Incontriamo Gianni Maritati, scrittore e giornalista, vicecaporedattore del TG1 nella redazione Cultura e Spettacoli.
In attesa di leggere il tuo ultimo libro: Piccoli mondi di carta, di cui parleremo in modo ampio una prossima volta, vorrei rivolgerti qualche domanda sul tuo “Mondo”.
Dalla tua bibliografia scopro che hai tre interessi predominanti, io li metto in ordine alfabetico, tu vuoi metterli in ordine di importanza? Ambiente, fantasia, fede. Vuoi parlarmene?
– Metterei la fede al primo posto, perché lei è il motore profondo di tutta la mia vita e l’ispirazione di tutte le mie attività editoriali, giornalistiche e culturali. Una fede che nasce da un incontro personale e fondante con Cristo e che poi si è sviluppata negli anni come sfida, cammino, meditazione, difesa dei grandi valori, partecipazione ai problemi e alle attese del prossimo. In secondo luogo, certamente ricorderei la fantasia: senza questa facoltà, diventiamo sterili, prevedibili, tristi. La fantasia accende la vita, inonda di luce il nostro cuore e la nostra mente. Per ambiente, infine, vorrei sottolineare una delle battaglie cruciali del nostro tempo: la difesa della natura, l’impegno contro chi la devasta e la consuma senza criterio. Stiamo dando fuoco alla casa in cui viviamo.
– Sbaglio quando penso che la fede, alimenta anche la fantasia? E che è proprio la tua fede, il rispetto per la Creazione, che ti porta alla cura dell’ambiente?
– Direi di sì. La fede nutre sia la fantasia, la ricerca di mondi immaginari ma veri nello loro sostanza, e anche il rispetto per la vita e per la natura.
– Come ti rapporti con le favole ed i fumetti? Da dove nasce questo interesse?
– Le favole e i fumetti sono due potenti risorse dell’anima. Possono divertirci e farci sognare, ma sono anche scuola di vita, educazione alla realtà e all’impegno. Sono due forme d’arte che amo sin da bambino, con un trasporto emotivo di cui non saprei dire le ragioni e le radici: forse perché le favole risvegliano l’inconscio e i fumetti perché spalancano il mondo dell’immaginazione facendoci scoprire i veri valori della vita.
– Ti faccio una domanda bizzarra. Ti sei occupato delle Cronache di Narnia e per chi non lo sapesse, la storia comincia quando quattro fratelli aprono un armadio magico e si trovano di colpo in un altro mondo. Immagina di aprire lo stesso armadio, tu dove vorresti essere catapultato? Immagini un tempo o un’epoca reale oppure fantastica?
– Vorrei trovarmi a vivere ai tempi della nascita di Roma: fare il bagno nel Tevere, partecipare alle cerimonie religiose presiedute da re Romolo, coltivare il pezzo di terra assegnato alla mia famiglia di fedeli sudditi. Soprattutto vorrei respirare quell’aria già in un certo senso cosmopolita, perché Roma nasce come città-mosaico. L’abitavano persone che appartenevano a tanti popoli diversi: i Latini, gli Etruschi, i Sabini, i Greci… Roma è nata come laboratorio di convivenza e di armonia sociale. La sua prima lezione di civiltà è questa”.
– Adesso facciamo un gioco. Vorrei affidare le mie domande ai segni di punteggiatura: cominciamo dal punto fermo: qual è il punto fermo della tua vita ?
– La mia famiglia, non c’è dubbio. Ed è facile intuire perché. Senza di loro – mia moglie e i miei due figli – sarei perso, alla deriva.
– Il punto interrogativo: C’è una domanda che non hai mai fatto?
– Sì. Che cosa hanno provato il primo uomo e la prima donna che hanno fatto l’amore?
– Il punto esclamativo : C’è ancora o da sempre, qualcosa che ti dà quello stupore che scalda le vene? “
– Il sorriso dei miei figli”.
– Passiamo al trattino e alla virgola: cosa separi con il trattino e invece con la virgola?
– Il trattino per me separa il bene dal male. E’ una scelta fondamentale e orientativa di tutta la nostra vita. La virgola, invece, mette in comunicazione secondo me un elenco di realtà positive come i frutti, le stelle, gli amici.
– I due punti chiariscono un concetto: c’è qualcosa che secondo te necessita dei due punti?
– Sì il concetto di tolleranza, che dai tempi dell’Illuminismo ad oggi si è slargato e slabbrato in quello di sopportazione e acquiescenza.
– E adesso passiamo ai segni delle quattro operazioni: + – : x Cosa dovremmo aumentare per vivere meglio? cosa diminuire, cosa dividere e cosa invece moltiplicare?
-Vorrei che fosse più diffusa nella società la cultura scientifica. Sono un grande fan della cultura umanistica, ma credo fortemente nella scienza e nel dialogo fra le due culture. Diminuirei poi lo spirito di accesa competitività fra gli individui e fra i gruppi sociali come pure l’abitudine a farsi schiavi del denaro e del successo a tutti i costi. Dividerei il talento dalla raccomandazione e la politica dall’affarismo e moltiplicherei (all’infinito) la fantasia e l’immaginazione”.
– Un grazie doveroso per la tua pazienza e disponibilità… e alla prossima!
Nadia Farina