I ricordi legati alla pandemia si fisseranno nella memoria e l’esperienza del lockdown rimarrà impressa nell’inconscio collettivo. Questo evento così drammatico ha inciso nella vita di ognuno di noi, è entrato di forza, in un modo o nell’altro, nelle nostre case, contaminando le nostre vite, personali e familiari, sul piano pratico e su quello psicologico. Ha cambiato tutto, mettendo alla prova anche la nostra sfera affettiva, con convivenze e separazioni, più o meno forzate. Il lockdown ha imposto limiti invalicabili, di fronte ai quali le famiglie hanno dovuto ridisegnare i propri confini, sperimentando una dimensione alla quale probabilmente non erano abituate. Gli schemi si sono infranti e si è stati costretti a confrontarsi, come mai, con la qualità delle relazioni familiari. La famiglia è stata profondamente colpita nel suo assetto, e se alcune sono state in grado di rimodulare gli equilibri, costruendone di più funzionali, altre sono entrate in situazioni di profonda crisi. Nelle famiglie con figli, l’isolamento sociale ha avuto esiti differenti, in base all’età e alla presenza fisica dei figli. Il maggior tempo insieme, ha portato ad un aumento di contrasti e lamentale, ad insofferenze reciproche. In alcuni casi i ruoli si sono sovvertiti: molte donne hanno continuato a lavorare da remoto, mentre molti papà erano in cassa integrazione o senza lavoro, e sono stati delegati a gran parte dell’accudimento dei figli. Con i figli adolescenti le restrizioni sociali possono aver esacerbato le fisiologiche conflittualità tra genitori e figli. Le coppie con figli adulti, fuori di casa, non potendo avere con loro incontri ravvicinati, hanno dovuto reinventare una dimensione di relazione prettamente coniugale. Quelli che erano impegnati nel lavoro, e avevano una ridotta condivisione di spazi ed attività, sono passati dal condividere le serate e i fine settimana, al dover trascorrere insieme l’intera giornata, in più con il peso di tutti i problemi, generati da ansie e paure per la malattia, mancanza di lavoro, gestione delle difficoltà con i figli. Prima di questa drammatica esperienza sembrava che ad ingabbiare e costringere fossero le corse e gli orari serrati dei ritmi lavorativi, ma col Lockdown , la vera gabbia è diventata la casa e la convivenza con il partner. Questa convivenza forzata, quasi totalmente priva di rapporti con l’esterno e possibilità di evasione, è stato un duro banco di prova anche per le coppie più collaudate. La coppia è un’entità, con le sue regole ed il suo stile, ma è anche costituita da due diverse individualità, con i propri sentimenti, le proprie attitudini ed aspettative. La giusta distanza, nelle relazioni affettive, è fondamentale per mantenere saldi i legami senza renderli troppo simbiotici e asfissianti. Due partner che vivono insieme, organizzano la loro vita di coppia sulla presenza ma anche sull’assenza dell’altro, creando spazi condivisi e mantenendone di privati, condividendo alcune cose, riservandone altre. La convivenza forzata, alla lunga pesa. Anche se ognuno riesce ad avere i suoi spazi fisici, vengono a mancare quelli mentali; in qualche misura, ciascuno invade la vita e la privacy dell’altro, anche in quelle aree strettamente personali. Le restrizioni sociali hanno comportato una sorta di rivalutazione dell’importanza del sistema amicale e lavorativo della coppia. L’aumento del tempo insieme ha portato ad accrescere contrasti, generando liti e tensioni, e una saturazione psico-fisica, con conseguente noia e calo del desiderio. Si è sviluppata, così, una sorta di ansia da condivisione, accompagnata da un impellente bisogno di riguadagnare gli spazi personali. La pandemia ha inciso anche sulla sessualità, sia qualitativamente che quantitativamente. Nel caso di famiglie con figli si è avuto difficoltà proprio a trovare uno spazio fisico per l’intimità. Anche la riduzione dell’autostima, avvenuta durante la pandemia, dalle scarse opportunità di cura e valorizzazione di sé, ha inciso sulla sessualità. Senza escludere la diffidenza, generata dal timore del contagio. Alla sessualità sono legati bisogni sia fisici che psicologici, ma, vista la drammaticità della situazione, la questione è stata trascurata e le coppie ne hanno risentito, non solo con un importante calo del desiderio ma anche con l’emergere di vere e proprie disfunzioni sessuali. Nelle coppie in crisi, vivere sotto lo stesso tetto, per lunghi mesi, condividendo tanto tempo, talvolta anche in spazi ridotti, ha generato situazioni insostenibili, portando alla luce le criticità esistenti, e creandone di nuove. Anche perché eventuali meccanismi difensivi delle normali routine, messi in atto per nascondere i disagi relazionali, sono venuti meno. Nelle relazioni già complicate da mancanza di dialogo, scarsa fiducia, rancori latenti, si è accelerato un processo di presa di coscienza; la convivenza ha ingigantito dissapori, malumori, screzi, danneggiando i rapporti con silenzi intollerabili, litigi furibondi, richieste di attenzioni, atteggiamenti egoistici. Laddove gli equilibri erano già precari, la restrizione sociale, come tutti gli eventi stressanti e traumatici, in realtà ha soltanto slatentizzato malesseri preesistenti. In ogni coppia vi sono aspetti di vulnerabilità a cui, in questo caso, si sono sommate situazioni di stress, come vivere in ambienti piccoli favorevoli alla conflittualità, non poter accedere a spazi esterni, gestire problematicità relative al lavoro, in alcuni casi anche la malattia in famiglia. Fondamentali, a mediare le ripercussioni della pandemia, saranno le risorse interne alla coppia. Un legame saldo, fondato su fiducia e rispetto, con un buon senso del noi, una buona intimità e una sessualità soddisfacente, troverà sicuramente, in questa esperienza, un’occasione per crescere e rafforzarsi.
Nunzia Manzo