Gio. Nov 21st, 2024

In moltissimi Comuni italiani le votazioni sono ancora in corso. La notizia non è nemmeno una notizia. Oramai le campagne elettorali per l’elezione di Sindaci e consigli comunali diventano rilevanti, forse, solo quando si tratti di metropoli di primo piano. Mentre scrivo queste righe le rilevazioni segnalano, ancora una volta, una flessione nel numero dei votanti, un calo dell’affluenza. A scorrere le versioni online delle principali testate giornalistiche, pare che le elezioni siano scomparse. Precedute di molto, in ordine di apparizioni, dalle sicuramente rilevanti (ma per la geopolitica mondiale) elezioni politiche in Turchia. Quando si vota per gli organi di governo locali, le vicende nazionali sembrano distanti anni luce. E così, come in una visione onirica, scorrono le immagini della settimana. Il Papa e la Presidente del Consiglio, entrambi di bianco vestiti, l’uno annuisce, l’altra applaude, sorridono tra loro e al pubblico. All’improvviso, ma questo è appunto il passaggio dalla veglia al sonno, al sogno, cominciano a danzare roteando come dervisci. Bergoglio e Meloni, fusi in un’unica “ruota che gira su se stessa, un primo movimento, una santa affermazione”.

E poi ancora le polemiche sugli annunciati cambi in RAI. Un tema che ha il sapore di piccolo mondo antico, un po’ lottizzazione un po’ spoil system, ma che, rispetto a qualche anno fa, avviene oggi più sul piano dell’intrattenimento che dell’informazione. Il cambiamento è indolore, o quasi, perché tra coloro che vengono sostituiti e coloro che arrivano non si avverte né un più né un meno in termini di qualità. Quando, sembrano passati secoli dall’editto bulgaro di Berlusconi, dalla RAI veniva allontanato Enzo Biagi, la ferita sanguinava davvero: era un pezzo di storia, una scuola di giornalismo, aveva accompagnato la crescita e la formazione di generazioni di ascoltatori. Alle vicende di oggi, alle lottizzazioni di oggi, al massimo, si dedica un post sui social. Come si tenta di chiudere qualsiasi altro dibattito. Che sia il giro di visite italiane ed europee di Zelensky o la protesta per gli affitti degli studenti universitari.

Nessuno ha più tempo per discutere. Nessuno ha più voglia di argomentare. Nessuno ha più voglia di approfondire. 29 secondi, il tempo di un video sui social. È il massimo della concentrazione concessa. Ma poiché in 29 secondi è impossibile concentrarsi, allora inutile provarci, inutile cimentarsi. Siamo, sempre più, un Paese irragionevole, perché incapace di ragionare. Un Paese sempre più, e soltanto, polarizzato. Dove cresce una retorica di contrapposizione violenta e si ignorano le (poche) buone pratiche. Forse ora è il tempo per meditare, per fermarsi e ricominciare a riflettere, a studiare: attività che si compiono in solitudine e in silenzio.  Tempo di rivolta, che è sempre necessariamente individuale.

Alessandro Porcelluzzi

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