In psicologia, la proiezione è il meccanismo di difesa secondo cui sentimenti e pulsioni vengono trasferiti su oggetti oppure, come più probabilmente accade, su altre persone.
La letteratura è ricchissima di testi che hanno preso in analisi questo peculiare meccanismo psichico, anche se il primo ad intuirlo e a metterlo sotto la lente di ingrandimento fu (e non poteva essere altrimenti) Sigmund Freud.
Il padre della psicanalisi spiegò la proiezione attribuendogli tre diverse fasi.
-La scissione: il processo per cui una persona separa dall’Io ciò che non gli garba, che non accetta o di cui non riesce a
prendere consapevolezza;
-la negazione: l’opera di autoconvincimento secondo cui quei pensieri e desideri non compatibili col Super-io o
semplicemente incomprensibili vengono rimossi, finendo nell’inconscio;
-la Proiezione: il soggetto, dopo aver separato e negato l’esistenza del dato oggettivo sgradevole, lo trasferisce su qualcun altro. A questo punto bisogna far presente che quanto più una persona è affettivamente vicina ad un soggetto, tanto più si alza il livello di probabilità che possa diventarne oggetto di dinamiche legate alla proiezione. Un esempio tipico è la gelosia. Le persone maggiormente tormentate da questo sentimento sono con tutta probabilità quelle potenzialmente più infedeli. Il loro transfert non è altro che la proiezione di un impulso di infedeltà latente.
Un altro esempio abbastanza comune è quello legato al rapporto con i figli. Quante volte abbiamo sentito dire da un genitore che un determinato difetto o una particolare mancanza da parte di un figlio non è altro che un atteggiamento appreso dall’altro genitore? Bene, in questo caso c’è un alto grado di probabilità che il ragazzo o la ragazza in questione abbia imparato proprio da chi la colpa la dà all’altro coniuge.
Il meccanismo di proiezione però, non è sempre negativo. A volte anche le straordinarie caratteristiche che riscopriamo negli altri come la sensibilità, l’etica, l’idealismo, non sono altro che principi che noi possediamo a livello latente ma che per diversi motivi non riusciamo ad esprimere e pertanto rimangono ad uno stato embrionale, tra le ombre del limbo del nostro inconscio. A chi di noi non è mai accaduto di riconoscere straordinarie caratteristiche in qualcuno per poi renderci conto che in realtà non le possedeva affatto? Ecco se vi è capitato, avete con tutta probabilità trasferito le vostre qualità imbrigliate nel subconscio su di qualcuno a voi affettivamente vicino. Il fatto che si dica che la bellezza è negli occhi di chi guarda può essere attribuito proprio ad un meccanismo positivo legato alle dinamiche della proiezione.
Concentrarsi sull’empatia potrebbe rivelarsi utile a comprendere meglio le nostre potenzialità, a correggere i nostri limiti e a “illuminare” (come dice l’Analisi Transazionale) le nostre zone grigie. Essere empatici non significa solo riuscire a calarsi nei panni dell’altro; la persona empatica ha anche una straordinaria capacità di comprendere ciò che prova nel profondo del proprio animo. Sapere chi siamo e cosa desideriamo è il primo passo verso la serenità e rappresenta il fine ultimo di qualsiasi terapia di sostegno e di aiuto psicologico.
Tra i motti dell’oracolo di Apollo a Delfi quello che cita: “Conosci te stesso” rappresenta sicuramente una delle indicazioni più preziose che il vecchio popolo greco ha lasciato in eredità alla psicologia moderna.
Antimo Pappadia