Diciotto anni o giù di lì, sono stata ospite dei miei zii a Genova Quinto. Una casa ricca di tappeti, di mobili antichi, vetri pregiati e cristalli, ventagli veneziani , argenti … tanti quadri, tanti libri, tanta musica classica.
Ero entrata nel mondo della Cultura con la C maiuscola e non lo sapevo!
Mio zio Umberto, ormai stanco, mi chiese se me la sentivo di mettere a posto la sua immensa biblioteca in cui giacevano in disordine testi antichi e nuovi, da una Divina Commedia di rarissima edizione ai libri di cucina. Ho sempre amato i libri, ho amato annusare la carta come un topolino il formaggio, e naturalmente dissi di sì. Salivo e scendevo dalla scala a mia disposizione prendendo spostando, cambiando spesso il metodo di archiviazione, fino a che mi sembrò di avere trovato quello giusto. Mio zio, seduto in poltrona, mi osservava compiaciuto e intanto metteva sul giradischi i notturni di Chopin, le fughe di Bach, e poi Beethoven, Mozart….. Io intanto, riordinavo e leggiucchiavo, guardavo le immagini, toccavo i dorsi dei libri, aprivo le pagine con grande rispetto.
Quando mi interrompevo, lo zio mi portava a guardare le sue pareti.
Mi diceva-: guarda questo quadro, Guttuso l’ha dipinto a casa nostra, e poi questo De Chirico, francamente preferisco il suo periodo metafisico e poi non mi era molto simpatico, Mario Mafai e Carrà, guarda che atmosfera….. e mi mostrava queste tele con l’orgoglio di chi questi pittori li ha conosciuti e ne ha seguito la storia. Un vero appassionato di pittura con tanti, davvero tanti quadri, ma non ancora un collezionista.
Suo cognato Alberto Della Ragione, fratello di Gilda, moglie di mio zio Umberto, era invece un vero collezionista, il più grande di arte moderna italiana, cosa per cui aveva avuto l’onore di molte pagine all’interno dei più importanti giornali dell’epoca e me li mostrava con orgoglio. Mi ha invitato più volte ad andare a casa sua, ma io ho sempre trovato una scusa per non andarci, mi spaventava tutta quella cultura! Mi raccontava di quando nel periodo bellico aveva sotterrato una tela di Modigliani in bagno, di quando Guttuso, braccato dalla polizia tedesco-fascista per essere spedito in Germania, si era nascosto nella casa di famiglia per diversi mesi fino alla caduta del fascismo e tanti altri aneddoti di cui non potevo capire l’importanza. A quei tempi, ero preda unicamente dei sentimenti giovanili e mi occupavo solo di non far piangere il mio cuore e quando Alberto è venuto a mancare, ho rimpianto la persona, molto amabile, ma mai la sua collezione.
Dopo molti anni ho cercato invano di vederla a Firenze, città a cui l’aveva lasciata in eredità. Palazzo della Signoria era in ristrutturazione e le sale dedicate alla “Collezione Alberto della Ragione” erano per il momento chiuse. Dopo una chiusura di molti anni, infatti, si doveva arrivare al 2013, il Comune di Firenze ha deciso di inglobare la sua collezione (250 opere), nel Museo del Novecento.
Io che non sono più tornata a Firenze fino al settembre del 2015, in occasione di un viaggio di ricerca, finalmente potei vedere, il 15 settembre, la collezione di Alberto della Ragione.
Potei quindi vedere le opere in parte già conosciute a casa dello zio Umberto Farina e quelle di cui tanto avevo sentito parlare in famiglia. Indescrivibile l’emozione, nel trovarmi di fronte proprio al quadro che Guttuso aveva dipinto, rifugiato in casa dei miei zii. (Cestino con fiaschi- 1942) Conservo ancora un libro per me preziosissimo tra le cui pagine si nasconde la lettera che testimonia quell’episodio.
Tornando al tempo inconsapevole della mia adolescenza e al ricordo dei miei zii, quando sono tornata a casa mia, memore di quel viaggio straordinario sulla scala di una biblioteca, ho comprato “LE MASCHERE NUDE” di Pirandello, e poi tanti e ancora tanti altri libri, l’intera raccolta delle nove sinfonie di Beethoven dirette da Toscanini, seguite da numerosi 33 giri di musica classica e mi chiedo se la mia vita sarebbe stata così com’è se non avessi vissuto quel favoloso mese dagli zii, senza capire nulla di quanto meravigliosamente mi stava accadendo. Ho sempre pensato di avere perso una occasione, ma forse…non è così!
Nadia Farina