Gio. Nov 21st, 2024

Ieri, sabato 19 febbraio, in piazza Martiri a Reggio Emilia, la consueta protesta contro la Tessera Verde e l’obbligo vaccinale ha visto sul palco personalità di spicco sia del mondo  dell’arte, sia di quello medico e giuridico.

Alla manifestazione dal titolo emblematico: “La scienza ci salverà”  hanno partecipato, tra i tanti, Daniele Giovanardi (medico),  Alberto Donzelli (medico e fondatore di –Allineare salute e sanità-), Paola Soragni (avvocatessa e consigliera comunale del comune di Reggio Emilia) e Povia (artista e cantautore).

Il dottor Giovanardi tra i vari argomenti trattati ha sottolineato il paradosso (tutto italiano) secondo cui un dipendente dell’azienda AUSL,  anche dopo essere guarito dal covid19, non può comunque rientrare in forza lavoro se non si sottopone prima all’obbligo vaccinale. Il paradosso diventa ancora più evidente nel momento in cui si esamina la metafora che ci hanno raccontato sin dall’inizio della pandemia, e cioè, che ci troviamo, nostro malgrado, nel bel mezzo di “una guerra” contro un nuovo coronavirus e il linguaggio bellico utilizzato rende l’allegoria ancora più calzante. I dubbi però nascono in merito alle strategie utilizzate per combatterlo… In effetti, sempre metaforicamente parlando, andare in guerra contro un nemico terribile, subdolo e invisibile e, allo stesso tempo, tenere dei soldati esperti equipaggiati con le migliori delle armature lontani dai campi di battaglia, significa: o che i “generali” la guerra la vogliono  perdere, oppure che si vogliano raggiungere  finalità politiche diverse dalla vittoria sul campo.

Particolarmente avvincente è stato il discorso della avvocatessa Paola Soragni.  Palesemente emozionata la Soragni ha espresso tutto il suo rammarico per il fatto che, dal 15 di febbraio, a causa dell’obbligo vaccinale dei cinquantenni, lei non può più recarsi in Tribunale venendo così di fatto privata del diritto-dovere di accompagnare fisicamente un suo cliente in un momento  delicato. Una violenza ingiustificabile che va, secondo l’avvocato, a minare non solo  il rapporto di fiducia che c’è tra professionista e cliente, ma trasgredisce anche l’indispensabile sostegno  che un avvocato deve fornire   a chi ha subito una possibile ingiustizia.  Paola Soragni ha, inoltre, espresso solidarietà nei confronti di coloro i quali sono stati sospesi dal proprio posto di lavoro a causa di leggi ingiuste e discriminatorie. “Io sono fortunata –ha asserito con voce commossa- perché nonostante il disagio posso lavorare, mentre in questo momento ci sono persone che in seguito ad una scelta legittima sono state declassate a “NON CITTADINI”  e privati dei principali diritti costituzionali”

Antimo Pappadia

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