La destra che piace alla sinistra, ovvero Giorgetti, lancia la proposta di Draghi al Quirinale. Da là, ci dice il vate della Lega in doppiopetto, dal Colle più alto, Draghi continuerà a guidare la nave.
Carlo Verdelli, ex direttore di Repubblica, si esalta, si spella le mani. E aggiunge, caso mai qualcuno avesse da ridire, che anche se la Costituzione prevede altro, chi se ne frega. È davvero interessante perché siamo a un passaggio cruciale.
L’Italia è fatta così: cambia equilibrio e perimetro delle, e tra le, istituzioni senza battere ciglio.
È già successo nel 1992, con la magistratura che sconfinava, anche allora tra applausi e monetine e cappi sventolati, e addomesticava in via definitiva il Parlamento. Ne seguì il progressivo sbilanciamento a favore dell’esecutivo.
Di cui però ci si accorgeva, viva l’indipendenza della informazione, solo con Berlusconi presidente del Consiglio. Quando invece governava il centrosinistra, tutto ok. È successo nuovamente nel passaggio da Renzi ai suoi successori: demonio l’uno, chierichetti tutti gli altri.
La pandemia ha in effetti dimostrato la propria potenza: tra stato di emergenza e decretazione a iosa, Conte prima e Draghi poi hanno determinato un salto ulteriore.
Il semipresidenzialismo non dichiarato della Seconda Repubblica sta per diventare il Presidenzialismo non dichiarato della Terza.
Perché qua si cambia repubblica senza nemmeno, non dico riscrivere, ma almeno modificare la Costituzione. Il vecchio semipresidenzialismo di fatto era già una forzatura. L’imminente presidenzialismo di fatto ci conduce a un esito piuttosto intrigante.
Perché normalmente i presidenzialismi hanno molti, moltissimi contrappesi. In Italia invece avrebbe (usiamo il condizionale solo perché l’ottimismo fa sperare sia ancora evitabile) una fisionomia certamente non da Nord del mondo.
Un presidenzialismo non dichiarato porta l’Italia dritta dritta al Sud America. Anzi di più: alla torsione impressa alle instabili democrazie sudamericane nelle ultime presidenze.
Intrigante che Giorgetti e Verdelli, la Lega “seria” e la sinistra liberal, stiano tifando per un esito alla Bolsonaro.
Ma, tranquilli, non accadrà niente di terribile, perché Giorgetti e Verdelli (e tutti coloro che già esultano per la proposta) sono bravi e buoni e seri e illuminati. Mica come quel brutto, sporco, cattivo, omofobo, machista, razzista (ecc. ecc.) di Bolsonaro.
Alessandro Porcelluzzi