Uno studioso delle religioni, Renè Guenon, ritiene il Carnevale una valvola di sfogo necessaria a liberare gli istinti repressi, almeno una volta l’anno. Al contrario, per alcuni è una forma di coercizione: a Carnevale si Deve ridere, si Deve essere eccessivi, quindi manca paradossalmente del senso di Libertà. –
Il significato della parola carnevale, risalirebbe a “Carni levamen”, ovvero al fatto che il Carnevale è il giorno in cui si dà fondo a tutte le riserve di carne.
Questa festa ha origini lontane. Già a Roma si offrivano doni al dio Giano, protettore della casa, che si credeva conoscesse il futuro e a cui era dedicato il primo mese dell’anno . Durante questa festa chiamata strenia, forse da Strenia, la dea dei doni, (le strenne natalizie hanno qui origine?) si offrivano fiori e frutta e ci si lasciava andare ad ogni sorta di eccesso. Le feste orgiastiche ebbero vari nomi e pare che nessun popolo antico vi rinunciasse.
Il nuovo cristianesimo cercò di porre fine alla lussuria e alla sfrenatezza di queste feste, senza riuscirvi tanto è vero che proprio con la festa di Sant’Antonio abate, patrono del fuoco e degli animali, si dà inizio alla festa di Carnevale. Per moralizzare gli eccessi, comunque, venne nominato addirittura un “ assessore ai divertimenti”
In questo periodo, in vari momenti della storia del Carnevale, e in molti popoli, re, regine e tutta la corte, nonché i cosiddetti signori, si confondevano per le strade con i poveri, ne assumevano gli abiti, e gli schiavi per un giorno soltanto, diventavano padroni. Per tutto questo però era necessario paradossalmente “gettare la maschera” facendo cadere la maschera dell’ipocrisia, e mostrandosi nella verità del proprio essere senza essere riconosciuti. All’inizio le maschere erano dipinte con feccia di vino e succo di more, solo in seguito, ci fa sapere Virgilio, furono fatte con corteccia d’albero, legno, cuoio, perfino metallo.
Esiste una data che ufficializza la festa del Carnevale ed è a Roma, nel 263, durante la quale si eleggeva il RE DELLA FESTA, che alla fine veniva bruciato sulla piazza.
Bisogna fare un salto nel tempo, e tornare all’antica cultura babilonese, per trovare una simbologia con il carnevale, il cosmo e le sue leggi. Il passaggio degli astri nel cielo, veniva rappresentato con un corteo aperto da una nave provvista di ruote su cui viaggiavano il dio Sole o il dio Luna, verso la terra che rinasceva in primavera. I carri allegorici che in tutti i paesi passano per le vie principali di ogni città, ricordano quelli babilonesi poi, ripresi da quelli romani. Un’ altra origine del nome Carnevale, sembra proprio nascere da “Car – naval” Carro –nave.
Il carnevale segna comunque, in tutti i popoli, il passaggio dall’inverno alla primavera, facendo morire poi, il fantoccio che lo rappresenta, i contadini bruciano anche Belzebù, che ostacola la rinascita della natura.
Carnevale, dunque, un breve lasso di tempo dedito al divertimento, atteso da chi ha voglia, semel in anno, di indossare i panni di un alter ego. Mentre oggi, tutti mascherati, viviamo in un carnevale perenne, costretti a subire una maschera, che se è protettiva dal pericolo del contagio, è ingannatrice al tempo stesso di fronte ad un pericolo reale, quindi non più simbolo di sano divertimento e di trasgressione, ma di scudo che può diventare metafora dei social dietro i quali si nascondono spesso offese ed inganni, lasciando ai benpensanti il desiderio di urlare quel liberatorio:
Giù la maschera!
(Nadia Farina)
Ma una storia se pur piccola del Carnevale, non si può chiudere senza farsi accompagnare dalla poesia di colui che ha fatto del Carnevale delle parole, tutta la sua filosofia:
Scherzi di Carnevale di Gianni Rodari
Carnevale,
ogni scherzo vale.
Mi metterò una maschera
Da Pulcinella
E dirò che ho inventato
La mozzarella.
Mi metterò una maschera da Pantalone
Dirò che ogni mio sternuto
Vale un milione.
Mi metterò una maschera da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.
Mi metterò una maschera da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno.
E sarà il Carnevale
Più divertente
Veder la faccia vera
Di tanta gente.
Nella foto: Le maschere di Nadia Farina