Tina Bruno vive a Trinitapoli, nella Valle dell’Ofanto, in Puglia. Tina è un’insegnante di filosofia, ma la sua incontenibile passione per l’arte si estrinseca già durante l’età adolescenziale. Le sue opere giovanili sono prevalentemente orientate sul figurativo, ma col passare degli anni si è dedicata ad un’arte astratta e informale riscuotendo un certo successo e grandi soddisfazioni. Premiata più volte in prestigiose manifestazioni, tra cui l’importante Festival internazionale di Spoleto e la XII Biennale Arte internazionale 2018 a Roma, Tina Bruno, attraverso un processo di sublimazione creativa, produce opere di un’intensità eccezionale ove le contraddizioni dell’animo umano si esprimono con la disarmante leggerezza dei colori, mentre l’intensità delle emozioni viene rappresentata dal suo estro pittorico.
Tra le tantissime opere che meriterebbero considerazione, ho scelto “Radici”. Il quadro, dipinto in pieno lockdown, rappresenta un esperimento artistico che Tina effettua per cogliere la realtà complessa e al tempo stesso controversa del nostro delicato momento storico.
Sicuramente ispirata ai maestri realisti, l’inquadratura si palesa nella sua magnificenza, dove la sofferenza di una generazione che si va decimando sotto i colpi del Covid-19 è perfettamente rappresentata nella sua fragilità, senza però andare a scalfire la profonda dignità umana che da sempre l’ha caratterizzata.
Il quadro esprime il senso di solitudine che stanno vivendo gli anziani oggi, una solitudine che però è resa ancora più tormentata dal seguente dilemma: sarebbe meglio rischiare la vita oggi stesso potendo abbracciare le persone care, oppure è preferibile aumentare le probabilità di prolungare la propria esistenza nel più profondo isolamento sociale? Una domanda a cui l’opera di Tina non dà risposta. Di certo, l’artista pone uno spunto di riflessione sul quale tutti faremmo bene a meditare in questo senso, l’artista è perfettamente riuscita nel suo intento.
Antimo Pappadia