Julian Assange rischia 175 anni in un carcere di massima sicurezza. Dall’11 aprile 2019 è incarcerato nel Regno Unito presso la Prigione Belmars. Da tempo gli Stati Uniti chiedono la sua estradizione per poterlo processare nel Nuovo Continente, nonostante lui sia australiano. Ma chi è Julian Paul Assange? E soprattutto: cosa ha fatto di tanto grave per rischiare una condanna così eclatante? Assange è un giornalista, programmatore e attivista australiano, cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks e, il suo unico reato commesso, è stato quello di aver fatto il proprio dovere nei confronti di un Paese che non accetta la libertà di stampa. Assange, infatti, ha rivelato al mondo notizie sottoposte a segreto di Stato che riguardano molti crimini di guerra commessi in diversi conflitti bellici, ma purtroppo per lui, tra i fatti riportati durante la sua vita professionale, ci sono anche aneddoti che riguardano gli Stati Uniti d’America. Tra questi troviamo i documenti che concernano le torture subite dai prigionieri della guerra in Iraq da parte dei soldati Americani e, sempre in merito allo stesso conflitto, ha fornito all’ONU prove su 151.000 civili morti in modo violento (per non dire barbarico) nonostante il fatto che queste persone, col terrorismo, non avessero nulla a che fare. L’accusa da parte del governo Statunitense nei confronti del giornalista, invece, è quella di aver rivelato al mondo notizie che erano, appunto, protette dal segreto di Stato. Il paradosso di questa vicenda è che gli assassini che hanno commesso questi crimini di guerra, non hanno fatto neppure un giorno di prigione, mentre il giornalista Assange rischia l’ergastolo in un carcere di massima sicurezza, dove di solito vengono reclusi personaggi che si sono macchiati di colpe inqualificabili. Pertanto non possiamo esimerci dal formularci una elementare domanda: ma se uno Stato chiude gli occhi di fronte a crimini che hanno commesso i suoi incaricati e, allo stesso tempo, perseguita chi ha rivelato al mondo tali atrocità, il Paese in cui avviene tale paradosso è veramente libero e democratico?
L’accanimento da parte degli Stati Uniti nei confronti Julian Paul Assange, assomiglia molto più ad un atto deliberatamente intimidatorio verso la Stampa, piuttosto che alla necessità di far rispettare una legge che, a dirla tutta, già in sé infonde una certa perplessità. Razionalmente, la richiesta di estradizione di Assange da parte degli Stati Uniti e la volontà di processarlo con accuse così gravi, dà l’idea che si tratti di una vera e propria azione punitiva volta al fine di dissuadere la stampa dal denunciare atti criminali concernenti un potere dominante.
La libera informazione è la linfa necessaria da cui qualsiasi forma di democrazia trae nutrimento vitale. Julian Paul Assange, attraverso WikiLeaks, l’organizzazione internazionale senza scopo di lucro da lui istituita, è l’arteria principale che irrora l’intero mondo libero. Questo giornalista è un’icona, un faro! Incarcerarlo in un penitenziario di massima sicurezza equivale ad imprigionare l’intera Stampa indipendente o quanto meno a quel po’ che di essa ne rimane.
Antimo Pappadia