… l’impegno dov’è … dov’è … dov’è … dov’è?
Sì, è una citazione (libera).
Dalla canzone de Le Vibrazioni, che grazie a questo ritornello accattivante, probabilmente “sbancherà”. O forse rimarrà nella storia, come altre bizzarre esagerazioni ed esternazioni, a partire dal “trottolino amoroso” di Minghi e Mietta. O forse nessuna delle due.
La domanda resta: “’L’impegno dov’è?”. E qui su www.lintelligente.it ce la poniamo proprio in relazione al Festival. (E la citazione è libera perché la canzone non parla d’ “impegno”; ci si chiede dove sia la gioia.)
Di “impegno” a Sanremo ce n’è anche troppo.
Dal “minchia, signor tenente” di Faletti (in realtà “Signor Tenente”, ma il “minchia” è rimasto nella memoria popolare collettiva), alla sedia di Cristicchi (“Ti regalerò una rosa”), fino ai super-furbi e super-trendy Fabrizio Moro ed Ermal Meta.
Quest’ultimo, per non inflazionarsi, si è “nascosto” a Sanremo dietro l’interpretazione di Antonio Maggio, e soprattutto di Jessica Notaro:
https://www.youtube.com/watch?v=27rhsX2Vevo .
Insomma, esiste tutto un fiorire di “progetti” e “invenzioni” applicati ai “temi importanti”, che tuttavia si accompagna spesso a costruzioni melodiche ed armoniche scadenti. E che inoltre, anche dal punto di vista testuale, trasuda retorica: si dicono insomma, in modo prevedibile, le cose che tutti, o quasi, vorrebbero sentire.
Insomma, si tratta un “tema importante”, volete pure una bella canzone?
In realtà, ha poi vinto una bella canzone d’amore: “Fai rumore”, di Diodato.
Inoltre, l’umorismo dei Pinguini Tattici Nucleari (terzi), si apparenta autorevolmente con quello de Lo Stato Sociale (secondi due anni fa) e quello di Gabbani (primo tre anni fa con “Occidentali’s Karma” … e molto apprezzato anche quest’anno: premiato con un secondo posto complessivo, primo però per il pubblico che vota da casa).
Forse il “tema importante” comincia seriamente a diventare frusto, a Sanremo.
Del resto, si canta d’amore tutto l’anno e di vacanze durante l’estate, ed “improvvisamente” ci si ricorda di essere contro il terrorismo, il bullismo, la violenza di genere, ecc., ecc.?
Rimane ancorata all’ “impegno” la scena giovanile.
Il Rap “le spara grosse”, quasi inevitabilmente, per i motivi che ho analizzato nel numero scorso:
https://www.lintelligente.it/2020/02/01/chi-se-ne-frega-della-musica/ .
Ma, come dicevo, non obbligatoriamente incita agli istinti peggiori.
Dipende ancora una volta dalla fattura della canzone, e soprattutto dalle competenze degli ascoltatori.
Negli anni ’80 non ci si aspettava di certo che “Miao” (nota come “Violentami miao”) …
… fosse un invito, o addirittura un’istigazione. Era proprio la “fattura” della canzone a “denunciare” l’iperbole e l’ironia. Non solo: SI PENSAVA CHE IL PUBBLICO “ci arrivasse da sé”, senza quei Soloni e grandi esperti che ti spiegano la rava (il testo) e la fava (il sottotesto), arrivando finalmente alla trita conclusione per cui CIO’ CHE NON PIACE A LORO VA CENSURATO.
Soloni e grandi esperti reputano il pubblico, e soprattutto il pubblico giovanile, composto da “minus habens”. Quindi: “va indirizzato” (indottrinato).
E produttori e discografici, sapendo con chi hanno a che fare, li compiacciono, specialmente se c’è da lanciare un giovane.
(Questo meccanismo va ben oltre il Rap, come dimostra la canzone di Tecla Insolia, chiamata un po’ spudoratamente “8 Marzo”: bruttina, ma sicuramente foriera di contatti e contratti futuri. Resta da chiedersi perché “Ilva”, ovvero “Il gigante d’acciaio”, cantata da Gabriella Martinelli e Lula, sia andata invece così male, immediatamente eliminata, pur essendo ben fatta, e ben interpretata. Magari proprio per questo! .)
Il Festival 2020 rimarrà nella memoria collettiva per molteplici aspetti, sostanziali ed anche pittoreschi (la reunion de “I Ricchi e Poveri”).
Non so se rimarrà nella memoria per il maldestro tentativo di boicottare il rapper Junior Cally, e quindi, conseguentemente, Sanremo (sic!), ma non per il testo partecipante, cioè a titolo di censura preventiva, bensì, in modo ancora più ridicolo, per un pezzo del 2017!
Il povero Junior Cally ne ha fatto comunque le spese, finendo ai posti bassissimi della classifica. Ma il pezzo non è niente affatto male, e si rifarà negli ascolti.
Per quanto riguarda il boicottaggio, e le vanterie a cui ha dato vita sui Social (“Io boicotto …”, “Io Sanremo non l’ho mai guardato …” … conosciamo il fenomeno: la Democrazia Cristiana non la votava mai nessuno, poi vinceva tutte le elezioni nazionali!), ha / hanno finito per dare ulteriore forza al Festival.
Il più seguito da vent’anni.
Al punto da evocare la ben nota profezia di Fassino su Beppe Grillo, poi diventata “virale”: “”Se vuole fondare un partito lo faccia, vediamo quanti voti prende”.
Rimane da dire che in questo articolo ho aderito all’opinione corrente secondo cui “tema importante” ed “impegno” siano pressoché sinonimi.
L’ho fatto affinché ri-emergesse il tema della “fattura”, testuale (un testo non banale, non scontato, non retorico) e musicale (melodia, armonia, ritmo, arrangiamenti), e quindi quello (correlato) delle competenze del fruitore.
Ma siamo così sicuri che una canzone d’amore debba forzatamente essere “meno impegnata” delle canzoni che trattano “temi importanti”?