Gio. Nov 21st, 2024

La Cgil fino a qualche settimana fa aveva provato a tenere un atteggiamento critico e di prudenza rispetto al green pass.

L’idea di lasciare nelle mani dei datori di lavoro, “i padroni” si sarebbe detto un tempo, uno strumento per escludere dal lavoro una parte minoritaria ma significativa di operai e impiegati, veniva ritenuta pericolosa dal sindacato. Con più di qualche ragione, mi sento di aggiungere.

 È sufficiente scorrere indietro la rassegna stampa (o, se amate i social, Facebook e Twitter) per ritrovare gli improperi rivolti a Landini anche da tanti politici e militanti ed elettori di sinistra favorevoli a, o entusiasti del, green pass.

 L’assalto alla Cgil da parte di un manipolo di neofascisti ha compiuto un piccolo miracolo, magnifica eterogenesi dei fini. In nome dell’antifascismo la sinistra sindacale e politica è stata pacificata.

La Cgil, e ovviamente la Cisl e la Uil, tornano a essere collaterali alle forze di governo. Il movimento che dice no al green pass viene bollato come parafascista, o negazionista, o no Vax. Non mancano i paralleli internazionali con l’Ungheria o la Polonia, si rispolverano gli spauracchi del populismo di ogni latitudine.

La forza del sindacato, che era la prossimità alla comunità dei lavoratori, e di conseguenza il tentativo di tenere uniti tutti, vaccinati e non, pro green pass e no green pass, viene sacrificata sull’altare della Realpolitik, dell’unità delle sinistre, della pax draghiana.

Ignorando il dato che l’Italia rappresenti una anomalia rispetto all’obbligo di certificato verde. Ignorando il fatto che sia assai pericoloso bollare un quinto della popolazione come fuorilegge. Ignorando la pentola in ebollizione di un Paese in cui oramai vota la metà degli aventi diritto.

È la fine di un mondo. Ma, per fortuna, nessuna fine di un mondo corrisponde alla fine del mondo.

Alessandro Porcelluzzi

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