Non si può portare avanti nessun discorso che non finisca su un argomento spinoso. I social.
Tra le tante piaghe di questa società, credo che tutto ciò che riguardi i social sembra essere una delle più devastanti.
Proviamo a tirare le somme e facciamo un’analisi dei costi e benefici dei social.
- Costi?- Ma se sono gratis! Apparentemente lo sono, ma esigono un prezzo altissimo, quello di essere esposti al pubblico ludibrio non già dei leoni da tastiera come vengono definiti, ma dei serpenti da tastiera, come invece mi piace definirli. Sono infatti viscidi come i serpenti, si nascondono, si confondono con camaleontici “abbigliamenti” assaltano in modo violento senza avvertimenti e feriscono sentimenti, persone indifese protetti dall’anonimato. Certamente un modo per evitarli esiste: non frequentare i social, ma non si può parlare per tutti. Ci sono mille ragioni per non farlo e forse, altrettante, per essere di questi, protagonisti. C’è chi lo fa per lavoro, chi per riempire una solitudine, chi per tenersi in contatto con il mondo, chi per curiosità, chi per amore del Gossip.
- Pubblicare sui social è comunque la nuova via della seta, quella via che come un reticolo si sviluppava per circa 8 000 km, costituito da itinerari terrestri, marittimi e fluviali lungo i quali nell’antichità si erano snodati i commerci e non solo, quella che metteva in comunicazione l’occidente con l’oriente, che venivano così alla reciproca conoscenza di usi, costumi, tradizioni, ma non bisogna dimenticare che la storia ci tramanda anche racconti di imboscate, assalti, razzie, attacchi di pirateria, che oggi hanno assunto la veste di insulti feroci e gratuiti, calunnie, e quant’altro di più spiacevole possa esistere.
Facile sarebbe consigliare alle vittime di commenti sgradevoli un dantesco “Non ti curar di lor, ma guarda e passa” Facile ma inutile. Le ferite dovute a parole gratuitamente offensive, per non dire crudeli, sanguinano non già per le parole stesse, ma per l’impotenza a difendersi.
Senza leggi che regolano il mondo del web, l’andazzo sembrerebbe portare in un baratro le povere vittime sotto lo sguardo arrogante dei colpevoli, mai puniti, dei commenti lanciati come freccette su un bersaglio con l’unico scopo di ricevere un click. La mia vita per un click sembrerebbe essere il nuovo slogan.
Inutile anche chiedersi cosa c’è dietro un serpente da tastiera, perché la necessità di offendere, insultare calunniare umiliare, nasconde probabilmente un grande disagio sociale, una frustrazione di vita, disagio personale, e tanta rabbia dovuta a insoddisfazione, invidia per una vita irrisolta.
Naturalmente non esiste al momento una soluzione, personalmente mi rifugio nel sentimento della commiserazione e della pietà, che non avendo il valore della vergogna (sentimento che sembra essere scomparso) ridimensiona qualunque parola sgradevole.
Nadia Farina