“Cancro, una bottiglia di vino fa male come dieci sigarette” E’ questo il titolo con cui il quotidiano Repubblica il 9 aprile scorso con un articolo scientifico, spiega uno studio fatto nel Regno Unito e divulgato su BMC Public Health.
In merito al fatto che ci sia una correlazione tra alcool e tumori era risaputo –sostiene Theresa Hyde dell’University Hospital Southampton NHS Foundation Trust, autrice di spicco dello studio- ma prima di oggi, nessuno aveva mai tentato di associare il quantitativo di vino con un numero di sigarette preciso che, tra l’altro, sarebbe però differente se rapportato ai maschi o alle femmine. Secondo questo studio, una bottiglia di vino a settimana aumenterebbe il rischio assoluto di cancro nel corso della vita dell’1% per gli uomini e dell’1,4% per il gentil sesso, e il divario di genere, crescerebbe con l’aumento del consumo di alcol. La ricerca si è spinta oltre affermando addirittura che, 3 (tre) bottiglie di vino a settimana, equiparerebbero a 8 (otto) sigarette per gli uomini e 23 (ventitré) per le donne.
Naturalmente io non sono uno scienziato, ma da giornalista so benissimo che per effettuare questo genere di studi bisogna tenere presente un’infinità di criteri tra cui la genetica, la condizione ambientale, l’alimentazione e la soggettività degli individui presi in considerazione (per soggettività si intende il tipo di lavoro, le ore e la qualità del sonno, l’uso specifico dei farmaci, la vita sedentaria o il tipo di sport praticato, lo stato psicologico, la cura della salute personale, le condizioni economiche e altro ancora), criteri che non sempre vengono presi tutti in considerazione e, qualora venga fatto, non si può di certo escludere il rischio che vengano viziati da interpretazioni soggettive.
Inoltre, bisogna ricordare che non di rado accade anche che alcuni studi vengono effettuati più per catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su un determinato istituto di ricerca piuttosto che per la loro potenziale utilità scientifica.
Nel caso della ricerca realizzata dalla University Hospital Southampton NHS Foundation Trust e riportata dal quotidiano “Repubblica” non ho la possibilità di verificare in modo coscienzioso se gli studi pubblicati siano stati viziati o meno da interpretazioni arbitrarie, e non mi è neppure dato sapere se la loro realizzazione sia stata incentivata da motivazioni diverse da finalità scientifiche specifiche, pertanto non mi resta altro da fare che prenderne atto e fidarmi. Tuttavia, nonostante sia accresciuta la mia consapevolezza dei potenziali rischi dell’alcool, di tanto in tanto continuerò a bere un buon bicchiere di vino. Infatti (che i salutisti non me ne vogliano), tenendo naturalmente sempre presente uno dei motti scalfiti nell’oracolo di Apollo a Delfi “SECONDO MISURA”, credo che la seguente frase di Molière possa in qualche modo far ben comprendere la mia posizione in merito a tale studio: “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro un buon amico” e io a questa fortuna non voglio rinunciare.”
E visto che sono in vena di citazioni, come conclusione non posso esimermi dal citare un aforisma di Oscar Wilde che funge anche da buon consiglio: “Chi beve bene beve poco e soprattutto beve a lungo”
Antimo Pappadia