Eccomi qui, finalmente seduta, finalmente sul mio divano, per gustarmi una delle puntate della mia serie preferita. Non dico quale, non voglio far torto a nessuno! Lo chiamerò: “ Mio programma.”
La sigla del TG1 decreta la fine dello scorrere delle notizie che trovarne una buona, è come trovare un ago in un pagliaio, ma tant’è, la vita è ormai questa, una propensione al racconto delle catastrofi, delle tragedie, dei drammi… Dove sono finite le buone notizie? Possibile che non ce ne siano mai? Ma per fortuna, il TG adesso è terminato e comincia quello che spero mi distragga dalle brutture della vita,. Sono le 20 e trenta, ma prima, pubblicità. Finisce? Dopo dieci spot e quattro minuti.
Ed ecco la cronaca semiseria di una serata con … la pubblicità.
20.33 Finisce il TG1 e comincia la pubblicità
20.39 anteprima della trasmissione che precede il “Mio Programma”
20.41 fine dell’anteprima – 11 spot pubblicitari
20.47 trasmissione che precede il “Mio Programma”
21.26 fine trasmissione e inizio pubblicità
21.30 anteprima del “mio Programma”
21.33 pubblicità-15 spot pubblicitari fino alle 21.31
21.36 – Finalmente il “Mio Programma”
Alle 22.18 pubblicità – fino alle 22.22 (13 spot)
22.22 “Il mio Programma “
22.46 – altra interruzione- 13 spot – fino alle 22.50
22.50 “Mio Programma”
Interruzione – 23.09 – dieci spot fino alle 23.13
23.33 fine della trasmissione.
Ora mi chiedo: ho visto una trasmissione, vuoi film: giallo, drammatico- romantico e quant’altro, oppure ho passato la serata in compagnia della pubblicità?
Non parlo qui delle polemiche che potrebbero investire questo argomento, vuoi canone, repliche ripetute fino all’inverosimile o altro, ma mi limito a considerare i danni alla emotività di noi poveri esseri umani. Perché se ben si pensa, la pubblicità impone una brusca frenata al coinvolgimento emotivo e alla riflessione degli spettatori, entra a gamba tesa, e ormai in modo sempre più selvaggio senza rispetto alcuno. E qui cito me stessa, non c’è dramma, dolore, orrore, che non venga appiattito dalla pubblicità!
C’è sempre stata, inutile negarlo, ma oggi viene prima di tutto.
Se parliamo di film, ecco che nel momento clou, la pubblicità taglia l’emozione, la cancella, la dissolve, ti fa perdere il filo della storia, non parliamo poi, del racconto di storie drammatiche dove il valore delle persone viene azzerato da interruzioni che magnificano dentifrici, assorbenti, pannolini e pannoloni, nonché pasta al dente e deodoranti per la casa e la persona…
Continuo? No non continuo… continuerà chi legge, se vuole. E se la pubblicità è così importante, che valore può mai avere l’uomo? Al dolore, alla gioia, all’emozione, al coinvolgimento, non si dà il tempo di entrare nell’anima. Nasce così, lentamente, in modo subliminale, una società insensibile e indifferente!
Nadia Farina