Come accadde a Ruskin, scrittore e critico d’arte che tanto studiò le sue opere, ma mai scrisse una sua biografia, con la stessa timidezza, con la consapevolezza di avere avuto un privilegio nel poter essere ammessa alla sua presenza, busso alla porta di Turner. Mi apre la porta la sua governante e mi accompagna da lui. Ha un aspetto rozzo, tarchiato, da contadino inglese.
“Mr. Turner, dovevo incontrarla, dovevo parlare con lei e adesso sono confusa emozionata, accecata dalla luce dei suoi quadri.”
Cosa vuole sapere?
Come ha cominciato, quale è stata la sua vita.
E pensa che davvero possa interessare a qualcuno?
Maestro, non si passano così i limiti del tempo senza che la curiosità non spinga a sapere di più della vita di un artista. Se è vero che i suoi quadri parlano da soli all’anima, è pur vero che la ragione chiede di approfondire la conoscenza del suo autore. Vuole parlarmi di suo padre e, di sua madre?
Mio padre ha fatto il barbiere e il fabbricante di parrucche. Mi ha sempre incoraggiato ma non mi ha mai elogiato se non quando ho risparmiato mezzo penny. Era lui, fin quando è vissuto, che si è occupato dei miei conti.
L’ho amato molto e la sua perdita è stato un colpo durissimo. Forse ho dato a lui anche l’amore che non ho potuto riversare su mia madre, purtroppo molto malata, dalla mente offuscata, cosa che l’ha portata poi in manicomio dove è morta. Per questo motivo, fin da piccolo sono stato allontanato più volte da casa.
Allora è evidente che il disegno, la pittura, siano diventati per lei la cosa più importante! La sua biografia dice che già a cinque anni comincia a disegnare, a dieci firma i suoi disegni, a quindici espone alla Royal Academy School il primo acquerello, a venti il primo olio, a ventuno è abbastanza conosciuto, a ventiquattro rifiuta un incarico ritenendo il compenso non adeguato alle sue necessità e a ventisette diventa membro effettivo della Accademia. Direi che ha avuto un percorso facile e felice nonché veloce.
Lei crede? Ho avuto dalla mia critiche e lodi, ma quello che ha dell’ incredibile, è che lodi e critiche nascevano dalle stesse ragioni.
E cioè?
Che combinavo insieme differenti sorgenti di luce, unendo contemporaneamente il tramonto la luna il fuoco. Che imprimevo un movimento a spirale alla pittura, quello che in realtà caratterizza il movimento degli agenti atmosferici, che ero un virtuoso che cerca di superare gli altri. Di me hanno detto di tutto e il contrario di tutto. Rozzo e villano – gentiluomo eccentrico – buono ma irritabile – egoista – che avevo una praticità inglese – nemico della ipocrisia – perspicace – avaro – generoso – che non mi sono mai sposato ma avrei avuto due figlie …
… “Intellettuale senza ostentazione, conscio della sua genialità sentendosi però incompreso … “ se permette questo lo dico io dopo aver letto Ruskin, che si autonominò suo difensore e per molta parte della vita fu suo grande amico, e che di lei scrisse: [… Più di ogni altro era capace di rappresentare gli umori della natura in modo emozionante e sincero] Purtroppo nulla di quanto la riguarda, è certo.
Si sa che si divertiva a spostare frequentemente la data e il luogo di nascita, e a darsi degli pseudonimi. Ma torniamo alla pittura. Diceva che dipingeva le catastrofi naturali, i fenomeni atmosferici, le tempeste, la pioggia, la violenza e la forza del mare, la nebbia…
Una piccola digressione, sapeva che la nebbia negli archetipi rappresenta la prima materia alchemica, il caos, la forza primordiale, il nucleo creativo, il senso dell’infinito, la mancanza del limite, la luce?… e che il suo colore è quello delle ceneri.? Forse nel suo inconscio era consapevole di tanta simbologia
Aspetti, voglio dirle una cosa: nel 1816, l’anno che fu definito anno senza estate, la temperatura della terra si abbassò poiché la luce faceva fatica a penetrare l’atmosfera con i suoi raggi. Oggi voi siete a conoscenza che causa di quel fenomeno durato molti anni, furono le ceneri di ripetute eruzioni. Perché le dico questo? Ci fu anche chi raccontò che questo particolare fenomeno dava luogo a colori di improbabili tramonti che erano stati la fonte della mia ispirazione.
E’ vero che è stato un viaggiatore instancabile?
Sono stato in Francia, in Belgio Olanda, Germania Austria Svizzera e poi in Italia. Non avrei potuto fare a meno di visitare e vivere in alcuni periodi, in città come Napoli, Roma, Firenze, Venezia. Ah Venezia! città unica, con quelle luci che si riverberano nell’acqua e creano altre luci sul paesaggio circostante. Bagliori, guizzi, abbagli, lampi…
Una luce che è nata con lei e che lei ha solo coltivato studiando anche la teoria dei colori di Goethe, quella dei colori complementari. La sua luce come spirito divino. Certamente sa che è stato chiamato il pittore della luce!
Alla fine dei miei giorni terreni dissi che il sole è Dio! Quindi il vero pittore della luce non sono io. Come pittore ho cercato di sottolineare la fragilità, la piccolezza dell’uomo di fronte allo scatenare degli elementi, ma quando la saggezza ha toccato i miei anni, ho esaltato la pace e la serenità che la natura può regalare all’anima arricchendola.
Sono stato poi, anche testimone di momenti storici. Ho visto con i miei occhi “L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni”, accanto a me c’era Constable, e tutti e due con un album di schizzi alla mano; ho visto la Teméraire, la nave che si era distinta nella battaglia di Trafalgar, essere trascinata sul Tamigi per essere demolita, l’arrivo della “Victory che torna da Trafalgar” trasportando il corpo dell’ammiraglio Nelson. Sono stato protagonista di un quasi naufragio durante uno sbarco a causa della forza del mare in burrasca, mi sono fatto legare all’albero maestro di una nave mentre ondate altissime aiutate da forti raffiche di vento, cercavano di travolgere l’imbarcazione…
Insomma un temerario che ne ha viste davvero tante! E da quei viaggi, da quelle esperienze, cosa ha riportato?
Appunti, disegni a matita, incisioni, schizzi ad olio, ad acquarello, circa 15000, che sono poi stati raccolti in album. Ho studiato, ammirato e trasportato nel mio lavoro la lezione degli antichi maestri. Non li ho mai copiati, ma non ho mai temuto che in un mio dipinto si ritrovasse un colore, una luce una linea vuoi che fosse di Tiziano, Tintoretto, Piranesi, Guardi Rembrandt, Poussin o Lorraine e tanti altri… Ho toccato tanti temi: i classici- il mio tempo, paesaggi, motivi storici, poetici, lirici, architetture antiche, rovine, soggetti italiani…
A proposito di Lorraine, è vero che pianse davanti al suo quadro “ il Porto” convinto di non poterlo mai eguagliare?
L’ho amato incondizionatamente, tanto da lasciare scritto nel mio testamento che il mio “ Sole Nascente Nella Foschia” e “Didone che costruisce Cartagine” dovessero essere donati ed esposti alla National Gallery, tra “ Il Porto” e” Il Mulino”, due dipinti di Claude Lorrain. Pensavo che”Didone…” fosse il mio capolavoro e con il tempo, il mio “Sole Nascente” mi sembrò essere una delle mie opere più riuscite, per cui feci in modo di tornare in possesso di questo quadro, ricomprandolo ad un prezzo maggiore di quanto lo avevo venduto
Lei è stato molto avaro nello spiegare la sua tecnica, per fortuna oggi con le moderne apparecchiature, si riesce a comprendere il suo procedere nel lavoro.
Predominio dei bianchi, gialli limone, rossi, azzurri, una irreale trasfigurazione del colore luce con una ricerca di effetti di acqua, di rifrazioni luminose. Ha provato infinite tecniche che hanno purtroppo qualche volta compromesso la durata delle tinte nei suoi quadri deteriorandoli.
Non posso dire che non mi dispiaccia, ma la curiosità verso ogni tipo di pigmenti, di aggreganti, era più forte di qualunque attenzione al futuro.
La cronaca riporta che come Degas, anche lei non si faceva problemi a ritoccare un quadro anche se lo aveva venduto.
Le immagini, riposte in un angolo della memoria e da questa elaborate, dovevano necessariamente trovare un riscontro nella pittura, per cui mi necessitava un ritocco e anche più di un ritocco sulla stessa immagine, anche se l’opera non era più mia.
Cosa mi dice di quell’aneddoto che riguarda un quadro che lei ha ritoccato dopo essere stato posto in galleria vicino ad un dipinto di Constable?
Niente di particolare
Come niente di particolare! Si sa che gli artisti che esponevano alla Royal Academy, potevano ritoccare le loro opere prima della mostra e per lei non era una novità. Ma tornando a quell’episodio, conoscendo il valore dei colori complementari, ritoccò un quadro“ La città di Utrecht”, che era stato collocato accanto ad una tela di Constable. Quando Constable ritornò nella sala sembra abbia detto:- [“ E’ stato qui e ha sparato un colpo di cannone.”] In quel caso, con un tocco di vermiglione aveva acceso il suo dipinto, peraltro ricco di grigi, spegnendo così l’arancio della tela di Constable.
Lascio a lei ogni commento…
Documentandomi sulla sua opera mi sono imbattuta in un quadro del 1844 “Pioggia Vapore e Velocità” che ebbe critiche contrastanti, perché se da un lato si elogiava l’audacia della composizione, d’altro canto si deplorava il fatto che il treno sembrava voler uscire dal quadro. La stessa cosa avvenne alla proiezione di un cortometraggio dei fratelli Lumiere, girato mezzo secolo dopo, in cui si vedeva un treno che arriva in stazione. Gli spettatori quel giorno, fuggirono dalla sala spaventati. Erano, i fratelli Lumiere, degli apripista e il senno di poi, ce lo ha abbondantemente insegnato, così come lei che romantico per eccellenza, aprì le porte all’impressionismo.
Nel suo caso i fruitori dell’opera non scapparono, ma ebbero delle forti perplessità se la pittura doveva rappresentare in modo così iperbolico la realtà.
Lei dovrebbe essere informato che sono in quel mondo in cui tutto si conosce ed il tempo non è più un mistero. C’è voluto un secolo dei vostri perché fossi capito, c’è voluto un secolo di immagini su immagini e di centinaia di artisti perché si arrivasse a comprendere che gli occhi hanno infinite possibilità di guardare, che insieme agli occhi parlano il corpo, la pelle, le sensazioni scaturite dall’anima e dal cuore, nonché dalla memoria e dalla esperienza individuale. C’è voluto un secolo.. ma adesso l’uomo sa!
Turner però non sa o forse sì, che lui, che teneva così tanto alle sue opere da ricomprarle molto spesso per tenerle unite in un unico luogo, la ragione per cui lasciò allo Stato, l’immenso tesoro di tutto il suo lavoro, oggi le vedrebbe purtroppo disperse nei vari musei, e che Ruskin, che aveva avuto il compito di catalogare il suo lascito, figlio di un’epoca puritana e bacchettona ha commesso il delitto di bruciare un centinaio di suoi disegni da lui ritenuti osceni.
Mi chiedo che quadro avrebbe dipinto allo spettacolo del rogo delle sue opere!
Joseph Mallord William Turner, nato a Londra il 23 aprile 1775, morì a Chelsea il 19 dicembre 1851 a 76 anni non smentendo la sua voglia di stupire. Morì infatti come ammiraglio Booth, il cognome della donna con cui aveva diviso gli ultimi tempi della sua vita.
Nadia Farina –
Tratto dal libro “ Parole oltre il Tempo” di Nadia Farina Mredizioni