Gio. Nov 21st, 2024

In natura, dal punto di vista evoluzionistico, il tradimento e la  monogamia hanno la stessa finalità: favorire la conservazione della specie e questo vale sia per gli animali, sia per l’uomo.

Per i nostri avi, la monogamia si è rivelata un fondamentale alleato affinché la prole fosse opportunamente protetta e adeguatamente “formata” ad essere competitiva nella vita adulta; ma anche il tradimento ha avuto la sua importanza nella storia dell’umanità. Infatti, proprio grazie all’infedeltà, si è potuto contare su di una maggiore diversificazione dei geni abbassando così le probabilità di ereditare patologie gravi. Il tradimento pertanto, come abbiamo più volte ribadito (e non solo in questa rubrica), non è una condizione che riguarda solo aspetti morali e psico-sociali, ma implica anche ragioni biologiche di natura evoluzionistica. Il tema che affronteremo oggi, però, riguarda la diversa angolazione con cui viene osservata e vissuta l’infedeltà da parte dell’uomo e della donna da un punto di vista psico-sociale.

Il tradimento durante l’età adolescenziale non presenta particolare differenza di genere. Se un ragazzo, ad esempio, comincia a frequentare una ragazza più bella o più “ambita”, non si crea problemi a lasciare quella con cui stava prima; allo stesso modo, se a una ragazzina piace un coetaneo più brillante di quello con cui sta, lo comunica al fidanzatino senza troppi crucci. Tuttavia, nonostante in entrambi i casi chi viene lasciato vive sempre in modo traumatico tale evento, chi ha deciso di farlo, maschio o femmina che sia, lo fa senza crearsi alcun problema. Oggi, rispetto al passato, questi comportamenti adolescenziali si stanno estendendo anche alla vita adulta, tuttavia nella maggioranza delle coppie, il senso di colpa viene ancora vissuto in modo differente in funzione al sesso di appartenenza. Ciò accade non per motivazioni biologiche, ma per ragioni culturali. La morale appresa dall’uomo durante i secoli passati, gli suggerisce di difendere il proprio nucleo familiare dalle avversità e dalla sofferenza; il maschio è persuaso dal fatto che il benessere di ogni singolo membro dipenda da lui e dalle sue scelte. Inoltre è anche convinto che l’innamoramento sia qualcosa che appartiene alla gioventù e che nella vita adulta una “scappatella” possa essere complementare al matrimonio, l’importante che non vada a compromettere gli equilibri familiari.

La morale della donna invece, suggerisce di andare dove la porta il cuore, a patto che non si conceda a chi non la merita. I sensi di colpa possono nascere solo dalla rinuncia del nuovo amore e non dal tradimento inflitto a quello ufficiale. Infatti, non di rado accade perfino che una donna si senta in colpa nei confronti del suo amante per aver consumato un rapporto sessuale con la persona con la quale vive e con cui condivide il quotidiano. Ma non è tutto. Talvolta accade perfino che  il gentil sesso quando si innamora di un altro uomo ha  la pretesa fanciullesca che il suo compagno ufficiale la comprenda e la sostenga a ricostruirsi una nuova vita.

Ecco il motivo per cui un uomo, pur essendo per motivi biologici, psicologici e culturali potenzialmente più incline al tradimento, in caso di infedeltà prova nei confronti del partner più rimorsi rispetto ad una donna.

I sensi di colpa sono dettati da ragioni culturali e condizionati dalla società in cui si vive e pertanto possiamo concludere affermando che, a grandi linee, la morale della donna è rimasta più aderente alle leggi evoluzionistiche che hanno accompagnato la nostra specie per millenni, mentre quella dell’uomo ha subito condizionamenti socio-culturali di matrice maschilista molto più recenti.

Antimo Pappadia

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