La stavano aspettando nella baita su in montagna nascosta tra gli alberi del bosco per festeggiare il suo compleanno.
Egle salì in macchina. Dopo avere lasciato la superstrada, cominciò a percorrere la statale risalendo una curva dietro l’altra, un breve rettilineo, ancora curve. Pensando, ricordando, cercando di mettere insieme frammenti di una vita, emozioni che diventano parole.
Finalmente si fermò. Scese dalla macchina. Si inoltrò nel bosco.
E… si vide andare senza una parola, senza un movimento in più di quello che serviva a muovere le gambe. Un passo dietro l’altro. Senza una valigia, senza una borsa, senza che una mano o un braccio avessero fatica. Le spalle dritte, il capo teso in avanti a nascondere qualunque profilo.
Nessuno dietro di lei, nessuno davanti, solo il sentiero tremolante per i bagliori del sole tra le foglie. Solo gli alberi a farle compagnia. Due note di chitarra lontana si sperdevano nell’aria, mentre il silenzio si ingigantiva andando verso il cielo sempre più basso che andava illuminandosi di nebbia bianca e palpabile, sul viso, sulle mani, sui capelli.
Fu un attimo o forse, di più, che un lampo squarciò la nebbia e nel cono di luce le vennero incontro ombre evanescenti poi più chiare, poi non più ombre, poi persone.
Amore era il viaggiatore più affaticato, portava sulle spalle Tolleranza, dava una mano a Disponibilità e l’altra a Buona Volontà, che, piccola tenera forte e dolce insieme, era umile e gioiosa, aveva i colori della primavera e i profumi dell’estate.
Le camminava accanto, Volontà, alta, fiera, a volte superba, sempre accompagnata da Tenacia e Perseveranza. Era poco sorridente, tra il serio ed il severo, somigliava ad una stagione invernale.
Entusiasmo invece, si teneva ben lontano da Stanchezza e Delusione cercando di non farsi superare.
Libertà era la più pazzerella, indossava sulla schiena una scala che non aveva chiesto in prestito, che non le avevano regalato, così non doveva chiedere permesso per salire, né scusa nello scendere.
Verità era la più confusa, girava continuamente su se stessa e si trovava sempre di fronte a un evento straordinario, un fatto eccezionale, chiedendosi :“ma se mi trovassi di lato?”
Fede veniva incontro con le spalle dritte, guardava sempre avanti e cercava di non inciampare nei suoi monelli attaccati alla cintura: Dubbio, Ostacolo e Incertezza.
Ma ecco Forza, la più piccola e indifesa, cercava sempre la mano di qualcuno, ignorando invece che tutti cercavano la sua, di mano.
E in questo cercarsi, sollevavano un polverone che accecava tutti e ciascuno, doveva così proseguire da solo il suo cammino.
Con Coraggio, che prendeva per mano Paura, avanzava vestita di veli, Malattia, che era la più contesa, strattonata dalla Vita che vuole sempre trasformarla in Energia, e strappata dalla Morte che vuole abbracciarla, semplicemente.
Malconcia e rattoppata, Coerenza giungeva allacciata all’elegante e ben vestita Incoerenza. Dignità teneva un passo indietro Orgoglio che, pure suo parente, poteva però accecarla.
Le parole venivano avanti e da un piccolo punto lontano, riempivano il suo spazio, nel cuore e nella mente. Tutte venivano avanti con uguale e differente peso, tutte in debito, tutte in credito verso una parola-persona, vecchia, stanca e saggia, che aveva dimenticato persino il suo nome.
Gli altri la chiamavano Sacrificio.
Ubriaca e confusa, tornata alla realtà, Egle era arrivata sulla piana occupata una volta da un grande lago ormai prosciugato dal tempo e dall’uomo. Lì ritrovò tutti i suoi amici, e scoprì che avevano il volto delle sue parole.
Dal mio racconto lungo “ Le parole lungo il viale”
Nadia Farina
La foto è di un’opera di Nadia Farina “ In fondo alla strada”