Lun. Nov 25th, 2024

Se fossi un uccello,
canterei con la gola arrochita
questa terra battuta dalle tempeste,
questi fiumi vorticosi gonfi della nostra collera,
questo vento furioso che soffia incessante,
e l’alba dolcissima che si fa strada tra i boschi…
– poi morirei
e anche le piume si decomporrebbero nella terra.
Perché i miei occhi sono sempre colmi di lacrime?
Perché io ho per questa terra un amore profondo.

Questi versi appartengono alla poesia “Io amo questa terra” del poeta  cinese Ai Qing, pseudonimo di Chang Haich’eng, considerato uno dei maggiori letterati cinesi contemporanei.  Nato il 27 marzo 1910 in una famiglia benestante, riceve un’ottima educazione. In Cina studia pittura e a 18 anni si trasferisce a Parigi e qui scopre la poesia di Rimbaud, Apollinaire, Majakoskij. Nel 1932 torna in patria e inizia a scrivere descrivendo la miseria del suo popolo. Nel 1937 partecipa alla Rivoluzione Popolare di Liberazione e conosce Mao Zedong. Divenuto delegato del suo Paese, viaggia in Unione Sovietica e in America Latina.

Presto però viene accusato di occidentalismo e condannato al confino per venti anni in un campo di rieducazione militare con la sua famiglia.

 Ai Qing,  durante la prigionia, colpito dalle pagine del Vangelo sulla Passione di Cristo,  si domanda:

 “Non siamo stati tutti

  nel nostro tempo

  inchiodati sulla croce?”

Il poeta rientrerà a Pechino nel 1979 e riprenderà a pubblicare poesie. Nel 1979 viaggerà per l’Europa, visitando più volte l’Italia.

Poeta della campagna e degli spazi aperti, sa raccontare l’Anima del suo popolo: affaticata, dolente, antica. Poesia e Pittura si intrecceranno.

Gli studi pittorici infatti gli daranno una linfa vivifica per esprimere ancor più potentemente le sue emozioni . Scriverà:– Il poeta e il pittore  hanno analoghi occhi che attraverso la finestra dello spirito esplorano con l’arte l’Universo. Colori e linguaggio. Il poeta deve armonizzare il linguaggio nella mente come il pittore armonizza i colori sulla tavolozza-

Un filo, un destino lega Ai Qing ad uno dei suoi cinque figli, Ai Weiwei, l’artista e designer cinese dissidente che, con le sue opere, ha sfidato il governo, denunciando le storture del capitalismo. Nato a Pechino nel 1957, si trasferisce a New York nel 1981 e qui si innamora dell’arte concettuale di Marcel Duchamp e della Pop Art di Andy Warhol. Tornato in patria, a causa della malattia del padre, pubblica tre libri,- Black Cover Book, White Cover Book, Gray Cover Book- in cui evidenzia come, a causa del capitalismo e del consumismo, in Cina stia scomparendo l’antico patrimonio culturale e artistico. Le sue performance destano scandalo, come quella del 1995, “Dropping a Han Dinasy Urn”, in cui, vestito da operaio cinese, lascia cadere per terra un’urna cineraria vecchia di 2000  anni. Tante e famose sono le sue installazioni attraverso cui denuncia l’omologazione imposta dal sistema capitalistico.

Per le sue continue provocazioni e critiche al governo, attraverso il suo blog, aperto ne 2005 e che diventa un potente mezzo di denuncia delle scelte governative, nel 2008 viene interrogato e malmenato dalla polizia. Il suo blog oscurato. Non si arrende e crea un’incredibile opera:

Snake Bag, un enorme serpente fatto di zaini scolastici. Fonte di ispirazione il terremoto del 2008 con  il crollo di molte scuole, costruite senza criteri di sicurezza,  che aveva causato molte giovani vittime. Per questo terribile disastro punta il dito contro le autorità.

Nel 2010 Ai Weiwei  crea la seminale opera, famosa in tutto il mondo, “Sunflower Seeds”.

Nel 2011 la Tate Modern di Londra ospita l’istallazione: il pavimento della sala è invaso da 100 milioni di semi di porcellana decorata a mano, secondo la tradizione cinese.

 Prima della Rivoluzione cinese, questo materiale era molto usato in Cina. I semi rappresentano l’unicità dell’individuo contro la massificazione.

Un’opera apparentemente semplice ma altamente simbolica e di grande impatto culturale.

Molti sono gli artisti che in Cina lottano conto la massificazione, ricercando radici e tradizioni.

Voglio terminare questo mio articolo, che avrà un seguito nel prossimo numero de L’Iintelligente, quando verrà presentato un altro straordinario artista dissidente, Badiucao, con una frase dello stesso Ai Weiwei , cui seguirà un’altra meravigliosa poesia di Ai Qing “L’eco” da “Bandito e poeta”:

 -Se una nazione non affronta il suo passato, essa non ha futuro– ( Ai Weiwei)

L’ECO

Si nasconde nelle valli
si leva sulle montagne

tu non ti curi di lei
lei non si cura di te

tu la chiami, lei ti chiama
tu la insulti, lei ti insulta

e per quanto possiate litigare
è sempre lei che ha l’ultima parola

da “Bandito e poeta” di Ai Qing.

Anna Bruna Gigliotti

2 pensiero su “Sunflower Seeds”
  1. Articolo ben impostato ed esaustivo pur nella sua dovuta brevita`. L’autrice presenta con semplicita` e chiarezza le difficolta`, le vessazioni e le sofferenze che il poeta ha dovuto coraggiosamente affrontare per amore della sua patria e per difendere e propagare le sue idee.

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