La scuola superiore, il segmento di istruzione che per primo e più a lungo in tutta la Penisola ha vissuto l’esperienza della didattica a distanza, finalmente ritorna (al 50%) in presenza ovunque in Italia. C’è una eccezione: la Puglia. Il Presidente della Regione Michele Emiliano ha esteso anche alla scuola secondaria di secondo grado la logica delle sue precedenti ordinanze regionali. In sostanza lascia alle famiglie la possibilità di optare per la didattica a distanza. Il risultato era scontato: oltre il 70% degli alunni (meglio: delle loro famiglie) ha scelto la Dad. Michele Emiliano si è detto soddisfatto. Questa affermazione lascia allibiti. Non si comprende di che cosa esattamente possa essere soddisfatto. L’estensione della didattica alla carta, su richiesta, alla scuola superiore rappresenta un punto bassissimo della scuola repubblicana. La valutazione del rischio è lasciata alla percezione individuale del pericolo: un principio potenzialmente eversivo e sicuramente una crepa nell’edificio della istruzione pubblica.
È compito, dovrebbe essere compito, della autorità (in questo caso sia politiche sia scientifiche) stabilire quali siano i rischi, esporre, analizzare e spiegare i dati, bilanciare costi e benefici delle scelte. Anche perché non esiste alcuna condizione a rischio zero. Questo principio si applica alla pandemia tanto quanto alla famosa tegola che può caderci sulla testa senza preavviso.
La Puglia è un caso eccezionale, unico. Il Comitato tecnico scientifico, a cui si è affidato il Governo in questi mesi, ha ribadito più volte il fatto che non sia la scuola il principale luogo (e nemmeno tra i principali luoghi) di rischio per il contagio. Se non esistono altre Regioni che lasciano alle famiglia la facoltà di decidere delle due l’una: o tutti gli altri Presidenti di Regione (e con loro il Governo e il CTS) stanno mettendo a rischio la salute di alunni e personale scolastico; o sbaglia il solo Emiliano.
D’altro canto ovunque siano stati messi in campo timoni a tappeto su alunni e personale della scuola, la percentuale di positivi è molto più bassa rispetto alla media generale.
Sorge dunque il sospetto che questa delega impropria alla famiglia sia, ancora una volta, un’arma di distrazione di massa. Per evitare di organizzare tamponi o di potenziare i trasporti pubblici locali (su cui si organizzano da mesi riunioni e raccolta di dati, senza mai intervenire).
Le ordinanze a singhiozzo, di settimana in settimana, sono emanate con la promessa, ogni volta, che entro una settimana tutto sarà sotto controllo. Un modo geniale per alimentare fobie di docenti e famiglie. Il vero risultato, l’unico, è rompere il fronte, sfiancare, demotivare. La propaganda genera paura. La paura alla lunga si trasforma in apatia.
Dunque Emiliano si dice soddisfatto del 70 e passa per cento di famiglie che chiede la Dad, così come della Puglia che rimane arancione, mentre il resto d’Italia si colora di giallo e le scuole superiori riaprono, perché giocando su paure irrazionali copre inefficienze e fallimenti della amministrazione.
Occorre però comprendere che in questo caso siamo di fronte, in primo luogo, a una sicura catastrofe didattica e organizzativa. In secondo luogo non può esistere la libera scelta delle famiglie su un tema, la scuola, che non è e non può essere questione di coscienza. L’istruzione è un pilastro delle democrazie, è ciò che permette che la Costituzione non sia solo dichiarazione di principi. Lasciare che le famiglie pugliesi decidano per i propri figli una organizzazione scolastica diversa da quella del resto del Paese è un precedente pericoloso (e subdolo, perché si presenta nella forma di una empatia pelosa). Perché il passo successivo potrebbe essere chiedere scuole diverse nelle diverse Regioni. E, perché no?, chiedere di superare l’obbligo scolastico e lasciar decidere alle famiglie, se e come dare ai propri figli accesso all’istruzione.
Alessandro Porcelluzzi