Carlotta Rossignoli ha conseguito in anticipo di un anno la laurea in medicina. Ed è finita in un tritacarne inquietante. La sua vicenda è la più commentata degli ultimi giorni (seconda solo, forse, alle manifestazioni di Roma e Milano di sabato scorso).
Chi la attacca sostiene che Carlotta ispiri una narrazione tossica. Dunque, intuisco, è tossico ridurre i tempi di permanenza all’università anche se si è in grado di farlo. Per essere sani, e non tossici, è giusto andare fuori corso, pagare tasse, dissanguare le finanze familiari e finanziare invece meglio l’università.
Se riesci a studiare più e meglio dei tuoi coetanei e compagni di corso, nascondi le tue doti, i tuoi talenti, rimani parcheggiato, vivi nascostamente, perché altrimenti potresti diventare un simbolo, da abbattere ovviamente. Può accadere che se la prendano con te perché non lavori come cameriera per mantenerti, ma invece hai un contratto con una emittente TV locale. Non sembri abbastanza una piccola fiammiferaia, in questo caso riscoprono, e sono ammesse, le battute sulla abbronzatura artificiale, torna di moda il tanto vituperato body shaming.
Qualcuno, fomentato dalla luminare Selvaggia Lucarelli, ha messo in dubbio, che ci si possa laureare in anticipo. E, citando ovviamente anonimi compagni di corso, si è parlato di presunti esami a porte chiuse e mostraci il libretto dei tirocini e via delirando. Illazioni, gogna e linciaggio: fango e nulla più. Contro la sua famiglia (è figlia di un bancario, ma Lucarelli “ha dei dubbi”), rea di averle pagato la retta all’università e averle permesso di viaggiare, e di gioire pubblicamente per i successi della figlia. Contro le dichiarazioni sui social di Carlotta: addirittura ha ammesso di dormire poco, addirittura sostiene di non aver tempo per un fidanzato. Contro le foto dei suoi profili social, contro l’orologio che indossa il giorno della laurea (Lucarelli chiederà anche lo scontrino?).
L’orrore degli orrori sarebbe, in sostanza, celebrare i successi scolastici (alla fine del liceo Carlotta ha ricevuto l’onoreficenza come Alfiere del lavoro dal Presidente della Repubblica) e universitari di una ragazza dotata. Non dobbiamo, non possiamo. Perché se non lo facciamo, risolviamo tutte le tare della scuola, dell’università e della società italiana, a quanto pare.
In realtà Carlotta, come tutti, avrà tempo per scoprire, da medico, le vere patologie italiane. Che non sono il diabete o l’ipertensione, ma il familismo, il nepotismo, le caste chiuse, gli amici degli amici e i figli degli amici. Ha fatto benissimo a laurearsi in anticipo perché, con altissima probabilità, si vedrà scavalcata, e quindi dovrà aspettare, anche quando non dovrebbe, per lasciare spazio agli indolenti, poco dotati, persino stupidi a volte, ma furbi, e con ottime reti, colleghi (magari alcuni tra gli stessi che oggi le lanciano addosso schizzi di fango in anonimato). Ci vorrà pazienza, tenacia, costanza e, ancora più che ora, voglia di resistere e di farcela.
Le auguro questo, di conservare disciplina e ambizione. Nonostante l’Italia, nonostante gli Italiani, nonostante la Lucarelli e i suoi epigoni. Nonostante quel professore, non ricordo più se Preside di Facoltà o Presidente di corso di laurea, che quando chiesi di laurearmi un anno in anticipo (alla fine ci riuscii) mi rispose, con una espressione tra l’irritato e l’assonnato: “A Porcellu’, ma che te devo di’? Che potevi studia’ de men. Che te ne potevi anna a fa n viaggio. Che ne so, in Germania. Nun te piacciono le tedesche?”.
Alessandro Porcelluzzi