Nella posizione edipica i ruoli padre, madre, figlio, e quarto elemento: “il fallo” nella psicoanalisi lacaniana, non sono annoverati direttamente al sesso biologico, ma descrivono come i soggetti, chiunque essi siano, prendono posto su una specifica dinamica all’interno di un dispositivo che va anche in seguito a richiamare il mito classico di partenza condizione per cui si perpetua costantemente nelle relazioni che costituiscono i legami sociali. Lacan ce lo dimostra attraverso molte rappresentazioni tra cui anche quelle di cronaca come nel caso delle sorelle Papin . Qui si illustra lo scatenamento della psicosi paranoica conclusa con l’efferato delitto sulla donna dove le due sorelle prestavano servizio di domestiche. La donna uccisa si era interposta per una casualità psichica, nella relazione edipica prestandosi come ruolo simbolico di padre, Quest’ultima fra posta tra figlie e madre produce il cambio di paradigma. Ciò ha fatto sì che le due sorelle avendo una struttura psicotica, si siano scompensate. Il ruolo compensatorio dell’immaginario viene destituito e ne consegue l’azione del passaggio all’atto. Il gesto folle viene eseguito a causa dalla forclusione del nome del padre per cui non si sorregge il passaggio simbolico tra un significante per un altro significante, cosi come quando entra in scena il padre nella relazione primordiale figlio,a/madre. La descrizione chiarisce al pubblico inesperto, come il fattore soggettivo dei ruoli “padre, madre e figlio” nel sistema edipico dei testi base, non fa pieno riferimento al ruolo determinato dal sesso biologico o dall’età o precisamente solo nei primi anni di vita del bambino. Ciò va precisato per scopi didattici e per l’esigenza di esporre definizioni chiare, mentre nella realtà i ruoli sono posizioni principalmente simboliche e non reali. Le definizioni non sono univoche ma polisemiche con più significati e quindi non determinano solo posizioni reali ma quelle simboliche e immaginarie e secondo del momento, ecco perché Lacan fa l’esempio del nastro di Mobius, come rappresentazione del “dentro/fuori”- La stessa definizione di “fallo” non è riferita a quello reale o quello immaginario, come è avvenuto nel caso di Freud “il presidente Schreber” ma al simbolo che richiama tutti gli altri. Lo sviluppo psico/evolutivo del soggetto non segue una linea stadiale temporale ma di ordine sincronico, con la soggettività propria cosi come viene descritta nel caso del Piccolo Hans, nel quale in un secondo momento chiarisce la sua scelta del sesso di genere con la scelta del proprio fantasma. Esso spiega e chiarisce il contributo dello studio freudiano e per certi aspetti rivisitato in chiave lacaniana verso a chi nutre perplessità sulla rigidità dei ruoli e dei sistemi di relazione, nel momento in cui all’interno non vi sono presenti le figure classiche di una famiglia tradizionale come figli orfani o di famiglia di coppie omosessuali. Non di meno si tralascia l’aspetto diacronico dello sviluppo personale per riferirsi a quello sincronico costantemente riproposto nell’arco della vita, come già detto non segue la linea del tempo diviso in fasi rigide ma riproponibile su tutto il ciclo di vita. Quindi il ruolo non è fisso propriamente all’Immagine relativa al sesso biologico o alla posizione assunta nella sola fase che va nei primi anni di vita.
Alessandro Nenna