Gio. Nov 21st, 2024

Non credo sia solo da moralisti, parrucconi, bigotti o peggio, puritani,  sentire fastidio o sottile disagio davanti alle immagini esplicite che raccontano al cinema e in tv,  corpi voluttuosi impegnati in acrobatici amplessi, lunghi baci in primissimo piano, nudità a volte ma quasi sempre, inutili ai fini di un racconto. Questo e non solo questo, per quanto riguarda le espressioni erotiche e sessuali. Non parliamo poi dei film polizieschi che indugiano sui morti e feriti con macabro piacere  e con dovizia di particolari che farebbero impallidire anche i medici, legali o meno, i chirurghi e gli addetti alle sale operatorie, e della divulgazione di storie che esplicitano le tendenze e i comportamenti sessuali di vario tipo. Lo scandalo non nasce dal rapporto d’amore di due persone dello stesso sesso, bensì dalla esaltazione delle immagini che queste storie raccontano, rendendole a volte volgari, togliendo quell’aura di normalità, quella, mai scandalosa.

Raccontare il particolare di tutto, non lasciare nulla all’immaginazione, alla personale fantasia è il gioco perverso della pornografia delle immagini. Forse, che l’uomo non sa più cosa è un atto d’amore? Non conosce il dolore di una ferita senza vederla?

Non sono una sociologa, non sono una psicologa, non ho gli strumenti che mi aiuterebbero a comprendere l’esplosione di tutto ciò che è orrido, brutale, violento, ma come semplice osservatore mi viene da chiedermi quando e perché siamo scivolati così in basso? –

“Tutto nasce dal bisogno di verità che non può essere nascosta dalle ipocrisie” – diranno i benpensanti. – Ma la verità come sempre, gira su se stessa   dal momento in cui questa parola è nata e mille e poi mille sono le sue interpretazioni ed i modi di raccontarla, senza per questo omettere, nascondere, o peggio, travisarne il contenuto.

Ricordo ancora i primi sdoganamenti di comportamenti di dubbio gusto, di scontri verbali e fisici, di parolacce neanche sussurrate, ma volgarmente gridate con soddisfazione” Ti dico questo. Te lo dico davanti a tutti e tutti rideranno, si sentiranno risarciti dalle sudditanze del perbenismo”

Era questo il pensiero di chi provocava, di chi ingiuriava, insultava? O non era forse, la ricerca di una facile visibilità? Persone molto note sono nate dall’insulto e dalla provocazione…

Ricordo con disgusto chi ha calpestato la nostra bandiera schiacciandola sotto i piedi, ricordo ancora chi ha insultato i morti di Nassiria e tutto questo, senza che portasse agli autori di quei gesti, alcuna conseguenza. Ricordo altresì trasmissioni   televisive nate eleganti, che piano piano con noncuranza e nonchalance sono diventate esse stesse fucine di scontri, di atteggiamenti sgarbati e maleducati, per dirla senza gravità.

Tutto è ormai lecito. Tutto ormai, in nome della verità personale, è consentito. E le persone, già stanche della fatica del vivere, che combattono la   battaglia del quotidiano, accettano supinamente credendo inutile ogni ribellione, assistono disgustate ma inermi, incapaci di reagire e di chiedere rispetto in nome della sensibilità,  alla diffusione di una pornografia di parole ed immagini che nulla hanno di artistico. L’Arte è un’altra cosa…

La soluzione? Spegnere il televisore? Non guardare più film se non dopo avere fatto attente indagini? Non ascoltare canzoni dai dubbi contenuti e da inesistente musica? Non assistere a dibattiti che nulla insegnano se non il reciproco NON ascolto? E’ questo il prezzo da pagare per dare pace al nostro sguardo, alle nostre orecchie? Ma questa non sarebbe più libertà di scelta, bensì coercizione di scelta. Quando ci imponiamo di fare gli struzzi esercitiamo non una volontà, ma mostriamo la nostra debolezza, le nostre incapacità, ma anche la nostra profonda delusione che ci impedisce di lottare per qualcosa di giusto. Oggi però, ci sono i social, potremmo, forse, utilizzarli per fare una guerra silenziosa ed educata al malcostume. Chissà se messaggio dopo messaggio, post dopo post, qualcuno alla fine non decida che fare un passo indietro potrebbe essere una buona cosa?

Alla fine la bellezza salverà il mondo, perché non tentare?-

 

 

Nadia Farina

(” Il prezzo”  -foto è di un’opera di Nadia Farina-)

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