Con Friedrich, la realtà e l’irrealtà, si confondono, entrano l’una nell’altra. E’ forse per questo che nel mondo immaginario dove tutto è possibile, ha voluto incontrarmi in una sua tela ?
Sono sotto altissimi alberi, vedo un orizzonte lontano, la luce è quella della sera. Due figure. Una sono io e l’altra è il Maestro.
Perché ha voluto parlarmi in un luogo così onirico?
Volevo che comprendesse nell’essenza, l’essere niente di fronte alla natura, volevo che si immergesse nel bosco e sentisse che gli alti e slanciati abeti sempreverdi sono sorti dalla polvere, che sentisse quanto il finire del giorno fosse il limite del tempo umano, volevo che toccasse la terra senza sentirne l’odore e le asperità, ma senza la quale non v’è appoggio, e che con la visione dell’orizzonte entrasse nel mistero della eternità.
La ringrazio per questa esperienza unica e prodigiosa, ma basta guardare tutta la sua opera per accorgersi di quanto il simbolismo sia fondamentale nella sua pittura.
Nel tempo in cui lei vive forse, ma i miei contemporanei non mi hanno compreso. Non sono riuscito a toccare il loro cuore dove invece il sentimento avrebbe dovuto prevalere sul ragionamento. Ho avuto è vero, tra i miei collezionisti, lo zar Nicola I e il re Guglielmo III di Prussia..
E le pare poco?
Giudichi lei. Sono stato nominato professore dell’Accademia di Dresda senza l’obbligo di insegnare, gli accademici mi hanno considerato poco o niente, hanno detto di me che ero un mistico. Nulla di più sbagliato. Hanno detto che la mia capacità di raccontare il vero non aveva contenuto e che la mia pittura con la ricerca dei simboli, era un esercizio per la fantasia. Non hanno capito che la natura nella mia pittura, era solo un tramite per raccontare che il divino è in ogni luogo e la presenza di Dio è anche in un granellino di sabbia. Pensi che una volta ho rappresentato Dio in un canneto. Mi hanno contestato, sostenendo che la natura non ha bisogno di simboli perché parla per se stessa e può immaginare allora, cosa non mi hanno detto quando ho dipinto un paesaggio come pala d’altare.
Eppure non ha tradito le sue idee e ha proseguito sulla sua strada. Ma da dove nasce questo suo senso del divino?
Forse l’educazione pietistica che ho ricevuto, forse una malinconia connaturata in me, ma non posso negare che sul mio carattere, sulla mia anima e su tutta la mia opera, non abbiano influito la perdita di mia madre, di due sorelle, e soprattutto il sacrificio di mio fratello, annegato tragicamente per salvare la mia vita, quando si è rotta la lastra di ghiaccio su cui pattinavo.
Vuol dire che ha trasformato il dolore in stato di grazia?
Il dolore è capace di gettarti all’inferno o elevarti al cielo. Io ho scelto di avvicinarmi al cielo ed è per questo che ho dipinto così tante volte l’orizzonte e il succedersi del tempo – l’aurora, il meriggio, il chiarore della luna.. Dio ha regalato agli uomini luci reali eppure soprannaturali che si alternano e si susseguono all’infinito. Io li ho semplicemente trasposti sulla tela con i miei pennelli, per ricordare che in quell’’infinito, Dio è sempre presente, per non farti sentire solo nella più grande solitudine.
Mi chiedo se esista qualcosa per lei, che non abbia valore simbolico
La realtà cammina insieme ai simboli. Siamo circondati dalla natura che è una grande mediatrice fra l’uomo e Dio. Apriamo e chiudiamo gli occhi insieme al sole e tutto questo è simbolo della vita stessa dell’uomo, quindi della sua realtà.
A proposito di simboli, leggendo la sua biografia, ho scoperto una notizia di per sé irrilevante. Suo padre era fabbricante di sapone e di candele. Per quanto possa sembrarle assurdo io la immagino ragazzino mentre si stupisce di fronte ad una candela che si consuma con il fuoco e ad un sapone che lentamente si scioglie con l’acqua.
No, non è assurdo. L’acqua e il fuoco sono due degli elementi fondamentali della natura. Il fuoco arde divampa consuma. L’acqua scivolando, passa senza mai essere la stessa. Non sono forse questi dei simboli? Ho guardato intensamente alle cose della vita e vissuto l’arte da sempre, sentendola come imitazione della creazione con l’umiltà e la devozione dell’essere cristiano.
Maestro, lei come nessuno ha raggiunto il sublime e portato l’uomo nell’infinito. Oggi che abbiamo travalicato spazio e tempo, cosa sente di aggiungere?
Posso leggerle ciò che ho scritto tempo fa: “ E’ l’uomo che domina il tempo? O è il tempo a dominare l’uomo? […] Ogni epoca ha i propri limiti, e anche l’uomo più geniale non può superare il traguardo del tempo; e se anche è riuscito a oltrepassare quei limiti, i contemporanei non l’hanno assolutamente riconosciuto o sono addirittura giunti a dichiararlo folle, e solo i posteri hanno preso coscienza dei suoi meriti. “- Non dimentichi di scriverlo nella sua intervista. Lo ricordi ai suoi contemporanei, perché anche loro avranno dei posteri!
Fra alterne fortune, amato da alcuni, incompreso da molti, Caspar David Friedrich si ammalerà e vivrà dimenticato fino alla morte. Per pagare il suo funerale la famiglia dovette vendere molte cose di casa. Tante, troppe sue opere sono andate perse o distrutte.
Nadia Farina
Racconto tratto dal libro “-Parole oltre il tempo- di Nadia Farina