Il mio primo trafugamento di madre
avvenne in una notte d’estate
quando un pazzo mi prese
mi adagiò sopra l’erba
e mi fece concepire un figlio.
O mai la luna gridò così tanto
contro le stelle offese,
e mai gridarono tanto i miei visceri,
né il Signore volse mai il capo all’indietro,
come in quell’istante preciso
vedendo la mia verginità di madre
offesa dentro a un ludibrio.
A voi, mie benedette, care, amiche, sorelle, figlie, madri. A voi che coraggiosamente attraversate il dolore col passo della tigre ferita, ma mai vinta. A voi tutte dedico la poesia di Alda Merini “ Il mio primo trafugamento di madre” da “La Terra Santa”, di cui ho riportato la prima parte, in apertura del mio articolo.
E’ noto a tutti che Alda Giuseppina Angela Merini, meglio nota come Alda Merini, è stata una poetessa, aforista e scrittrice italiana. La più grande, la più amata.
Sul tema della violenza di genere si sono espresse in modo eccelso molte delle nostre più apprezzate poetesse e scrittrici che, come donne, riescono a immedesimarsi nel dolore di altre, raccontandolo nelle pagine di un libro o cantandolo nei versi di una lirica. Una per tutte Dacia Maraini, una delle scrittrici italiane più famose e premiate al mondo: 1990 col Premio Campiello per La lunga vita di Marianna Ucria; nel 1999 col Premio Strega per Buio. Nel 2011 ha ricevuto il prestigioso Man Booker Prize .
In “ L’amore rubato ”- 2012 ed. Rizzoli- affronta questa terribile problematica attraverso otto storie di donne, tratte dalla cronaca di tutti i giorni. Alcune di queste sono vittime di uomini che appaiono gentili, colti, professionisti stimati, ma che poi si trasformano in carnefici senza pietà.
Per esempio, nel racconto “ La sposa segreta” , la violenza avviene con raffinata e sofisticata preparazione da parte di un padre ai danni delle proprie due figlie bambine. L’uomo seduce e non violenta, illude e non picchia, prima la più grande e in seguito la minore. Questi atti di possesso scellerato avranno conseguenze devastanti, a livello psicologico, per le due sorelle. Non troveranno la forza di riscattarsi dal dolore dello stupro, ma butteranno via le loro fragili esistenze.
Nel racconto “ Lo stupratore premuroso” , un uomo gentile con la divisa di ferroviere si offre di accompagnare una giovane donna che ha perso il treno.
Le intenzioni dell’uomo sono però di tutt’altra natura, tanto che presto si sveleranno. La giovane infatti sarà condotta in campagna e, sotto minaccia di una pistola, sarà violentata. L’uomo, alla fine del suo raptus, la riaccompagna tranquillizzandola, affermando che in fondo ciò che è successo è piaciuto anche a lei.
Nella storia, “ Bambina Venezia”, la protagonista è una bambina molto desiderata che diventa pupilla di un padre che, complice sua moglie, la considera una piccola diva ed è orgoglioso di mostrare agli altri quanto la figlia sia bella e seduttiva.
La piccola, ingabbiata nello stereotipo di una Barbie attraente, dolce e docile, quando subirà un rapimento, non saprà difendersi.
Secondo la Maraini questi atti scelerati contro le donne hanno una matrice culturale. Non si tratta, per la scrittrice, di violenza degli uomini sulle donne, bensì di una cultura sull’altra. Due culture, quella androcentrica e quella del cambiamento, si scontrano. L’una continua a vedere la donna come un essere da proteggere e dominare, la seconda mette maschile e femminile sullo stesso piano e in continua evoluzione. Quelli che non si adeguano si chiudono in sé stessi, ristagnano nelle loro convinzioni, contribuendo alla nascita di stereotipi e alla formazione di patologie .
Anche molte donne non ne sono escluse e contribuiscono alla cristallizzazione di queste convinzioni, come si evince dal racconto che narra di uno stupro di gruppo: Cronaca di una violenza di gruppo.
La ragazza è vittima due volte: di quelli che l’hanno abusata e di alcune donne che l’accusano di averli provocati e urlano contro la giustizia che li vorrebbe condannare.
Senza voler passare per “bacchettona e all’antica” penso che l’influenza dei mass-media è pessima. Basta “sfogliare” un po’ di programmi televisivi di intrattenimento per rendersi conto che il talento si ricerca più negli attributi fisici che nella vera inclinazione artistica.
Per non parlare poi del Sessismo linguistico che accredita stereotipi di ogni genere e quasi sempre ai danni del gentil sesso – per usarne uno ormai accolto come sinonimo di genere femminile-.
Di sessismo linguistico ne ha scritto tanto Stefano Bartezzaghi, giornalista, scrittore e semiologo milanese, esperto in enigmistica. Nel suo libro” Non se ne può più”, mette a confronto termini declinati al maschile o al femminile. Per esempio: il cortigiano/ la cortigiana; un uomo di strada/ una donna di strada; un massaggiatore/ una massaggiatrice; un uomo allegro/ una donna allegra… e così via. Dall’accostamento dei due termini si evince il significato sessista di quello volto al femminile. Ormai ci siamo abituati ad accettare frasi di questo tipo: Sei una donna con le palle, Dovresti essere contenta che ti guardano; Te la sei cercata; Lascia stare che sono cose da maschi; Piangi come una femminuccia – un rimprovero molto comune che vuole colpire il maschio, ma che offende la femmina-
Un sessismo benevolo che colpisce e umilia le donne.
Dal libro del Bartezzaghi Paola Cortellesi, nota attrice e sceneggiatrice italiana, ne ha tratto un interessante monologo che ha recitato nella Cerimonia di apertura del David di Donatello del 2018, a sostegno delle denunce delle donne contro le discriminazioni e le molestie sul lavoro.
Vi invito, care amiche e illuminati amici, a visionare il video su youtube, per riflettere, sorridendo, su parole e frasi di questo “benevolo lessico sessista”.
Voglio terminare questo mio articolo dedicato alle donne, nella ricorrenza
della “ Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, 25 novembre, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, con il prosieguo della poesia della Merini, con cui ho aperto il mio articolo.
Il mio primo trafugamento di donna
avvenne in un angolo oscuro
sotto il calore impetuoso del sesso,
ma nacque una bimba gentile
con un sorriso dolcissimo
e tutto fu perdonato.
Ma io non perdonerò mai
e quel bimbo mi fu tolto dal grembo
e affidato a mani più « sante »,
ma fui io ad essere oltraggiata,
io che salii sopra i cieli
per avere concepito una genesi.
Anna Bruna Gigliotti
Brava , Bruna. Riesci in poche righe a sintetizzare con chiarezza argomenti importanti e,in questo caso purtroppo, ancora attuale.