Ho 50 anni e come tanti pensavo al Covid come a un’influenza, che in certi casi crea seri problemi, e che a me, probabilmente essendo grande e grosso, non avrebbe mai colpito. Di certo non sono mai andato a cercarlo e sono sempre stato attento, anche perché ho una famiglia e i miei suoceri hanno la loro età. Poi un bel giorno “Costui” è arrivato attraverso mio figlio, asintomatico, e da quel momento è iniziata una nuova storia. Mi sono isolato subito in attesa dell’esito del tampone, anche se avevo solo un po’ di raucedine. E così per qualche giorno ho avuto solo lievi sintomi. Poi all’improvviso tutto ha avuto un’accelerazione….gusto e olfatto spariti, respirazione affannosa, chiamo l’ambulanza, mi portano in ospedale, mi fanno tutti gli esami del caso compresa una lastra ai polmoni, che mi dicono essere liberi. Mi prescrivono terapia antibiotica, cortisonica, eparina…. e mi rispediscono a casa. Resisto altre 24 ore poi la saturazione scende e io boccheggio…sono sempre più debole, richiamiamo l’ambulanza che gentilissimi mi portano a Mantova al Carlo Poma. Lì al pronto soccorso già con ossigeno stavo meglio…. Mi fanno gli esami e poco dopo mi comunicano il trasferimento in Medicina Covid dove mi aumentano ancora l’ossigeno e mi chiedono se accetto di dare il consenso a ricevere il plasma iperimmune. Accetto subito! In quel momento guardavo il mio compagno di stanza Mario Berni, che stava meglio di me, si alzava, andava in bagno, si faceva la doccia, mentre io ormai non riuscivo più a muovermi dal letto. Finalmente arriva il plasma e dentro di me penso: “Dai che recuperiamo”…..ma questo virus è subdolo, infatti ormai mi avevano aumentato l’ossigeno al massimo… il tutto nell’arco di 6/8ore. Arriva la dottoressa, gentilissima, che mi spiega che lì dove sono più di così non riescono ad ossigenarmi e che quindi mi avrebbero trasferito velocemente in pneumologia. Lì la mente parte e si fa dei viaggi strani. Le pensi tutte, cerchi di ragionare, di stare calmo con una tosse soffocante che ti toglie ogni volontà. Saluto Mario e si riparte. Arrivo in pneumologia, sono praticamente bloccato a letto, da solo…. Ormai è sera, arrivano con una macchina e mi spiegano che serve a dare ritmo respiratorio. Mi spiegano tutto e mi attaccano con una maschera facciale stagna alla macchina. La sensazione è terribile…. ti senti impotente… legato ad essa. Riesco a fatica a rilassarmi, penso positivo, faccio di tutto per estraniarmi, penso ai miei figli, al plasma che in qualche modo sentivo ribollire dentro… in qualche modo passano 24 ore. Il secondo giorno in pneumologia-utir mi tolgono la maschera x qualche ora e mi danno l’ossigeno con una mascherina normale. Riesco anche a mangiare qualche cosa , ma dentro sentivo che il plasma o meglio gli anticorpi iniziavano ad uccidere la bestia. E così, dopo altre 24 ore di maschera e infermieri che fanno il possibile per confortarti, cambiarti, pulirti, ritorno in Medicina Covid ancora allettato, con ossigeno, ma in netto miglioramento. Arrivo in reparto e c’è un signore che da lì a poco se ne va. Nel pomeriggio arriva una signora che poi scopro essere la moglie di Mario, il mio primo compagno di stanza . Anche Tamara Tedesco sta recuperando le forze ed entrambi non riusciamo a parlare più di tanto perché la tosse ci stronca la respirazione. Nel giro di 48 ore miglioro tanto, il plasma probabilmente mi ha salvato dalla terapia intensiva. Riesco ad alzarmi, posso staccarmi un po’ dall’ossigeno, andare in bagno in autonomia, riprendere una vita. Ho il fiato corto e mi stanco subito ma tutto mi sembra una grande conquista. Passano altre 24 ore ed entrambi stiamo bene: ora si chiacchera più volentieri. Mi comunicano che mi sposteranno in un’altra struttura per il recupero finale, ho ancora un po’ d’ossigeno ma riesco sempre più a farne a meno. Poi altro cambio di programma: a una settimana esatta dall’inizio di questo incubo mi dicono “ Stai bene, i valori sono buoni, continuerai la terapia a casa!”. Esplodo di gioia! Sono contento! Saluto Tamara, ringrazio tutti e me ne torno a casa mia a terminare la convalescenza. Non sono una persona a cui piace scrivere, sono una persona pragmatica, ma ho voluto lasciare questa storia forse simile a tante altre, per cercare di far capire alla gente di non sottovalutare questo virus, a volte molto terribile, che ci mette alla prova. Io sono stato fortunato. A Mantova usano il plasma, altrimenti non so come sarebbe finita…Ringrazio infinitamente i medici, gli infermieri, le OSS, le signore delle pulizie, tutti sempre gentili e disponibili all’inverosimile. Fanno un lavoro difficile sempre col sorriso sotto le loro mascherine: Grazie! Un plauso anche ai professori De Donno e Franchini e alla loro equipe che, nonostante tutto, portano avanti il progetto del plasma contro tutto e tutti. Io sono vivo probabilmente grazie a tutto questo. Grazie anche a quel cittadino anonimo che ha donato il suo plasma affinché qualcun altro non dovesse più soffrire come forse ha sofferto lui. Grazie di cuore da un cittadino che, come me, ha sempre creduto nelle persone buone .
Marco Allegretti