L’evolvere della situazione relativa alla pandemia da coronavirus lascia sperare in una ripresa che, seppur lenta, faticosa, e non priva di rischi ed ostacoli, dovrebbe riportarci gradualmente al ripristino di una vita normale.
Ma come sarà realmente questa normalità? Potremo davvero tornare a quella che era la nostra vita, prima del COVID19?
In realtà gli avvenimenti connessi al coronavirus e le esperienze che hanno caratterizzato la nostra vita in questo lungo periodo lasceranno segni indelebili nella nostra memoria e sul nostro tempo, come accade generalmente in seguito ad epidemie, guerre, attacchi terroristici e calamità naturali con effetti devastanti sulla vita di intere popolazioni.
L’essere umano vive inconsapevolmente in una sorta di delirio di onnipotenza, coltivando l’idea di essere forte ed imbattibile insieme alla convinzione di essere dotato di un certo potere di controllo sulla vita, sulla natura e sugli eventi. Avvenimenti come quello cui stiamo assistendo fanno vacillare queste certezze, ponendoci, in maniera anche piuttosto brusca, di fronte all’evidenza della nostra esposizione e vulnerabilità. Siamo costretti, in questo modo, a fare i conti con una realtà ben diversa da quella che ci eravamo costruiti, dove la potenza delle forze naturali ridimensiona valori e consistenze, per riportarci alla nuda consapevolezza dell’effettivo funzionamento degli equilibri di natura e universo. In situazioni come queste arriviamo persino a scoprire che tutto quel progresso tecnologico, di cui andavamo tanto fieri, viene tenuto un passo indietro dall’incedere naturale delle leggi biologiche, e che, per quanto esseri evoluti e appartenenti alle fasce più sviluppate dell’umanità, le nostre sorti non risultano così facilmente governabili…
Il riavvio della vita dopo il Covid segnerà l’inizio di un’epoca per molti aspetti diversa da quella precedente. La pratica del distanziamento sociale cui siamo stati sottoposti, prolungata nel tempo, ha insediato nei nostri animi sentimenti di paura e distacco uniti ad un sospettoso timore del contatto umano, in alcuni casi sfociato in vera e propria fobia, che non ci abbandonerà tanto facilmente. E’ probabile che continueremo, nostro malgrado, a mantenere comportamenti evitanti, che andranno trasformandosi in automatismi, finalizzati a proteggerci dalle potenziali fonti di rischio che la mente si è abituata a identificare nella vicinanza fisica delle persone. La diffidenza, alimentata da tutti quei comportamenti che abbiamo dovuto mettere in atto in questo periodo, rimarrà percettibile negli individui, mutando, con molta probabilità, in una sorta di ansia collettiva. Anche se ora avvertiamo forte la mancanza della nostra vita relazionale e sociale, e ci sembra di non aspettare altro che poterla riprendere, quando impatteremo con questa possibilità, non avverrà in modo semplice e naturale come supponiamo. Non sarà facile tornare ad avere voglia di frequentare mercatini e centri commerciali nella consueta maniera, o pensare di radunarci, con spensieratezza, nelle strade e nelle piazze. Saremo portati, senza neanche rendercene conto, a ridurre tutte quelle occasioni di promiscuità umana, come la frequentazione di cinema, teatri, musei, o l’utilizzo di mezzi pubblici, e quando saremo costretti a prendere treni, navi, aerei, continueremo a mantenere, anche dove non richiesto, quelle precauzioni divenute gradualmente una nuova forma di adattamento sociale.
Il lungo periodo in cui sono rimaste bloccate tutte le attività economiche, oltre a comportare grosse perdite di lavoro e di reddito, avrà drastiche conseguenze su tutto il mondo della produzione, modificando le abitudini ed i consumi in campo alimentare, sanitario, lavorativo, scolastico, ridefinendo le priorità nella nostra scala dei bisogni, fino ad influenzare princìpi e valori della nostra esistenza.
Di certo non risulterà più così semplice e scontato pensare di suddividere il mondo in razze, classi, settori: quest’epidemia ha rivelato prepotentemente l’uguaglianza umana di fronte alla natura, mostrando come possiamo essere contagiati ed ammalarci tutti, indistintamente, o indotti, senza alcuna differenza, a restrizioni, più o meno tollerabili, della libertà personale. Ora, più che mai, abbiamo compreso, in contrapposizione ad ogni aspettativa, di non poter esercitare alcun controllo sul tempo, sperimentando come possa inaspettatamente incepparsi, fino quasi a sospendersi, in una dimensione surreale in cui routine e abitudini vengono stravolte, ed il funzionamento dei meccanismi regolatori della vita completamente sovvertito.
Ci attende dunque un futuro, abbastanza prossimo, in cui dovremo essere più capaci di rinunciare alle rassicuranti convinzioni di controllo e prevedibilità su cui fondava il nostro senso di certezza, che dovrà invece essere basato proprio sulla possibilità di affrontare cambiamenti imprevisti ed inattesi, nella consapevolezza che ad avere il comando sulla vita è la natura con le sue leggi e non il misero essere umano.
Converrà meditare a lungo sulla dimensione dell’uomo, nel cosmo che sovrasta e governa la vita.
Nunzia Manzo