L’Informazione è una notizia o una conoscenza di un fatto che viene raccolto e/o e divulgato alla collettività.
Il diritto di informazione è strettamente collegato a quello di espressione. Ogni persona ha il diritto di interpretare e divulgare un dato oggettivo nel modo in cui lo ritiene. Questo principio è sancito anche dalla Costituzione italiana.
Per Controinformazione s’intende, in linea di massima, la diffusione o la divulgazione di informazioni che si considerano censurate o riportate in modo parziale dagli organi di informazione ufficiali.
La complementarietà delle cosiddette “Informazione” e Controinformazione, dovrebbe, in teoria, aiutare i cittadini a comprendere le varie sfaccettature di ogni dato oggettivo e dovrebbe accompagnarli verso un maggiore approfondimento dei fatti. Tale processo permette alla collettività di interiorizzare le informazioni in modo articolato e la protegge dalle strumentalizzazioni che i poteri più forti, di qualsiasi società e di qualunque tempo, applicano, seppur con modalità diverse, sistematicamente da sempre.
Purtroppo oggi Informazione e Controinformazione hanno estremizzato le loro posizioni rendendo più difficile una congrua elaborazione cognitiva. Il risultato è che le persone restano frastornate e sfiduciate, e, pertanto, finiscono paradossalmente per credere più al “sentito dire” che ad una plausibile interpretazione dei dati oggettivi.
Ci sarebbe molto da dire in merito a questo tema. Ci sarebbe da scrivere tanto su diverse questioni. Si potrebbe cominciare a dibattere in merito alla orwelliana autoproclamazione che alcuni giornalisti si sono eretti (non si sa a che titolo) a “professionisti dell’informazione” e questo pur non avendo alcun titolo di valore obiettivamente superiore ai loro colleghi.
Poi ci sarebbe da parlare della censura bianca! Cioè la ritrosia sistematicamente applicata dagli algoritmi dei motori di ricerca su quelle pagine telematiche o video ove sono riportate parole scomode o fatti sconvenienti al pensiero dominante. Discriminazione arbitraria che anche il nostro giornale ha sperimentato.
Oppure potremmo parlare della saccenza che ostentano quei giornalisti investiti dalla responsabilità di sentenziare quali notizie siano vere e quali siano false, e del fatto paradossale che, gli stessi che si sono autoproclamati “professionisti dell’informazione”, non di rado, sono i primi che divulgano notizie che poi si rivelano infondate…
Si… ci sarebbe molto da scrivere, ma lo farò in altre occasioni. In questo breve pezzo, voglio solo esortare i lettori a dedicare un maggiore approfondimento delle notizie in generale e a effettuare una ponderata meditazione in merito alla loro essenza. Queste due semplici regole acuiscono lo spirito critico, e aiutano una società a progredire.
Oggi abbiamo tutti gli strumenti per comprendere le cose, ma per poterlo fare non possiamo e non dobbiamo cercarle solo nell’ambito dell’informazione Mainstream, ma non dobbiamo nemmeno fidarci cecamente della controinformazione. Purtroppo oggi il mondo del giornalismo intriso di persone che pensano più ai propri interessi o agli obiettivi da raggiungere, che al diritto di informazione che la collettività giustamente rivendica. Come dice un vecchio detto, quando dobbiamo farci un’opinione, o quando dobbiamo dare un nostro parere in merito a qualcosa, “Sentire una sola campana, magari quella che suona più forte, è sempre considerato un errore.”
Per elaborare concetti liberi dai condizionamenti dei poteri forti è necessario conoscere il pluralismo delle notizie. Solo la presenza di più voci (anche se contrapposte) unita ad una attenta meditazione sui fatti, possono realizzare pienamente il diritto all’informazione e sviluppare un pensiero soggettivo critico socialmente costruttivo.
Antimo Pappadia