Bettini è un politico che si compiace della propria fama di stratega. Quando si parla della storia di Roma, si ricorda Bettini come king-maker della candidatura di Rutelli. Quando si parla del PD veltroniano, della vocazione maggioritaria, del partito aperto, delle primarie, si dice che in fondo quelle idee Veltroni le aveva partorite con l’eminenza grigia Goffredo Bettini. Bettini, così vogliono le cronache di palazzo e di quartiere, è stato vicino un po’ a tutti. Rutelli, Veltroni, ma anche Zingaretti e infine Conte. Consigliere comunale e anche assessore a Roma, più volte deputato, consigliere regionale, anche eurodeputato. Un cursus honorum di tutto rispetto, ma che nulla può di fronte alla fama di grande regista, ideologo, esperto di strategie e tattiche.
Il prode Bettini c’è sempre, dai tempi del PCI attraverso tutte le trasformazioni di sigle: suggerisce svolte, interpreta le diversi fasi, ordisce trame.
Il suo ultimo capolavoro ruota attorno alla caduta del governo Conte bis e alla nascita del governo Draghi. Qualche mese prima aveva raccontato come la pandemia l’avesse sorpreso in Thailandia. Per un festival di promozione del cinema italiano a Bangkok. Quindi, appena esploso il Covid-19, era rimasto bloccato là. Per fortuna in Thailandia Goffredo ha da tempo una casa, sull’isola di Koh Samui. E il lockdown l’ha trascorso lì, nell’Asia che ama “con le sue atmosfere, i suoi tempi, i suoi silenzi. La notte, che qui è più notte”.
Poi Goffredo è tornato, e ha potuto offrire il proprio prezioso contributo agli eventi degli ultimi mesi in Italia. Con saggezza orientale Goffredo ha osservato la crisi del governo Conte e ha fatto da spalla all’allora segretario del PD, cui ovviamente è molto vicino, Nicola Zingaretti. Era proprio di Bettini l’idea che PD, M5S e LeU dovessero sostenere, come un sol uomo, Conte. “O Conte o muerte”. Zingaretti, consigliato da questo Machiavelli in sedicesimi, si imbarca come noto nel tentativo di organizzare, per colmare il vuoto di voti della defezione di Italia Viva, nella ricerca con Conte e per Conte di una pattuglia di costruttori, responsabili, neofiti europeisti, ognuno li chiami come crede. Suggerimento goffo di Goffredo, finito nel nulla. Si giunge così alla nascita del governo Draghi. E Zingaretti, cui è sempre molto vicino il nostro Goffredo, decide di attaccare a testa bassa il partito di cui è segretario, il PD. Zingaretti si vergogna del proprio partito perché non si fa che parlare di poltrone. La responsabilità ricade sulla malattia: le correnti. Ovviamente anche in questo caso Goffredo è d’accordo. E si lancia, stratega prodigo di interviste, in duplice direzione: le correnti sono la fine della politica; non bisogna abbandonare il progetto di una coalizione Pd-M5S-LeU con Conte, il cui governo è caduto perché troppo di sinistra, punto di riferimento. Nel frattempo Conte, che era il punto di equilibrio tra PD, M5S, LeU (almeno a dar credito al Vangelo secondo Goffredo), ha invece accettato di rifondare come leader il M5S. Ma questo non spaventa Goffredo Kissinger. Infatti, e finalmente arriviamo a oggi, Bettini ha appena lanciato Agorà. In genere quando si fonda una corrente la si definisce think-thank, perché in Inglese suona assai più elegante. Dunque Goffredo lancia Agorà, il suo think-thank, ovvero la propria corrente. Insomma le correnti, secondo Bettini, sono sempre il male, tranne quando a fondarne una è Goffredo Bettini. Però Goffredo, che ha visto in Thailandia la notte più notte, ha idee davvero innovative. Ad esempio vuole provare a mettere assieme la sinistra del suo partito, il PD, ma anche la sinistra fuori dal PD. Per il momento un pezzo della sinistra del PD, quelli che avevano scelto il pessimo nome di Giovani Turchi, gli ha detto di no. Ma sicuramente gli andrà meglio con Fratoianni (che non riesce nemmeno a tenere assieme il proprio partito, Sinistra italiana, diviso pure in Parlamento tra sì a Draghi e no a Draghi) ed Elly Schlein, che ha ripetutamente detto di non voler fondare o partecipare alla fondazione di partiti. Ma: ce n’est qu’un début!
Ma la parte più gustosa del Manifesto di Agorà riguarda, ancora, il governo Conte. Secondo Bettini il governo è caduto per “una convergenza di interessi nazionali e internazionali”. Non è questione di maggioranze traballanti, di numeri che mancano in Parlamento, di scarso collante politico nella coalizione. No, è stato un complotto. Gli estremisti di ogni risma ci avevano abituato a questo tipo di lettura della politica: quando la realtà non viene incontro ai nostri desiderata, c’è sempre qualche forza oscura a tramare nell’ombra. Ma Bettini non è un fanatico di periferia. È uno stratega del PD. Il PD nelle ultime tre legislature ha partecipato a sei governi su sette. I poteri forti e oscuri hanno tramato solo contro il Governo Conte bis? E il PD è stato alleato dei poteri oscuri nazionali e internazionali nei precedenti quattro governi di cui ha fatto parte, salvo trovarsi vittima degli stessi poteri nel governo Conte? E ancora: se gli interessi nazionali e internazionali hanno fatto cadere Conte, e sostengono invece Draghi, come mai i tre partiti “contiani” M5S, PD e LeU sostengono e hanno ministri nel governo Draghi?
Come ogni ipotesi complottistica, anche quella di Bettini è priva di evidenze e dati che la supportino. Solo che mentre il povero estremista di periferia e del web viene facilmente sbertucciato, a Bettini la stampa non chiede alcunché. Lo si lascia parlare, scrivere, preparare strategie senza contraddirlo. Perché è Bettini Goffredo, lo stratega, il king-maker, l’eminenza grigia. L’uomo della Thailandia e della notte che è più notte.
Alessandro Porcelluzzi