Un giorno di alcuni anni fa, ricevetti un insolito regalo da una persona a me cara. Un souvenir, minuscolo e di buona fattura che a prima vista riproduceva un piccolo castello con annesso un bel praticello verde, una sorta di giardinetto con fiori, aiuole, gradini e quant’altro. Osservatolo meglio fui presa da un insolito incontrollabile entusiasmo, forse dovuto alla mia giovane età e dissi: “Ma… è un cimitero! Ma grazie! quant’è carino!” Mortificatissimo, l’autore di tale insolito dono, mi spiegò che non ci aveva fatto caso che si era trattato di un errore, che l’aveva scambiato per una chiesetta di campagna, che si poteva restituire, ma io risposi secca che il regalo mi piaceva e non intendevo cambiarlo, perché da sempre, io ero e sono, un’appassionata dei cimiteri.
Per me essi sono la testimonianza della fusione tra Spiritualità Arte e Cultura, luoghi misteriosi ma soltanto nell’immaginario collettivo, usati come sfondo paesaggistico in improbabili gotici film dell’orrore, svalutati ovvero non valutati per quello che realmente sono: certo non un luogo di fantasmi e paura, dopo la morte non finiamo certo là, bensì andiamo ben Oltre… ( ma questo è un altro discorso).
Che cosa ha da sempre colpito la mia attenzione, cosa ho sempre visto in una lapide di marmo bianco o anche nero, in tutte quelle statue di angeli e di donne tristi, in abiti neoclassici, in tutte le fontanelle sparse qua e là fra i viali di cipressi e salici, conditi di tutto quell’immenso, meraviglioso verde? Un luogo di pace, di meditazione e di Arte. per cui, per quanto posso, vi condurrò a scoprirne il significato, il fascino, (quello ignoto), quello a cui forse, andando voi come me a trovare in questi luoghi qualche vostro caro, non avete mai fatto caso.
La parola cimitero deriva dal greco: Koimetérion, cioè luogo di riposo). Riposo per chi? Per i corpi senz’anima ( che ripeto è in ben altri luoghi, poi ci arriviamo…) in esso sepolti. E ce ne sono molti di incredibili e meravigliosi, che ho avuto modo di visitare, negli anni passati.
Il primo di una certa rilevanza storica lo visitai con la scuola e ci tornai col fidanzato e amici di allora: il Cimitero Militare polacco di Montecassino, nei pressi della celebre Abbazia, costruito nel 1944 per ospitare i corpi dei soldati, ordinato in file di lapidi, 1052, immerso nella natura con una lunga croce di siepi, un braciere, le aquile bronzee, un viale lunghissimo, d’impatto, infatti è un monumento storico. Un altro cimitero, quello situato nel Villaggio Operaio di Crespi d’Adda, nato nel 1876, che andai con dei conoscenti a visitare di notte, (credeteci pure), con tanto di cancello aperto e una sufficiente incoscienza, ma questo non molto tempo fa: consigliatissimo per provare il giusto brivido condito dalla pallida luce della luna, percorrendo un unico bianco viale fra due filari lunghissimi di alberi a perdita d’occhio sino al suo cancello, ( è all’interno di un bosco) gita da fare possibilmente in compagnia ma energeticamente “ particolare”, un sito ricco di leggende ed aneddoti, patrimonio dell’UNESCO: si tratta di un cimitero di bambini, figli degli operai morti in tenera età, particolare il suo maestoso Mausoleo, toccandolo era caldissimo.
Ancora, il Cimitero Monumentale di Milano, un vero e proprio museo a cielo aperto, ricco di statue, cappellette, con sepolture illustri, ma ciò non è rilevante se non per le leggende ad esso collegate, del resto il ceto sociale non ha alcuna importanza, come recita la famosa “’a livella” del grande Totò ; questo luogo è un’espressione della cultura e letteratura ottocentesca, storica e filosofica, con monumenti funebri di vari stili, (Scapigliatura, Liberty), comprendente il Cimitero Ebraico, ricco di simboli iconografici. Un esempio: una tomba stupenda con la statua di giovane donna morta e languidamente distesa nuda sulla lapide, quella di Maria Rinuccini, che tante polemiche suscitò fra i benpensanti del tempo ma che per la sua insolita e sensuale bellezza, riassume il concetto del binomio Eros-Thànatos, con la scritta: “Non dite ad alcuno perché sono morta”.
Esempi nel mondo: il Père-Lachaise, (cercate le sue immagini sul web) che ospita Oscar Wilde, e quello di Hightgate, rifugio per volpi ed animali, pieno di arbusti e fiori, col famoso Pianoforte in Pietra, il “pianoforte tomba” del pianista classico Henry Thornton; il Cimitero Acattolico di Roma, con la tomba del poeta John Keats e l’iscrizione che fece incidere sulla sua lapide ”Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua”. Ancora in Finlandia, tombe illuminate nel periodo natalizio con tante candele, nella neve, contrasto assai suggestivo… Tutto questo e altro per celebrare la morte.
Ma allora, di tante leggende (e alcune da me toccate con mano e vissute) cosa rimane da pensare? Che nei cimiteri esistono fantasmi e spiriti inquieti? Che in questi luoghi abita il mistero e il dolore? E come si spiegano le leggende e le apparizioni fra i fuochi fatui delle tombe? In un cimitero, non esiste niente di più che non esista già da qualsiasi altra parte, posto e supposto che l’anima viaggi per altri lidi, ma forse, proprio per i simboli ad esso richiamati e che spingono i visitatori ad avere in questo più che in altri luoghi un contatto con l’Aldilà, riscontriamo e amiamo per consuetudine spirituale ritrovare il contatto, la “corrispondenza di amorosi sensi” di foscoliana memoria, la possibilità di meditare più facilmente, di immergerci nella pace e nel silenzio con i nostri ricordi e pensieri e là, allora, fra bellezza, Arte, simboli e Storia, avvengono i “ miracoli”, gli avvistamenti e i fenomeni denominati “paranormali”, ma che altro non sono se non Energie messe in essere dalla nostra Anima, un richiamo, al quale, chi con timore, chi con paura, chi con amore e nostalgia, chi con semplice curiosità, non può resistere: il desiderio di dare forma ad un contatto, travalicare l’invisibile, cristallizzare il “Momentum”, l’Eterno, il Qui e l’Ora.
Daniela Casaburi
“Sesso, età, grado non ha quindi scampo, questo corpo con quel giace indistinto: ignoranza o saver, colpa o virtude una sola vil tomba inghiotte e chiude.”
(U. Foscolo- I Sepolcri)
(Foto di Daniela Casaburi)