Oggi vorrei fare le “pulci” al dizionario che mette tra i sinonimi di VALORE, le parole PREZZO e PREGIO. Senza avere le pretese di essere una linguista, vorrei distinguere il “VALORE”.
Un uomo, come già asserito altre volte, può essere di grande valore ma di poco pregio. Una cosa di grande pregio morale: un ricordo, una onorificenza, non è detto però che abbia grande valore materiale. Mi viene da pensare allora, all’ambivalenza della parola “Valore”, che può esserlo di grande o poco prezzo materiale, oppure di grande valore morale.
La morale, si sa, cambia con i costumi di una società in evoluzione o involuzione?
L’etica si pone sempre in modo speculativo davanti al bene e al male, ai comportamenti pratici dell’uomo, nella vita come nel lavoro. Ed ecco che anche il Valore si trasforma. Il rispetto per l’altro: Ad esempio “La mia libertà finisce dove comincia la tua”, sembra un codice costruito su parole vuote. I grandi valori classici “ Dio- Patria- e Famiglia, declinati con la maiuscola, sono concetti sbiaditi da un uso spesso scorretto.
Per non entrare in temi giganteschi nei quali è facile perdersi come nel labirinto senza però possedere il filo di Arianna, mi piace pensare alla parola Famiglia, così come era concepita una volta. Padre, madre, figli, e quando c’erano, nonni e zii.
I nonni si andavano a trovare almeno una volta alla settimana e quando abitavano lontani, i figli sentivano l’obbligo morale di condurre i nipoti a visitarli e si sobbarcavano a lunghi e faticosi viaggi perché si conoscessero reciprocamente e perché i bambini potessero ascoltare le storie di famiglia di cui i nonni erano gli unici depositari con il compito di traghettare le nuove generazioni verso il futuro. E cercavano nei nipoti, in un sorriso, in una piega del viso, in un movimento, in una tendenza, un pezzetto di sé, della propria famiglia, una cellula del loro passato. E così cominciavano a raccontare: ” Sai che un tempo…”
Quando i nipoti arrivavano, i nonni facevano trovare la scatola del tesoro, con caramelle o piccole cose. Non erano obbligati ad essere utili. Il rapporto era di non responsabilità, di vizi e di gioco. C’erano, e tanto bastava. Quando erano lontani, il loro valore era moralmente etico.
Credo che oggi il nonno sia valutato in base agli aiuti che possono dare. I nonni hanno assunto valore utilitaristico. Non importa più la qualità del loro tempo: Ciò che conta è la quantità e la disponibilità. Risolvere problemi pratici ed economici, un obbligo a cui sono sottoposti in cambio di qualche attenzione.
Ed ecco che un Valore perde ogni Pregio nel momento in cui gli dai un Prezzo.
Riscoprire antichi valori? Una scommessa per il futuro.
Nadia Farina
La foto è l’opera “Altri Tempi” di Nadia Farina