Raccolgo parole, raccolgo emozioni, raccolgo commenti e riflessioni ed allora penso alle mani che scrivono e agli occhi che leggono.
Penso che chi scrive per sé lascia correre sul foglio la sua mano che stringe la penna o che corre sulla tastiera. Parola dopo parola, i pensieri diventano segni che chiariscono dubbi, cercano conferme, fermano i ricordi e poi vengono chiusi in un cassetto da aprire in casi straordinari .
Penso invece che chi scrive per gli altri lo fa per regalare emozioni e momenti, comunicare raccontare testimoniare protestare insegnare amare. Per affermare se stesso e le sue verità, che solitamente è una sola, la sua. Non può bastargli la comunicazione verbale, non bastano neanche il linguaggio del corpo e dello sguardo. Scrivere diventa una necessità imperante.
Chi scrive racconta ciò che sa e ciò che sente, ma chi legge, impara , comprende, svaga la mente e cancella i pensieri, viaggia in mondi fantastici e paralleli.
Chi legge , attraverso i suoi occhi può trasformare la realtà visibile in realtà immaginaria. Può se vuole, lasciarsi coinvolgere, ma può anche coprire le parole non sue e dimenticarle. Chi scrive non può farlo, non può abbandonare il foglio a cui è legato da filo indissolubile, deve continuare suo malgrado a far andare avanti la penna o la mano sulla tastiera.
Chi scrive e sente tutta la responsabilità delle sue parole che possono toccare l’universo dei sentimenti, allora ci pensa su, se è il caso di dire o di non dire. Parlare sempre del bene e illudere che il male non c’è, parlare sempre del male e distruggere la speranza.
Chi scrive con coscienza, sa che non deve dire falsità, sa che deve documentarsi.
Chi scrive e crede in un mondo migliore, sa che deve essere coerente, lucido, obbiettivo… Chi scrive fa, come Sisifo, una fatica senza riposo, mentre chi legge ha la fortuna immensa di non avere responsabilità alcuna, almeno finché parla con se stesso, perché se dopo avere letto dice la sua ad altri, è investito della stessa responsabilità di chi ha scritto.
Nadia Farina