Piccole, subdole e fastidiose, le zanzare sono le spiacevoli compagne dell’estate. Serate all’aperto, passeggiate in giardini o parchi sono le occasioni tipiche in cui ci si procura almeno qualche puntura da parte di quest’insetto che colpisce anche di giorno, da quando in Italia prolifera la cosiddetta zanzara “tigre”, giunta in Italia da alcuni decenni dal Sudest asiatico. Se poi si decide di compiere un viaggio all’estero, il fastidio si può trasformare in pericolo. Ad esempio in vaste aree dell’Africa, dell’Asia, dell’America Centrale e del Sud è presente il tipo Anopheles, vettore di un parassita, il Plasmodio, il quale, una volta moltiplicatosi nel fegato dell’uomo, scatena la malaria, malattia infettiva che provoca circa 625mila vittime all’anno. Altre patologie la cui diffusione è imputabile alle zanzare sono febbre gialla, dengue, encefalite, virus del Nilo occidentale che, purtroppo, possono essere contratte anche in Italia, sia pur in casi ancora molto rari, a causa dell’arrivo negli ultimi anni della zanzara “coreana” (aedes coreicus) e di quella del Nilo (aedes aegypti).
Naturalmente in commercio esistono varie forme di prodotti per difendersi dalle punture, alcuni a base di estratti naturali, la cui efficacia è però limitata, altri che utilizzano principi chimici, efficaci, ma dotati di effetti collaterali se non propriamente tossici, sicuramente non benefici per l’uomo e l’ambiente. È il caso dei repellenti per zanzare che utilizzano quasi sempre, come principio attivo, il Deet (dietiltoluamide). Si tratta di una sostanza, sia pur nel complesso sicura alle concentrazioni stabilite, che agisce anche come solvente, infatti danneggia plastiche e fibre sintetiche, irrita le pelli sensibili e inibisce un enzima coinvolto nella trasmissione degli impulsi nervosi. La ricerca scientifica sta, dunque, sperimentando nuovi preparati, derivanti da sostanze naturali che abbiano lo stesso effetto repellente del Deet, ma siano innocue, a lunga durata e anche più economiche. Ad esempio un gruppo di studiosi dell’Università della California a Riverside ha individuato i ricettori olfattivi che gli insetti usano per evitare il Deet, successivamente è riuscito a selezionare sostanze di estrazione naturale che agiscono allo stesso modo di quella chimica sui ricettori olfattivi. Le più efficaci sono risultate essenze presenti in uva, prugne e olio di gelsomino, tutte dal gradevole aroma. Sono queste dunque la nuova frontiera dei prodotti antizanzara, anche se non sono ancora commercializzati.
I repellenti, tuttavia, costituiscono solo una difesa temporanea, non certo una soluzione del problema. L’ideale sarebbe agire sulle larve dell’insetto per abbatterne la popolazione, riportandola a un numero fisiologico. Invece, il metodo più usato per combattere le zanzare su larga scala è il ricorso alle disinfestazioni, a cui periodicamente sono sottoposte numerose aree del nostro Paese. Vengono effettuate nebulizzazioni di insetticidi chimici che agiscono sugli individui adulti. Molti muoiono, ma quelli che sopravvivono si riproducono sviluppando resistenze a tali trattamenti, per cui nel tempo il problema peggiora. Occorre allora far ricorso a veleni sempre più potenti che danneggiano gravemente l’ecosistema, provocando la morte di uccelli e altre creature i cui tempi di recupero sono molto lunghi.
Dal mondo della natura, però, proviene un rimedio altamente efficace e sperimentato da molto tempo, ma poco noto, e che oltretutto non agisce sugli individui adulti, bensì sulle larve. Si tratta della Gambusia affinis, un pasciolino di circa 2-3 cm, originario dell’America, già importato in Europa negli anni ’20 del secolo scorso, per la lotta all’Anopheles, di cui ha contribuito alla distruzione. Le zanzare, come è noto, depositano le larve sull’acqua, preferibilmente stagnante e per questo spesso le aree periferiche delle nostre città, dove è più elevato il degrado ambientale, ne sono infestate: pozzanghere del suolo dissestato, tombini, sottovasi, copertoni d’auto accatastati ed esposti alla pioggia sono ambienti ideali per la proliferazione delle larve.
L’utilizzo della gambusia come larvicida si è rivelato molto semplice ed altamente efficace. A Ninfa, città medievale in provincia di Latina, famosa per i giardini, tra i più belli del mondo, creati dai conti Caetani, i pesciolini hanno in breve tempo ridotto dei due terzi la presenza delle zanzare. Per allevare la gambusia non occorrono necessariamente grandi spazi, chiunque in casa, sul terrazzo, in giardino può allestire un piccolo acquario o una vasca con della terra sul fondo e acqua stagnante: una tentazione irresistibile per le zanzare. Bastano piccole piante ossigenanti, che mantengono l’acqua pulita e trasparente, e qualche sasso ed è assicurato anche l’effetto estetico. Le gambusie sono molto prolifiche, è sufficiente una coppia adulta per averne molte in una stagione. Divorano larve di ogni tipo, ma soprattutto quelle di zanzara. Si acquistano per pochi euro presso i rivenditori di acquari, allevarle è estremamente semplice.
Sarebbe auspicabile che, invece di costosi e dannosi trattamenti chimici, oltretutto mai definitivi, le amministrazioni pubbliche si facessero carico di creare vasche e fontane cittadine, approntate appositamente per contenere i pesciolini delle zanzare. Questo però è un discorso affrontabile solo in presenza di uomini politici capaci, lungimiranti e svincolati da interessi personali.
Ludovica Ascione