Gio. Nov 21st, 2024

Lo incontro nel suo studio in cui, in un ordinato disordine si affastellano tele bianche, fogli da disegno in attesa di colori di ogni tipo e poi dipinti, collage, fiori di seta, frutta essiccata al sole, zucche, zucchette, melograni… e oggetti, dal giocattolo di latta a piccole cose preziose, tutti con lo stesso basico valore. In uno stridente contrasto, da un televisore lontano mi arrivano suoni di sirene e boati di esplosioni . Gli chiedo se posso entrare, se mi concede un’intervista. 

  • A che pro’?  
  • Ho bisogno… 
  •  Bisogno?  
  • Sì, ho bisogno di conoscere i pensieri di un artista in tempi di guerra 
  • I miei pensieri contano poco. Quello che invece li avvolge, i miei pensieri, sono quelli della gente che soffre…  
  • E’ proprio questo che voglio sapere da lei. Come si rapporta l’arte con la sofferenza, con il dolore? Cosa spinge un artista a prendere un pennello, una matita. Sente ancora l’utilità del suo fare?… 
  • Un attimo! Quante domande! E ciascuna ha una risposta diversa. 
  • E allora cominciamo con la prima, come si rapporta l’arte  
  • La fermo subito: l’arte o l’artista? Perché l’arte spinge fuori dalla mente e dal cuore con forza, la sua verità, vuole raccontarsi, ma l’artista che è un uomo si pone il problema della responsabilità. Si chiede se è giusto portarla fuori questa verità, si chiede se è giusto che aggiunga male al male con le immagini o con le parole che sgorgherebbero con facilità, ma anche con ferocia, dalle sue mani o dalla sua testa. Allora si impone il silenzio. Soprattutto quando è un artista che cerca di raccontare bellezza di sentimenti e di luoghi, atmosfere gioiose e rasserenanti, ma poi, rendendosi conto che non può far finta di nulla, che non è un novello Ponzio Pilato, raccoglie le più intime forze nascoste nella profondità del suo essere e ricomincia a scrivere, a disegnare a dipingere a scolpire. 
  • Quindi a spingere l’artista a lavorare è ancora una volta l’ispirazione, anche se nata dal dolore, dalla sofferenza?  
  • Vede, come ho già avuto occasione di dire, L’ispirazione è un attimo, un profumo raccolto con le mani, l’impossibile che attraversa la mente e la conquista è un momento di estasi e di follia insieme. Nel momento in cui si fondono ispirazione e creazione,  nasce il miracolo dell’anima. Ed è per queste ed altre misteriose ragioni che l’ispirazione non si può fermare, qualunque cosa racconti. Credo ancora che sia quel sottile desiderio che porta lontano col pensiero e vicinissimo alla mano che vuole trasformare questo pensiero. E’ una acquolina che non sai e non puoi definire, è qualcosa che ti solleva dalla terra ma alla terra ti tiene ancorato, è una nave in balia delle onde eppure ancorata alla bitta di un porto sicuro. Questa è l’arte e tanto altro ancora e non può fermare la sua spinta, il suo cammino verso il mondo esteriore.  
    Mi scusi mi sono accorto di essere andato oltre… 
  • Ma L’arte! Ha ancora un senso fare,  parlare, vivere d’arte? Ha ancora un senso, in un mondo in cui il denaro, foriero di ogni dissapore, di ogni tragedia, di ogni guerra,  sembra essere l’unico scopo della vita di un mondo di folli? L’arte, ha ancora un posto,  una nicchia in cui rifugiarsi e dare rifugio alle angosce del cuore e della mente?  
  •  L’arte come una preghiera, si eleva al cielo e chiede giustizia per l’uomo che crede in un diverso possibile esistere, e come una preghiera è detta anche per chi non crede. Deve pur esserci nell’arte un valore assoluto se tanti hanno sofferto per comunicarla, se tanti hanno speso la loro vita alla ricerca di una possibile verità, quella che si nasconde tra le parole di un libro, tra i colori di un quadro, tra le linee di un disegno.  Una ragione deve pur esserci se per l’arte un artista dimentica di bere o di mangiare, rifiuta il sonno ristoratore alla ricerca di un colore, quello, non un altro; una parola, quella, non un’altra. 
    Sarebbe più facile per lui, ma non più felice, se riuscisse ad accettare l’impossibile compromesso con sé stesso, se riuscisse a fingere di accontentarsi, se sapesse non vedere. L’arte va rispettata come un bambino innocente, solo così l’uomo potrà farla tornare nella sua vita, solo così, gli potrà restituire onore e dignità.  
  • Un ultima cosa, mi dica della bellezza e della terribilità nell’arte 
  • Ma chi definisce la bellezza?  Chi può dire che cosa è bello e cosa no? L’arte dovrebbe essere armonica per essere bella, eppure non sempre ciò che definiamo armonico è anche bello, l’arte è espressione di un sentimento, di un pensiero, di un concetto?  L’arte corrisponde alla facilità della mano, al pensiero elevato? Eppure non sempre la facilità di mano corrisponde ad un pensiero elevato, così come il pensiero elevato non sempre corrisponde al talento della mano. La bellezza, come si sa, non è un concetto assoluto, risponde come la verità, al pensiero relativo, basta ricordare che esiste il molteplice punto di vista. 
    La terribilità nell’arte come nella vita, attira le persone con una maggiore attenzione, quasi a voler diversificare chi fruisce dell’arte e chi vive.  La terribilità intesa come espressione artistica, è definita Grande perché arriva in modo più diretto, quasi a toccare fisicamente, ed ecco allora, che nel panorama artistico, sbocciano opere che raccontano con crudezza la realtà di avvenimenti tali o presunti tali. Ma quando l’arte è posseduta dalla verità, riesce a trasformare qualunque dolore in poesia.  
    Una volta feci un sogno: L’Arte, una strana figura evanescente, mi parlava e mi sussurrava:  
    Se saprai cantare il male senza farmi troppo male, ti chiamerò poeta.  
  • Allora continuerà a raccontare questo mondo, nel bene e nel male? 
  • Credo di sì, proverò ad ascoltare il sussurro di un sogno.  

Nadia Farina 

(La foto è di un’opera di Nadia Farina- Mururoa-)

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