Gio. Nov 21st, 2024

I wish I knew how

Desidero sapere come

It would feel to be free

ci si sente ad essere liberi

I wish I could break

Desidero poter rompere

All the chains holdin’ me

tutte le catene che mi stringono

I wish I could say

Desidero poter dire

All the things that I should say

tutte le cose che dovrei dire

Say ‘em loud, say ‘em clear

Dirgliele forte, dirgliele chiaramente

For the whole round world to hear

Perché il mondo intero possa sentire

Queste due strofe appartengono alla famosa canzone “How it feels to be free” interpretata dalla grande cantante Nina Simone nel 1967 e selezionata dal New York Time come “una delle grandi canzoni degli anni Sessanta”:  capolavoro di Billy Taylor, immenso pianista jazz e compositore americano.

Il testo rappresenta un inno alla libertà e per la sua profondità è diventato un messaggio senza tempo. Uno sprone per una società fondata sui diritti di tutti. Nessuno escluso.

Però non bisogna mai abbassare la guardia e dare per scontato che tutto ciò che si è conquistato,  sia ormai acquisito. Non c’è niente di più fragile di un traguardo raggiunto nel nome della libertà. Occorre vigilare sempre affinché non ci sia tolta e non si torni indietro.

Se oggi devo dare un volto ad una paladina dei diritti umani e civili di quegli anni Sessanta in Italia, fucina del nostro delicato mondo moderno, è quello di Adele Faccio, pacifista e appassionata attivista, in opposizione a qualsiasi forma di oppressione e di autoritarismo.

In una società ancora radicalmente maschilista, si è fatta promotrice di soluzioni alternative ad un sistema sociale arretrato e inadeguato, lottando per l’affrancamento delle donne dal “sistema patriarcale”, non solo in opposizione ad una legislazione sfavorevole alla  donna, ma  soprattutto contro una mentalità diffusa che ne ostacolavano espressione e sviluppo autonomi.

Negli anni Settanta, insieme a Marco Pannella, paladino della lotta nonviolenta ed  esponente di spicco del Partito Radicale, ha portato avanti una lunga battaglia per la liberalizzazione dell’aborto.

Già nella metà degli anni Sessanta era iniziata una collaborazione con l’Aied ( Associazione italiana educazione demografica), che poi si è approfondita con la fondazione nel 1973 del Cisa ( Centro informazione Sterilizzazione e aborto). Finalmente per le donne era stato creato uno “spazio” di riferimento a cui rivolgersi e in cui trovare ascolto e solidarietà  per essere riconosciute non più come criminali, ma come abitatrici di un dramma.

Con la sua azione di disobbedienza civile, la Faccio ha mostrato la dolorosa piaga del mercato degli aborti clandestini. Una lotta portata avanti insieme a Marco Pannella, Mauro Merlini e una giovane Emma Bonino.

La Faccio ha pagato con il carcere questa sua lotta: 36 giorni nel carcere femminile di Santa Verdiana a Firenze, ma questa esperienza l’ha resa ancora più determinata a portare avanti la sua battaglia nel nome delle donne e con le donne.

Il suo attivismo ha contribuito in modo rilevante alla promulgazione in Parlamento di norme sull’interruzione volontaria di gravidanza, con la legge 194 del 22 maggio del 1978, confermata dai referendum del 1981.

Adele Faccio è stata negli anni Segretario della Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, fondatrice della Lega per i Diritti Sessuali della persona, Presidente della Lega Internazionale per la Difesa dei Diritti Civili e Democratici in Iran, Presidente dell’Associazione Culturale L’Alternativa.

Deputata radicale in Parlamento, Federalista europea, Fondatrice dei Verdi Arcobaleno dal 1976, nel  1990 si è ritirata dalla scena politica per dedicarsi all’Arte e alla Cultura, vivendo tra Roma e Barcellona.

Riconoscendo alla nuova tecnologia un grande potenziale per lo sviluppo della società in senso democratico, culturale e libero, ha dato vita alla Artel Società Telematica senza ricorrere a contributi pubblici, e insieme alla Fondazione Gala-Salvador Dalì di Figueres, ha realizzato la prima edizione digitale dedicata al pittore catalano che è stata presentata nel 1996 al Louvre di Parigi.

Ha continuato ad impegnarsi in quest’ambito con la realizzazione di cd-rom della città di Barcellona e per il Giubileo 2000 anche della città di Roma.

Grande Anima pacifista, appassionata, attivamente generosa, attenta ai cambiamenti, di cui spesso ne è stata paladina, si è sempre impegnata in modo proficuo, con lo sguardo rivolto al futuro.

Vorrei terminare questo mio articolo, dedicato ad una grande donna, con altre due strofe della bellissima canzone di Nina Simone, ma prima  riporto le parole di Johann Wolfgang Von Goethe, perché le conquiste sono sempre in divenire e vanno difese passo dopo passo :

 “La libertà e la vita appartengono a quelli che le conquistano ogni giorno”.

I wish I could share

Desidero poter condividere

All the love that’s in my heart

Tutto l’amore che c’é nel mio cuore

Remove all the bars

rimuovere tutte le barriere

That keep us apart

che ci tengono lontani

I wish you could know

desidero tu possa sapere

What it means to be me

come ci si sente ad essere me

Then you’d see and agree

allora vedresti e saresti d’accordo

That every man should be free

che ogni uomo dovrebbe essere libero

Anna Bruna Gigliotti

Un pensiero su “How it feels to be free”

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