Iside s-velata
Ἐγώ εἰμι πᾶν τὸ γεγονός,
καὶ ὅν, καὶ ἐσόμενον
καὶ τὸν ἐμὸν πέπλον οὐδείς τω θνητὸς
ἀνεκάλυψεν
Ego sum omne quod fuit,
quod est, quod futurum est.
Velum meum nemo mortalium
rilevavit.
“Io sono tutto ciò che è stato, che è e che sarà, e nessun mortale mai sollevò il mio peplo”
(Su Iside e Osiride- Plutarco- Moralia))
Io sono la genitrice dell’Universo
La sovrana di tutti gli elementi,
l’origine prima dei secoli,
la totalità dei poteri divini,
la regina degli spiriti, la prima dei celesti;
l’immagine unica
di tutte le divinità maschili e femminili:
sono io che governo
col ceppo del capo
le vette luminose della volta celeste
i salutiferi venti del mare,
i desolati silenzi degli inferi.
Indivisibile è la mia essenza[…]
( Iside Regina- Apuleio, Metamorfosi)
Cito due importanti opere, dedicate alla dea egizia Iside, la prima di Plutarco di Cheronea, scrittore, filosofo, sacerdote greco, vissuto sotto l’Impero romano (48/ 127 d.C);
Plutarco dedicò il lavoro a Clea, sacerdotessa di Delfi, donna colta e intelligente con cui discuteva di religione e di filosofia.
La seconda di Apuleio, scrittore, filosofo, retore romano (125/170 d.C.).
Ambedue furono fortemente influenzati dalla filosofia di Platone.
Ambedue legati al culto di Iside.
Questa divinità egizia, il cui nome in geroglifico è rappresentato da un trono, originariamente simbolo di regalità, nell’Antico Egitto era venerata come dea della magia, della fertilità e della maternità.
La sua figura era associata alla costellazione della Vergine.
Iside mantenne nel tempo un grande potere magico sia in Egitto che, in seguito, nel mondo greco e romano. Il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo a partire dal III sec. a.C.
Il mito le riconosce poteri esoterici e magici in quanto ricompose il corpo dello sposo-fratello Osiride, smembrato da Seth, riportandolo in vita.
Tanti erano i luoghi di culto dedicati a questa divinità. In tutto l’Impero si ritrovavano simboli della Dea su gioielli, fermagli, anelli. Molti furono gli imperatori a Lei devoti e dediti al culto isiaco: Claudio, Nerone, Vespasiano, Adriano, Commodo, Caracalla, sotto il cui impero il culto isiaco raggiunse il suo apogeo.
Quando il Cristianesimo divenne la religione di Stato (editto di Tessalonica, 380 d.C), il culto della Dea cadde in disgrazia. Ma non scomparve la sua voce.
La sua presenza fu molto forte anche in Campania.
Uno scavo effettuato nel 1764 a Pompei, restituì un tempio quasi intatto nella decorazione e negli arredi. Il suo culto era molto diffuso specie tra i ceti bassi di Pompei, proprio per il messaggio di speranza della vita dopo la morte.
Lo stesso Mozart, che visitò Pompei nel 1770, ne rimase fortemente colpito, tanto che gli fu fonte di ispirazione per le scenografie del Flauto Magico del 1791, a Vienna.
Oggi la presenza di Iside si sente ancora in alcuni riti. Nella provincia di Salerno , a Pollica, il 2 luglio , in occasione della Madonna delle Grazie, si svolge la processione delle “cente”, piccole barche che vengono portate in testa da donne scalze che intonano canti devozionali. Una processione simile esisteva già nell’Antico Egitto: Navigium Isidis, ovvero la Nave di Iside.
Era una processione in onore di Iside: una barca ornata di fiori sfilava in corteo alla presenza delle sacerdotesse. Ad Acciaroli nella seconda domenica di agosto, la statua della Madonna viene portata in processione in barca, seguono il corteo dei fedeli coi ceri accesi.
Ceri come simbolo di Resurrezione.
Oggi eccola di nuovo in tutto il suo velato splendore la nostra Dea: Iside è il nome dell’opera di Salvatore Iodice, dipinta a Napoli sulla parete di un edificio in via Emanuele De Deo, ai Quartieri Spagnoli, con la collaborazione del fotografo Sergio Siano. Come sempre è avvenuto, l’intento è quello di onorare la potenza creatrice della Donna. La Natura che si vela per non svelarsi agli occhi umani. La Sapienza irraggiungibile ed eterna.
Ad ispirare l’artista la magnifica statua della cappella Sansevero, commissionata dal Principe Raimondo De Sagro a Raimondo Corradini nel 1752. La statua che porta il nome di Pudicizia fu dedicata alla madre del nobile napoletano, morta quando il principe aveva poco più di un anno.
Il bellissimo corpo velato l’avvicina senza dubbio alla nostra Dea Iside, come simbolo di fecondità e maternità. Nell’iconografia greca, la Dea veniva rappresentata col capo e il corpo coperti da un velo. Prima che la cappella fosse costruita, nello stesso luogo sorgeva un tempio dedicato a Iside, risalente alla Neapolis greca.
Ogni cosa magicamente torna al suo posto.
L’eterno fiato del sacro e della magia soffia attraverso i secoli e ci ricopre del suo velo. Svelandosi.
Anna Bruna Gigliotti