalla prepotenza di chi crede di possedere le chiavi della Verità, che mai può essere tale quando la sorgente si chiama fanatismo vuoi religioso, politico, razziale…
Una soluzione ? Impossibile, a meno che non scenda un lampo dal Cielo, accechi per un attimo gli uomini tutti trasferendo nelle mente un unico pensiero: Non siamo immortali.
Atropo è dietro la porta con le forbici pronte.
Nadia Farina