“Fascisti!, borghesi!, ancora pochi mesi!”.
Così si gridava negli anni ’70. (Come suol dirsi: Io c’ero.) Con veemenza e virulenza, con corruccio e cipiglio.
Si prevedeva, minacciava, auspicava la scomparsa dei borghesi entro pochi mesi, attraverso una rivoluzione proletaria che ci avrebbe regalato la mirabolanti libertà della Cina Popolare. (Faccio ammenda: non solo c’ero, ma queste stupidaggini le ho sostenute anch’io, sentendomi del resto spalleggiato da Sartre e da Godard … potevano sbagliarsi degli intellettuali così “sul pezzo”?
E come è andata poi? Facciamo un passo indietro.
L’Italia si era risollevata dalla guerra e dalla dittatura con uno sforzo concorde: avevano contribuito, tutti i partiti politici, con la comprensibile eccezione dei post-fascisti; aveva contribuito il proletariato (ovvio: senza braccia non si va da nessuna parte); aveva contribuito la borghesia, che solo in minima parte era fascista.
Magari molti membri della borghesia erano stati fascisti, “come tutti” (Giorgio Bocca dixit); ma nel dopoguerra erano prevalentemente “liberali” (in senso lato, non obbligatoriamente votanti per il partito omonimo). E si erano evidentemente palesati i pregi storici e i tipici difetti della borghesia: da una parte, ingegnosità e tolleranza (altrimenti che “liberali” sarebbero?), dall’altra, conservatorismo e sopravvalutazione del proprio interesse particolare.
Nei primi anni Sessanta, culmine del boom economico, i difetti sembrano essere diventati prevalenti, e si consolidano come “vizi”: in particolare, corruzione, evasione fiscale, trascuratezza per la sicurezza sul lavoro.
(Anche per questi eventi, “io c’ero”, ma ero un bambino; do credito pertanto agli storici, e soprattutto ai film della “commedia all’italiana”, efficacissimi nel fustigare disonestà, improvvisazione, pacchianeria.)
Era necessario un cambio di passo, e un cambio di mano:
Sarebbe toccato ai giovani del ’68 e degli anni ’70 la responsabilità di proporre qualcosa di diverso. Attraverso la rivoluzione proletaria? Tale era il vissuto soggettivo, estremamente diffuso fra i giovani stessi. Ma Pasolini (lui sì che era “sul pezzo”!) non cadde nell’equivoco, come sappiamo.
D’altra parte, riconoscere che si trattasse sostanzialmente di una lotta dei “figli” contro i “padri”, tutta interna alla borghesia, non doveva essere difficilissimo, sebbene non si brandisse più la libera impresa, né il “fascino discreto” delle professioni liberali, bensì l’Università, la Cultura, la Musica, i Media: tutte “postazioni” in cui “i sessantottini”, oramai ultra70enni, sono ancora ben presenti!
E non c’è possibilità di schiodarli! (Del resto, se i candidati subentranti sono Rocco Casalino e le Sardine … .)
No, non è durata pochi mesi.
C’è stata invece una trasformazione: i borghesi di oggi sono “fascisti” in minima parte, sempre meno, ed il termine stesso, del resto, ha mutato significato, e lo applichiamo con crescente difficoltà agli eventi attuali; al contrario, sono oggi “borghesi” soprattutto gli appartenenti alla Sinistra moderata e matura (in senso anagrafico).
La trasformazione, dicevo: da fascinosi professionisti e imprenditori (il ben noto “Avvocato”, Gianni Agnelli, era entrambe le cose!), a esperti di politica e comunicazione, e finalmente a Vip.
Ed è una trasformazione orribile e ridicola nello stesso tempo, tale da comprendere la farsesca tracotanza di Briatore e la malinconica parabola del “marchese” Fulvio Abbate, intellettuale trockijsta e già autore (….) di un simpatico libretto sulla Sinistra, oggi inopinatamente pervenuto al Grande Fratello. (Grande Fratello Vip, si intende, perché poi anche il programma-manifesto della “gente comune” si è dovuto finalmente arrendere al “vippismo” imperante.)
E la borghesia tradizionale? Quella degli imprenditori e dei professionisti?
Non si è estinta a causa della rivoluzione proletaria, ma è rimasta gravemente ferita, prima per l’invadenza della finanza (una nuova leva di borghesi), e adesso per il Covid-19.
Ancora pochi mesi? Non credo. Non ci crede più nessuno. E che vogliamo fare il capitalismo maturo senza avere la borghesia ?!
Gianfranco Domizi