Si è letto nei giorni scorsi della proposta AUSL uscita dalla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria (CTSS) di Reggio Emilia, presieduta dal PD Zanni, di ridurre all’orario 8-20 il servizio in convenzione con la Croce Rossa di Bagnolo e con le omologhe di Reggiolo e Albinea, effettuato finora 24 ore al giorno.
Si tratta sostanzialmente di un servizio ambulanze di pronto intervento che può salvare delle vite, come ne ha salvate.
L’inaudita proposta è stata rapidamente ritirata, almeno per Bagnolo e Reggiolo, di fronte alla veemente oppugnazione dei rispettivi comitati CRI locali e dei sindaci.
Il Sindaco di Bagnolo, in particolare, ha reagito per primo con parole inequivocabili di ferma contrarietà, per il metodo e per il merito. Di tanto doverosamente lo ringraziamo.
Salvato questo nostro servizio, resta il grande problema della sanità pubblica reggiana.
Recentemente la Procura della Repubblica è stata interessata all’annosa questione delle liste d’attesa chiuse. Bene ha fatto chi ha sollevato la questione. Auspichiamo una rapida e rigorosa indagine sulle relative responsabilità.
C’è il problema pure annoso dei pronto soccorso ospedalieri, che negli anni subirono tagli e chiusure, che solo da poco pare si riaffronti.
C’è il problema del punto nascite mancante in montagna, chiuso nel 2017 e mai più riaperto nonostante le promesse del Bonaccini in campagna elettorale, drammaticamente riemerso allorché nel maggio scorso un bambino all’ottavo mese di gravidanza nacque morto. Tragedia, questa, sulla quale la Procura ha disposto opportuni accertamenti.
C’è il problema delle automediche ridotte in tutta la provincia a quattro, da sei che erano nel 2019, sempre su proposta dell’AUSL. Quattro, perché quella di Scandiano per ora si salva dal tentativo di abolizione.
La sanità pubblica reggiana non è messa bene e sembra tendere a un ulteriore peggioramento per entità e qualità dei servizi.
Lo scorso anno alla direttrice Marchesi fu riconosciuto, oltre allo stipendio di circa 150.000 euro, un premio di 29.000 avendo conseguito il 95% degli obiettivi programmati dalla Regione. Stando alla stampa, essi in sintesi riguarderebbero l’organizzazione aziendale, la gestione del personale, il rispetto del budget, la qualità dei servizi e financo i tempi di attesa delle prestazioni (!!!).
Evidentemente, più di qualcosa non funziona nella sanità regionale che un tempo veniva ostentata come modello. Ciò chiama direttamente in causa il sistema Bonaccini, fino a pochi mesi fa Bonaccini-Schlein.
Si aggiungano: i tagli alla sanità pubblica apportati a livello nazionale nel mentre si spendono i soldi degli italiani in nuovi armamenti in ossequio a NATO e UE e a sostegno al regime di Kiev; il personale a chiamata fornito dalle solite cooperative a costi iperbolici mentre si lesina sul trattamento economico dell’organico strutturale, peraltro assai sottodimensionato rispetto alle necessità; le ingenti spese per “vaccini” non utilizzati e per dotazioni come le mascherine sulle quali pendono svariate inchieste giudiziarie… che altro aggiungere?
Mentre una parte intellettualmente avariata della politica strepita di asseriti “diritti”, gabellando per tali quelli che sono individualistici desideri astratti da qualunque senso comunitario, i “diritti” essenziali come quello alla salute, per meglio dire le conquiste realizzate in decenni di lotte popolari, vengono progressivamente meno sotto la spinta del dilagante fascismo finanziario dietro il quale s’intravede il laido niffo delle oligarchie mondialiste che hanno stabilito il proprio dominio, attraverso i fantocci di turno, anche sulla colonia Italia.
Gruppo consiliare Alternativa Bagnolo