No, non sto parlando di una maratona televisiva, con tanto di numero di telefono per aiutare i malati e i famigliari dei malati, ma della mia “modesta proposta”:
procedere a dei lockdown ripetuti di 200 ore, una volta al mese; per esempio, dalle 18,00 di Sabato 05 Dicembre alle 02,00 di Lunedì 14 Dicembre. (Non vi sfuggirà che dentro questo lasso, c’è buona parte di un week-end, nonché tutto il week-end successivo.)
Ovviamente, la mia “modesta proposta” non conta nulla … come non contano, purtroppo, la varie proposte e richieste avanzate dai cittadini: in generale, e specificamente per quanto riguarda la pandemia.
Se contassero. si sarebbe forse potuta rimandare l’apertura delle scuole, evitandoci inoltre la stucchevole pantomima pro o contro i banchi con le rotelle; in ogni caso, essendo i pareri sulla Scuola reciprocamente divergenti, anche all’interno delle famiglie e dell’opinione pubblica, si sarebbe comunque potuto discutere il tema, invece di sacrificare la salute pubblica al simulacro della “raggiunta normalità”.
Il mio obiettivo è che attraverso questo artificio retorico delle 200 ore si possa cominciare a discutere seriamente di come i lockdown ben organizzati possano essere compatibile con le attività di cui abbisogna il Paese.
Qualcuna andrà, beninteso, chiusa o limitata anche oltre le 200 ore (non mi arrischio ad identificare quali, e mi affido, sia pure con qualche perplessità, al parere degli esperti), o comunque regolamentata ad hoc.
Ma se l’obiettivo principale è quello di non sovraccaricare le terapie intensive (il Covid-19, in situazioni normali, o vicine alla normalità, si può curare), una settimana abbondante di chiusura, ad eccezione dei lavori indispensabili, potrebbe essere effettivamente idonea all’obiettivo: le persone sapranno organizzarsi, ed una parte delle loro attività e dei loro interessi potrà essere pianificata nel tempo, evitando le 200 ore in questione.
Secondariamente, in un periodo in cui la fiducia sembra oramai vacillare, 200 ore di lockdown PER TUTTA LA NAZIONE (salvo ulteriori restringimenti locali), potrebbero diventare una piccola forma di ripresa dello spirito solidale collettivo.
Si può anche sperare che essendo le 200 ore “pianificabili”, ciò diventi un’occasione per lavorare, studiare, spostarsi e usufruire del tempo libero in un modo “diverso”, ovvero, come suol dirsi, più “sostenibile”.
Dà da pensare che, considerando come parametro di intervento lo SPAZIO, si sia disegnata una deprimente mappa a colori del rischio (rosso, arancione, giallo) che, fra gli altri inconvenienti, sembra pure “falsificabile”: basta giocare coi tempi dei tamponi, e sulla catalogazione / registrazione degli infetti: e che se si prende invece come parametro il TEMPO, le modalità ipotizzate richiamino fatalmente quelle della prima ondata, suscitando inevitabilmente la memoria di restrizioni astruse del passato, e la conseguente frustrazione dovuta al ritrovarsi da capo.
(Esempio di restrizione astrusa, vissuto personalmente: l’impossibilità di fare passeggiate in spiaggia: in pieno inverno e inizio primavera, quindi comunque con poche persone, privando con ciò dell’attività motoria cardiopatici e diabetici, e privando un po’ tutti, della Vitamina D, che, come è noto, viene spontaneamente sintetizzata mediante l’esposizione ai raggi solari, e pare svolga una funzione “preventiva” e terapeutica” nei confronti del virus:
Un TEMPO “sincopato” (aperture e chiusure) è stato scarsamente ipotizzato, ma qualcuno l’ha fatto:
E pertanto, la mia “modesta proposta”, in realtà non è la mia (!), ma dell’immunologa Antonella Viola, docente di Patologia Generale all’Università di Padova; è inoltre appoggiata da qualche collega, come, ad esempio, Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano:
Ovviamente non può piacere a tutti, anche perché gli scienziati, su tutta questa vicenda del Covid-19, oltre ad avere idee legittimamente diverse, hanno preso un po’ troppo gusto a comportarsi come fossero dei politici.
Ma forse il “difetto” è che si tratta di una proposta “troppo semplice”, e a misura della gente; ed è quindi inutilizzabile per sottomettere ai propri voleri la popolazione, dimostrando che la sudditanza della gente comune è, in tempo di emergenza, l’unica risposta possibile.
O no?
Gianfranco Domizi