“Buon Natale a te che vieni dal sud, buon Natale a te che vieni dal nord, buon Natale a te che vieni dal mare, buon Natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”.
Con queste parole, scritte sul suo profilo Fb, Agitu Ideo Gudeta, pastora etiope di 42 anni, salutava i suoi amici in questo suo ultimo Natale. Ancora una volta un femminicidio. Ancora una volta un demone si è accanito il 26 dicembre contro una donna, e questa volta un’ambientalista, simbolo di un’integrazione virtuosa nel nostro Paese la cui anima generosa a volte nasconde tutt’altra faccia.
Una leggenda etiope narra:
Wak, il Dio creatore che viveva sulle nuvole, aveva costruito la volta celeste sopra la terra e l’aveva ricoperta di stelle.
Poiché la terra era piatta e vuota, Wak chiese all’uomo di costruirsi una bara in cui Wak lo chiuse e lo spinse sulla terra. Per sette anni fece piovere fuoco e si formarono le montagne.
Poi Wak aprì la bara e l’uomo ne uscì vivo.
L’uomo era stanco di vivere da solo, quindi Wak prese un po’ del suo sangue e lo trasformò in donna nei seguenti quattro giorni.
L’uomo e la donna ebbero 30 figli, ma lui si vergognava di averne così tanti e ne nascose 15.
Wak allora trasformò quei bambini in animali e demoni.
Le leggende sulla Creazione del mondo hanno sempre nella loro narrazione qualcosa di divino e di demoniaco insieme. Pare che l’uomo dalla notte dei tempi porti nel suo bagaglio genetico il bene e il male, la forza creatrice e quella distruttiva. La loro drammatica alternanza ci accompagna senza redenzione.
Come in una fiaba pulp si è conclusa la vita di una piccola grande donna.
Agitu Gudeta, nata ad Adis Abeba in Etiopia nel 1978, aveva studiato sociologia a Trento e poi era tornata in Etiopia. Per la grave situazione politica del suo Paese nel 2010 era ritornata a Trento e nella valle dei Mocheni, a Frassilongo, aveva dato vita alla sua azienda sostenibile, che oltre a prodotti caseari provenienti da latte di capra, produceva anche cosmetici biologici naturali.
La Gudeta era una vera imprenditrice appassionata, che aveva scelto di vivere nella Valle dove dal Medioevo vive una piccola comunità di lingua tedesca.
La felice integrazione due anni fa era stata minacciata da insulti e aggressioni a sfondo razziale da parte di un vicino. L’uomo era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal Tribunale di Trento , ma l’aggravante della discriminazione razziale non è stata presa in considerazione.
La pastora però non si è lasciata piegare, sostenuta anche dalla comunità che l’ha sempre accolta al suo interno.
Il demone però è sempre in agguato e questa volta ha assunto le sembianze di un pastore ghanese di 32 anni, collaboratore nell’azienda “ La capra felice” della Gudeta.
Il motivo del delitto pare fosse uno stipendio non corrisposto, da quanto confessato dall’assassino.
Tuttavia sono emersi dei particolari a dir poco agghiaccianti: sul corpo della donna, ritrovato nella camera da letto della sua abitazione, sono stati riscontrati segni di violenza. Pare che l’uomo, reo confesso, le abbia usato violenza mentre era a terra agonizzante.
La narrazione dei fatti qui si tace. Non credo servano altre parole per descrivere lo sdegno e il dolore che ho provato nell’apprendere questo mostruoso delitto.
Il mio stesso raccapriccio è stato espresso dalla comunità intera di Frassilongo.
“Trento non dimentica”
Questa frase verrà incisa sulla targa in sua memoria nella piazza Santa Maria Maggiore.
Ora al posto del banchetto di formaggi di Agitu Ideo Gudeta c’è una panchina rossa.
Dopo la cerimonia funebre, la salma è stata portata in Etiopia. Un lungo viaggio da Trento ad Addis Abeba.
Vorrei terminare questo mio articolo con la penultima strofa, che suona da epitaffio, tratta dalla poesia “Home-coming son”, del poeta etiope Tsegaye Gabre Medhi:
Attento, ascolta i richiami degli spiriti ancestrali figliol prodigo
Il richiamo del suolo che aspetta da sempre
Ti accolgono a casa, a casa. Nel canto degli uccelli
Riconosci sospeso il tuo cognome
Il vento soffia i nomi gloriosi dei guerrieri della tua schiatta
La brezza leggera soffia nelle tue narici
La polvere delle loro ossa.
Cammina eretto. Gli spiriti danno il benvenuto
Al figlio perso e ritrovato.
Mi piacerebbe che questi versi arrivassero a lei.
Anna Bruna Gigliotti